«Gli edifici suoi sono di perfetta materia, mattoni e calce, ornati di varie sorti di pietra gentilmente lavorata; e nel Palazzo solo del Principe, ne sono tante che basterebbero ad arricchire gran parte di una città non piccola … Le strade poi della città sono lastricate non di grossa ghiaia, né di pietre vive, come per lo più quelle delle città di Romagna e della Lombardia, ma di mattoni per taglio, che la rendono molto comoda e pulita». Con queste parole Bernardino Baldi nel suo «Encomio della Patria» esalta il decoro edilizio di Urbino e anche oggi passeggiare per la città significa esplorare un ambiente urbano unico, totalmente plasmato in laterizio. È come muoversi in una labirintica scultura in terracotta, che spesso ci avvolge completamente dalla pavimentazione, alle pareti, alle piccole volte, con la pietra calcarea che disegna con il suo colore bianco le finestre e i portoni, in un insieme di straordinaria armonia. Già nell’opera del Baldi vi era un’attenzione tutta particolare a questo connubio tra pietre e mattoni che contribuiscono in egual misura a costruire il fascino tutto particolare di questo centro storico.
Il grande uso che viene fatto del laterizio ci fa comprendere come fosse piuttosto difficile approvvigionarsi di pietre che dovevano arrivare dalla dorsale marchigiana, dalle cave di Calcare massiccio ubicate sul Monte Nerone e nei pressi della gola del Furlo; mentre dalle più vicine cave dei Monti della Cesana si potevano estrarre solo alcuni strati calcarenitici della formazione della Scaglia rossa.
Il mattone invece è un prodotto che si ottiene attraverso la lavorazione di un elemento naturale facilmente reperibile quale l’argilla, di cui sono ricche le colline nei dintorni di Urbino. Il processo di cottura dell’argilla può essere attribuito ai Sumeri, e il mattone che ne è derivato è stato un’invenzione talmente perfetta da arrivare ai giorni nostri pressoché immutato nella geometria e nella composizione. Naturalmente molte fornaci devono aver operato intorno alla città di Urbino durante diversi periodi storici. Una testimonianza di esse è la Fornace Volponi, oggi in stato di abbandono e in forte degrado. La struttura, costruita attorno alla metà del 1800, visse un periodo glorioso in piena rivoluzione industriale, tanto che questa fabbrica di laterizi rappresentava il punto di partenza di qualsiasi nuova costruzione o ristrutturazione nel Montefeltro. Nel 1908 venne acquisita dai fratelli Volponi. Paolo passò la sua adolescenza in questa fabbrica: ne assorbì le ideologie anarchiche e repubblicane che trovavano spazio tra i lavoratori del settore industriale dell’epoca. Crescendo, divenne prima partigiano, poi poeta, e infine senatore della Repubblica. Con la chiusura della fabbrica, nel 1971, è cominciato un lento degrado che perdura ancora oggi.
Se i mattoni sono l’elemento costruttivo dominante molte sono le pietre che possiamo riconoscere e che assumono localmente dei nomi particolari dalle «bisciaje» che identificano i calcari provenienti dalla Formazione del Bisciaro, ai «travertini» che indicano impropriamente i calcari provenienti dal Calcare Massiccio, alla «Pietra della Cesana» che identifica delle calcareniti e calcelutiti di colore rosato chiaro, che potevano provenire dai Monti delle Cesane ma anche dalle cave del Furlo. Nell’ambito delle Scienze della Terra la geologia urbana rappresenta una novità di grande interesse ed un originale orientamento culturale.
La cartografia di base viene affiancata, in aree urbane di particolare interesse come il centro storico di Urbino, inserito nel patrimonio dell’Unesco, da una restituzione cartografica dei litotipi dell’edificato urbano rilevabili direttamente su campo attraverso sistemi Gis mobile.
Molte delle pietre utilizzate nel centro storico di Urbino hanno una provenienza locale, tra queste il Calcare massiccio, che genera la nota morfologia della Gola del Furlo, utilizzato per le sue caratteristiche come contorno di porte e finestre, ma anche per le due grandi aquile che sormontano Porta Valbona. Non sono molte quelle di provenienza diversa dalla Successione Umbro-marchigiana, solitamente presenti solo negli arredi interni delle chiese, ma da citare è sicuramente il caso dell’Obelisco egiziano in granito rosa situato in Piazza Rinascimento. L’Obelisco di Urbino, uno dei dodici obelischi egizi originali in Italia, si trova di fronte al lato orientale del Palazzo Ducale e davanti alla chiesa di San Domenico, è formato da quattro blocchi sovrapposti, risalenti all’epoca di Hofra o Apries (ventiseiesima dinastia, 558-568 a.C.). Proviene probabilmente dal Tempio di Iside al Campo Marzio a Roma e arrivò a Urbino nel 1737, a celebrazione del pontificato di Clemente XI per il rinnovamento nel tessuto urbano voluto dalla famiglia Albani.
* Dipartimento di Scienze di Base dell’Università di Urbino