Mi raccontate con parole vostre la storia delle cinque sorelle?
«C’erano una volta cinque sorelle che si chiamavano Ce, Ci, Ca, Co, Cu. Loro sono delle sorelle gemelle. Delle principesse». «Gemelle?» «Sorelle». Comunque loro abitano in un castello con i loro genitori». «Un giorno le cinque sorelle vanno a fare una gita nel parco del loro castello, perché attorno al castello c’è un grandissimo parco. Allora…» «Non è una gita, è una passeggiata». «Però accade una disgrazia!» «Mentre camminano ognuno per suo conto… Finiscono tutte in una buca. Tutte e una volta. Ognuno in una buca che c’è lì in mezzo al bosco. Perché c’erano cinque buche». «Sì, insomma, ci cadono dentro. Non riescono più a uscire fuori».

«Ci cadono dentro e non riescono più a liberarsi. Perché sono buche profonde, poi. Non riescono ad arrampicarsi, scivolano sempre». «Allora Ca, Co e Cu urlano forte e la loro voce è forte, il re e la regina, che poi sono i loro genitori, sentono la loro voce dal castello e allora escono di corsa dal castello e corrono a salvarle». «Le tirano subito fuori dalla buca dove erano cadute: la prima buca Ca, la seconda Co, la terza Cu».

«Perché questi sono i suoni duri». «I suono forti. Le sillabe forti». «invece…» «Invece Ce e Ci hanno una voce molto piccola, molto piano… Insomma, la loro voce non si sente e allora i genitori e anche le altre sorelle non sentono la loro voce e non capiscono in che posto del parco sono cadute e nessuno le salva e piangono e si disperano moltissimo». «Però c’è la Fata H». «Ma mentre stanno piangendo esce fuori dal nulla una fata bellissima, che poi è la fata H.

Si chiama così perché lei regala sia a Ce sia a Ci una H. E allora Ce diventa Che e Ci diventa Chi». «Allora loro adesso, quando urlano, non hanno più la voce di prima, non hanno più la voce debole di prima, che non si sente, la voce sottovoce. Hanno una bella voce forte, dura, rumorosa, che si sente quando gridano!» «Infatti i genitori e le altre tre sorelle, che poi sarebbero Ca, Co e Cu, quelle che erano già state salvate…» «Allora i genitori e le sorelle sentono le grida di Chi e di Che e adesso capiscono dove devono andare e dove c’è la buca con dentro una e poi con dentro l’altra e le salvano anche loro due e tutti vivono felici e contenti. Fine»

Mi dite se vi piace questa storia? E mi spiegate a cosa serve?
«Serve per la H. Perché se ti ricordi, va bene. Ma se non ti ricordi, te la puoi far venire in mente e dopo ti ricordi». «Ricordi cosa?» «La h! Quando si usa la h!» «Perché così tu capisci quando devi leggere Ci oppure Chi. Perché non è uguale. Sono due cose diverse, due suoni diverse». «Anche le parole sono diverse. Per esempio…. Ciodo è sbagliato. Ci vuole la Chi. Ci vuole Chiodo». «Anche Chiesa. Altrimenti è Cesa che è una parola che non vuol dire niente, se la scrivi senza la h!» «Ma non tutte hanno la h!» «La storia, per me, serve per non farti fare troppi errori di ortografia». «Serve molto. Perché altrimenti ti puoi dimenticare e sbagliare a scrivere e forse anche a pronunciare bene le parole». «Per me questa storia serve molto».

Ma vi piace? Vi è piaciuta? O qualcosa che non vi convince?
«A me piace». «A me piacciono soprattutto le cinque sorelle». «Sì, però è una storia veloce. Succedono poche cose. A me piace solo quando cadono dentro alle buche». «Alla buca!» «No, sono cinque buche diverse!» «A me non è piaciuta perché mai sembrava una storia un po’ da femmine.». «Perché da femmine?» «Ci sono solo cinque sorelle e neppure un fratello». «Se c’erano dei fratelli, non cadevano dentro alle buche». «Per me è una bella storia solo che non ho capito bene i loro genitori come facevano a non sentire anche le altre due figlie». «È una storia a lieto fine, io lo so. Vuol dire che finisce bene, non male. Vuol dire che non muore nessuno». «Io non ho capito perché nel parco del castello c’erano cinque buche».

«È vero, potevano coprirle con della sabbia o della terra. Le buche profonde sono molto pericolose». «Forse era una talpa a fare le buche!» «Ma no!» «Secondo me la storia è utile perché ti fa ricordare la regola della H». «È stata molto gentile la fata». «A me non è piaciuta». «Sentivano poco». «Non le sentivano perché loro avevano la voce piccola: lo abbiamo appena detto». «Per me, forse, anche il re e la regina erano un po’ sordi e forse non sentivano bene».