Nella spending review che sta preparando l’ex dirigente del Fondo Monetario Internazionale Carlo Cottarelli sarebbe previsto il taglio di 800 scuole, il 10% degli istituti pubblici, ottenuto dal ridimensionamento degli istituti e dalla “razionalizzazione” dei fondi per l’edilizia scolastica. Nella partita dovrebbero rientrare anche una riforma dei criteri di finanziamento dell’università e degli enti di ricerca controllati dal Ministero dell’istruzione, dell’università e ricerca.

Secondo la rivista specializzata «Orizzonte Scuola», il Miur starebbe cercando una mediazione con il Tesoro e il super-commissario sulla base di un taglio – «razionalizzazione» e «accorpamento» – di 400 scuole. In attesa che il piano di Cottarelli diventi realtà, insieme ai «risparmi di spesa» da 3,6 miliardi di euro per il 2015, 8,3 per il 2016 e 11,3 per il 2017, il mondo dell’istruzione e della ricerca dovrà prepararsi ad un nuovo choc. Se le indiscrezioni saranno confermate, lo choc sarà discreto, ma inesorabile, com’è accaduto ai tempi della Gelmini e di Tremonti che hanno iniziato l’accorpamento degli istituti, il taglio delle cattedre a cui oggi si aggiungono il blocco del turn-over, il prolungamento dell’età pensionabile del personale stabilito dalla riforma Fornero e il taglio dei posti disponibili nel piano triennale di assunzione varato dal governo insieme al Decreto Istruzione. L’ipotesi del taglio è «improponibile» secondo il sindacato Anief: «Già oggi un dirigente scolastico gestisce fino a 5 sedi. Questo taglio, oltre che incostituzionale, comporterebbe un danno sociale per le aree più in difficoltà».

In questo clima di incertezza, sono iniziate le occupazioni delle scuole. A Roma ieri erano 15 gli istituti occupati, altri lo saranno nei prossimi giorni, in attesa della manifestazione nazionale del 6 dicembre. «Il governo ha stanziato 400 milioni di euro per la scuola – si legge in un documento dell’assemblea cittadina degli studenti medi in mobilitazione – ma questi fondi rappresentano l’ennesima operazione di facciata. Inoltre sono soldi impiegati per una finta modernizzazione della scuola e non per sue le necessità primarie, pur di adeguarsi agli standard europei. Ed è per lo stesso motivo che sono stati introdotti i test Invalsi, volti a giudicare gli istituti superiori per classificarli in fasce di serie A e di serie B». I 465 milioni di euro, spalmati su tre anni, e finanziati dall’aumento delle accise su birra e alcolici, vengono giudicati irrisori. Gli studenti chiedono di prendere le risorse dai tagli alle spese militari (F35).

«Piuttosto che occupare – ha risposto la ministra Carrozza – gli studenti dovrebbero cercare di capire com’è fatto il decreto che reinveste sulla scuola. Occupare la scuola è un atto grave e importante. Se tutti gli anni, nello stesso periodo, avvengono le occupazioni, è un fenomeno che non va bene». Nei documenti delle occupazioni viene denunciata l’esiguità delle risorse stanziate per il «welfare studentesco».

Anche il fronte universitario è in fibrillazione in vista dell’incontro a Napoli giovedì 28 novembre tra Carrozza e i rettori meridionali, i più penalizzati dal decreto sui «punti organico». Lo studentato dell’Orientale in via Brin, pronto da anni e mai usato, è stata occupato simbolicamente dal Collettivo Autorganizzato Universitario. Gli studenti del coordinamento universitario Link si sono uniti ad un appello fatto da dottorandi, docenti e studenti ai rettori meridionali e per il 28 invitano a sospendere la didattica. Chiedono inoltre un rifinanziamento del fondo per le borse di studio superiore agli attuali 150 milioni.