«Ancora una volta il presidente dell’Associazione nazionale presidi dà dei dati sulla dad. Li stiamo elaborando, li daremo quanto prima e saranno ufficiali. I dati li diamo noi»: il ministro dell’Istruzione Bianchi ieri ha replicato ad Antonello Giannelli che, tra l’altro, denunciava: «I dirigenti non riescono ad avere riposo perché anche il sabato e la domenica arrivano gli esiti dei tamponi». Bianchi ha promesso di dare oggi le cifre in commissione alla Camera. Intanto è stato il governatore De Luca a diffondere quelli campani: nel periodo 11-17 gennaio 25.745 contagi tra 0 e 13 anni.

Giannelli, vi siete sostituiti al ministro?
Non abbiamo mai detto che abbiamo i dati ma sempre e solo stime e rivendichiamo il diritto di fornirle. Ogni volta lo precisiamo. È vero che le informazioni le dà il ministero ma da 2 anni di dati se ne sono visti pochi, speriamo che con il nuovo monitoraggio, scaduto oggi alle 14 (ieri ndr), si cominci con la buona prassi di pubblicazione settimanale da parte dell’Istruzione.

Quali sono le vostre stime?
Più della maggioranza dei presidi è nostra iscritta, non abbiamo la pretesa di avere una statistica esaustiva ma la stima che mi sento di fare è che le classi che sono in didattica mista, con un numero di alunni anche molto consistente a casa, siano intorno al 50%. Sarò molto felice di scoprire dai dati ufficiali che invece è inferiore, lavoriamo perché sia il più basso possibile.

Quanti docenti sono in malattia?
La stima è del 10% di ore in meno su base nazionale con il personale che manca sempre intorno al 10%. Una condizione a macchia di leopardo: alcune scuole hanno tutti presenti, altre fanno 3, 4, 5 ore in meno a settimana. In generale è più difficile trovare i supplenti al nord soprattutto nelle materie tecnico scientifiche.

Funziona la didattica mista con una parte della classe in presenza e l’altra a distanza?
La didattica mista è molto poco efficace, malgrado l’impegno dei docenti: la progettazione e gestione delle due fasi è molto diversa, una lezione studiata bene per uno dei due approcci è meno utile per l’altro. L’obiettivo è massimizzare l’efficacia degli apprendimenti, questa è una criticità.

Come riuscite a gestire i protocolli Covid?
I presidi e i loro staff non si stanno più occupando di questioni scolastiche, ma solo dell’attività sanitaria o parasanitaria per conto delle Asl che, nella maggior parte dei casi, sono impossibilitate a gestire il flusso di informazioni relative agli alunni che vanno in quarantena, che sono in dad, che rientrano dall’isolamento, che devono fare il tampone, che avrebbero dovuto farlo. Così demandano ai presidi e ai referenti Covid la gestione delle attività che sarebbero di loro spettanza. Il personale scolastico sta supplendo a una inadeguatezza delle Asl, che sono in grave carenza di personale e, di fatto, utilizzano le scuole come segreterie.

Il governo vi ha detto di rivolgervi al commissario Figliuolo per testing e mascherine.
Il personale del commissario non si è visto, che io sappia. Gradiremmo avere dei dati che ci dicano qual è il sollievo che la struttura sta apportando alla nostra attività. Il sistema scolastico è molto complesso, abbiamo 8mila scuole che funzionano su oltre 40mila edifici, non possono presidiarle l’assaltatore o il carrista, ci vuole il medico o l’infermiere del corpo di Sanità. Quando si evoca l’esercito ci immaginiamo una dimensione di geometrica potenza ma non è semplice neppure per loro. In molte scuole, poi, le ffp2 non sono arrivate: sono state destinate solo ai docenti che si trovano in classi in cui c’è almeno un alunno che non può indossare la mascherina o al personale della scuola dell’infanzia, dove i bambini non le indossano. La rilevazione del ministero si è chiusa il 4 gennaio perché l’obiettivo era farle arrivare per la riapertura. In molti sono in attesa

Bianchi ha detto che i soldi per gli aeratori sono stati dati ma le scuole non li hanno spesi.
I 350milioni non potevano essere utilizzati per gli impianti (come tubi o centraline) perché la legge vieta ai presidi questi interventi, che competono agli enti locali. Certo, si sarebbero potuti acquistare dispositivi da mettere in ogni aula per sanificare l’aria. Però nel testo di legge che distribuiva i fondi c’è la casistica degli acquisti possibili e questo non c’era. Nemmeno nelle indicazioni operative fornite alle scuole dal Ministero dell’istruzione il 24 agosto se ne parlava: c’erano invece lo psicologo per supportare gli alunni, le mascherine, i disinfettanti, i dispositivi per la dad, arredi scolastici, interventi di edilizia leggera. Se il Ministero avesse ritenuto importante i sanificatori lo avrebbe potuto scrivere. E poi il loro prezzo non è modesto, facendo i conti il fondo non sarebbe bastato per metterne uno in ogni aula.

Cosa chiedete al ministro?
Protocolli più semplici, una migliore organizzazione del testing sul territorio. Personale: l’organico Covid doveva essere più consistente per gestire gli adempimenti amministrativi e burocratici visto che già prima del Covid le segreterie erano allo stremo. Forse bisognerebbe ascoltare di più chi la scuola la vive ogni giorno.