Raggiungiamo una casa moderna e ben arredata del quartiere residenziale di Nassr City al Cairo, a due passi dal sit-in di Rabaa al Adaweya, sgomberato con un bagno di sangue da una settimana. Qui vive la famiglia di Habiba Abdel Aziz, una delle giovani «martiri» di Rabaa, responsabile del centro stampa della Fratellanza, fotografa e reporter volontaria per Al-Jazeera. Ci accolgono la madre Sabrin e le sorelle Arwa e Yara. «È in paradiso», sorride Sabrin, avvolta in un velo bianco e con uno sguardo estatico. «Ad Habiba piaceva la verità, per questo non andava bene in storia perché criticava la versione classica propinata dai libri», comincia il padre. Ahmed è un giornalista e un fumettista, ci mostra alcune sue caricature che raffigurano il generale Sisi con le mani insanguinate. Sabrin e la sorella Yara si tengono per mano e quest’ultima piange. «Abbiamo vissuto in Pakistan e Afghanistan per tanti anni. Habiba è stata a Islamabad con me, lì ha iniziato a scrivere per un giornale afghano. In quegli anni tra Peshawar e Islamabad ha cominciato a partecipare ai funerali dei martiri», ci racconta il padre molto provato.
A questo punto la madre Sabrin incalza ed è un fiume in piena, sembra molto fiera di sua figlia. Le due sorelle sono entrambe studentesse dell’Università americana del Cairo e parlano un inglese perfetto. «Ha iniziato il suo impegno politico lavorando con Moneim Abdul Fotuh (islamista moderato, ndr) in campagna elettorale», spiega Sabrin. Ma il suo sostegno per i Fratelli musulmani si è andato definendo solo con le elezioni presidenziali. «Ci diceva: “Se bisogna scegliere tra Morsi e Shafiq io sono senza dubbio con il primo”». Secondo il racconto della madre della ragazza uccisa a Rabaa, a quel punto Habiba ha scelto di schierarsi con Tyar Masri, il movimento che raccoglie i giovani tra i Fratelli musulmani. «Habiba aveva ben chiaro in mente che l’intervento militare che ha deposto Morsi il 3 luglio scorso fosse un colpo di stato militare che ha cancellato la volontà elettorale del popolo», aggiunge concitata Sabrin che inizia a drammatizzare la vita di sua figlia pur mantenendo un volto sereno, quasi felice per la sua morte. Il fervore di Habiba per i Fratelli musulmani si è rafforzato con la campagna per l’approvazione della Costituzione nel dicembre scorso e in opposizione alla campagna di raccolta firme per chiedere le dimissioni dell’ex presidente di Tamarrod (rivolta). «Era completamente contraria all’atteggiamento di quel gruppo», commenta la sorella Yara, che dice di non interessarsi alla politica.
Ma arriviamo alla mattina dello sgombero, lo scorso 14 agosto. «Ero negli Emirati e mi arrivavano delle notizie poco confortanti. La notte precedente Habiba mi aveva scritto su Facebook dicendomi che aveva celebrato insieme agli altri con cui passava le notti a Rabaa la morte di alcuni martiri, e che contemporaneamente aveva pianto», continua la madre. A questo punto ci mostra gli abiti insanguinati della ragazza: un vestito jeans, una camicia con i fori di entrata e uscita dei proiettili, un velo bianco con una macchia di sangue. «Non li laverò mai», assicura Sabrin. A quel punto il momento più doloroso, Habiba aveva inviato un ultimo messaggio alla madre alle 3 di notte, dicendole di essere calma e felice perché presto sarebbe stata anche lei una «martire». Più tardi una sua amica ha raccontato di aver visto un cecchino dall’altro lato della strada che fissava lei e Habiba. Qui la linea tra realtà e umana drammatizzazione diventa sottile. A quel punto la giovane non ha più risposto al cellulare e la voce di una sua amica ha dato la notizia alla madre Sabrin. Ma anche il funerale dell’attivista islamista nel villaggio di Babel, da dove questa famiglia proviene, si è trasformato in una manifestazione di protesta. Tutti gridavano: «Abbasso il governo militare», raccontano con orgoglio i familiari di una ragazza che ha lottato per un’idea.
La storia di Habiba, «martire» di Rabaa
Il Cairo. La rabbia e l’orgoglio della famiglia di una giovane islamista uccisa dall’esercito

Reuters
Il Cairo. La rabbia e l’orgoglio della famiglia di una giovane islamista uccisa dall’esercito
Pubblicato 10 anni faEdizione del 23 agosto 2013
Giuseppe Acconcia, IL CAIRO
Pubblicato 10 anni faEdizione del 23 agosto 2013