L’azienda farmaceutica statunitense Moderna ha annunciato che il suo vaccino contro il Covid ha un’«efficacia del 94,5%», secondo un comunicato stampa diffuso ieri. Il dato proviene dall’analisi dei primi 95 casi positivi tra i 30 mila volontari che hanno partecipato alla sperimentazione del vaccino. 90 dei contagiati appartengono al gruppo di controllo, cioè i 15 mila volontari che hanno ricevuto un placebo, e solo 5 fanno parte del gruppo che ha ricevuto il vaccino.

Tra gli infetti, 11 avrebbero sviluppato sintomi definiti “seri”, e nessuno di questi appartiene al gruppo dei vaccinati. Nonostante numeri così piccoli abbiano un valore statistico limitato, il vaccino targato Moderna funzionerebbe ancora meglio di quello prodotto dalla Pfizer lunedì scorso.

In entrambi i casi, è bene ricordarlo, si tratta di comunicati stampa aziendali, non validati da alcun ricercatore indipendente. Non hanno visto i dati reali nemmeno le agenzie regolatorie che presto dovranno valutare i risultati completi delle sperimentazioni e autorizzare i vaccini “in via emergenziale”. L’autorizzazione definitiva, infatti, arriverà forse in un secondo momento, dopo il tempo necessario a valutare la sicurezza e l’immunità a lungo termine conferita dai vaccini.

DOPO L’ANNUNCIO della Pfizer, il governo italiano aveva creato un’ennesima task force per gestire la distribuzione di un eventuale vaccino in arrivo per la fine dell’anno, dando l’impressione che l’uscita dal tunnel sia davvero a portata di mano. Il vaccino Moderna, anche se per ora c’è solo un comunicato stampa, rischia di mettere in modo aspettative ancora maggiori.

L’azienda ha diffuso dati confortanti – se confermati – sulla sicurezza, specificando che sui 30 mila volontari della sperimentazione, ben 7 mila hanno più di 65 anni: tra quelli vaccinati, nessuno di loro ha sviluppato sintomi seri per l’infezione. Inoltre alla ricerca hanno partecipato 11 mila tra afroamericani, ispanici e membri di altre minoranze.

Il vaccino, se le informazioni saranno corroborate da evidenze scientifiche, sarebbe dunque adatto per una somministrazione su tutta la popolazione e in particolare sui gruppi più a rischio.

L’azienda prevede di produrre circa venti milioni di dosi per il mercato statunitense entro il 2020. Per il resto del mondo occorrerà attendere il 2021, in cui la produzione prevista è compresa «tra i 500 milioni e il miliardo di dosi».

LA TASK FORCE guidata dal commissario Domenico Arcuri e incaricata della pianificazione delle campagne vaccinali, guarda con molta speranza al vaccino Moderna, anche se al momento le dosi disponibili sembrano pochine. A differenza del vaccino Pfizer, non deve essere conservato a ottanta gradi sottozero, una complicazione logistica non da poco. Il vaccino resiste 6 mesi a -20 gradi e un mese a 2-8 gradi, una temperatura alla portata di un frigo domestico.

La facilità di conservazione lo rende più adatto alla somministrazione presso medici di medicina generale e ambulatori sprovvisti di particolari attrezzature e non richiede l’organizzazione di una “catena del freddo”.

ANCHE IL VACCINO Moderna ha già avuto un’immediata ricaduta finanziaria. Il titolo dell’azienda ha aperto la giornata con un aumento di prezzo del 15%, proprio come avvenuto per la Pfizer la settimana scorsa. L’amministratore delegato della Pfizer Albert Bourla aveva sfruttato l’occasione con una tempestiva vendita di azioni.

Ordinaria amministrazione, agli “spiriti animali” del mercato non si comanda. Ma a rivelare la natura eminentemente speculativa di questi movimenti di borsa è l’andamento delle azioni di questi ultimi giorni: quelle della Pfizer, nel giro di una settimana, sono tornate ai valori precedenti l’annuncio.

Chi ha scambiato azioni, dunque, lo ha fatto per sfruttare la “mini-bolla” speculativa di breve termine, più che per investimenti di lungo periodo. Per il vaccino Moderna, indipendentemente dalle scelte dell’amministratore delegato Stéphane Bancel, potrebbe succedere altrettanto.

AD ALIMENTARE le prospettive di guadagno sono però soprattutto i denari pubblici. Il governo statunitense e la Commissione europea hanno già prenotato centinaia di milioni di dosi, a un costo che secondo l’azienda si aggirerà intorno ai 50-60 dollari per vaccinazione.

Gli Usa ne hanno accaparrate per 1,5 miliardi di dollari. All’Ue toccheranno 160 milioni di dosi, anche se la commissaria Stella Kyriakides ha anticipato «nuovi accordi a breve» sull’onda dell’annuncio.

Oltre a garantire i ricavi, i soldi pubblici sono stati «decisivi per accelerare lo sviluppo del vaccino» come recita lo stesso comunicato di Moderna: l’azienda ha beneficiato di un finanziamento pubblico per circa un miliardo di dollari dall’Autorità statunitense per la ricerca avanzata e lo sviluppo biomedico (Barda). Se davvero avremo un vaccino contro il Covid, più che gli “spiriti animali” dovremo ringraziare gli investimenti dello Stato.