Il diciannovesimo secolo volge al tramonto, ma in Irlanda ancora si avvertono le conseguenze della grande carestia del 1845. Molti dei suoi cittadini si sono trasferiti nel Nuovo Mondo in cerca di fortuna o semplice sopravvivenza. Alcuni, invece, hanno attraversato l’oceano a causa delle persecuzioni politiche, per la loro dedizione alla causa dell’indipendenza irlandese dall’impero britannico. Tra loro c’è Tom Clarke che sarà primo firmatario della Proclamazione della Repubblica irlandese nata dalla rivolta del 1916.
In questo cruciale periodo di passaggio tra due secoli affondano le radici entrambi i lavori presentati dal regista Dathaí Keane alla nona edizione dell’ Irish Film Festa di Roma, che si svolge alla Casa del Cinema a partire da oggi fino al 10 aprile. Keane è infatti autore di The Easter Seven: una docu-fiction televisiva in sette episodi dove vengono ricostruiti proprio i giorni dell’Easter Rising, la rivolta di Pasqua 1916 di cui si celebra quest’anno il centennale. Mentre nel resto d’Europa infuriava la Prima guerra mondiale, a Dublino sette uomini guidarono alcune migliaia di volontari armati alla conquista della città. In sei giorni l’esercito inglese soffocò nel sangue la tentata rivoluzione, ma il seme era stato gettato per la futura indipendenza dell’Irlanda. The Easter Seven ripercorre così le vicende degli uomini che prepararono e guidarono la sollevazione armata: quei membri della Fratellanza repubblicana d’Irlanda firmatari di una dichiarazione che voleva gli irlandesi proprietari della loro terra e destinatari dei medesimi diritti e opportunità.
Pochi decenni prima, mentre Tom Clarke ancora aspettava negli Stati uniti il momento buono per tornare in patria, molti suoi connazionali si lanciavano nella corsa all’oro nella regione del Klondike. An Klondike, il film che lo stesso Keane presenta all’Irish Film Festa, racconta un altro momento fondamentale della storia irlandese attraverso le vicissitudini di tre fratelli che dal paese di Ros Muc giungono in Klondike per tentar fortuna. Stabilitisi nella cittadina di Dominion Creek, si trovano presto separati e schierati gli uni contro gli altri proprio a causa della febbre dell’oro. Primo western parlato quasi interamente in gaelico e che riproduce la regione dello Yukon in terra d’Irlanda, a Connemara, An Klondike narra una storia tipicamente americana, di un paese costruito in buona parte dall’esodo irlandese. E il gaelico si parla diffusamente anche in Easter Seven: «Ciò che per me accomuna i due progetti – osserva Keane – è che parlano della storia del mio paese. La lingua irlandese era parte fondante di entrambe le identità culturali».

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Qual è l’eredità della rivolta di Pasqua? 

È l’embrione dello Stato che l’Irlanda sarebbe diventata, il battesimo del fuoco da cui la nazione è emersa. In quanto regista, questo è un terreno molto fertile per immaginare una narrativa, dei personaggi. Inoltre le persone coinvolte nella rivolta erano consapevoli della teatralità e dell’epica dell’evento: molti di loro erano scrittori e poeti, e ne comprendevano l’importanza e la capacità di influenzare il pensiero di un popolo.

I membri dell’Irish Republican Brotherhood sostengono che l’azione su un livello culturale è quasi più importante di quella politica… 

È così, molte persone all’interno dell’organizzazione, come Thomas MacDonagh o Patrick Pearse, si interessavano soprattutto alle conquiste su un piano culturale ed educativo piuttosto che politico e rivoluzionario. Altre, come Tom Clarke o Sean Mac Diarmada erano consapevoli di come la cultura potesse influenzare in maniera determinante l’azione politica: erano uomini pragmatici che sapevano sfruttare le situazioni.

La rivolta ha avuto anche degli aspetti controversi, come la mancanza di una forte base popolare. 

Non ho mai voluto dipingere quella rivolta in modo univoco. È chiaro che ci troviamo di fronte a una storia molto, molto complessa. Ma penso che siamo giunti a un momento in cui possiamo guardare a quei giorni senza glorificarli o giustificarli, ma solo analizzando ciò che questi uomini volevano ottenere. E un buon modo di farlo è leggere gli scritti che ci hanno lasciato, in primo luogo la Proclamazione: lo spirito che la anima è pieno di speranza e aspirazioni positive.

Qual è invece la genesi di «An Klondike»? 

Il western mi ha sempre affascinato, perché consente di raccontare delle storie che hanno ancora una forte rilevanza al giorno d’oggi. Nel recente passato l’Irlanda ha vissuto momenti di prosperità economica (la cosiddetta Tigre celtica, il periodo di rapida crescita economica della Repubblica d’Irlanda che ha inizio negli anni novanta e rallenta nel 2001, riprendendosi successivamente nel 2003 per poi tornare nuovamente a rallentare nel 2006, ndr). Molte persone si sono trovate nella stessa situazione degli avi partiti per il Klondike, grande benessere ma estrema avidità. Uno stravolgimento terribile, che ha cambiato la mentalità della gente con un forte impatto persino sulle famiglie.