Molti luoghi di Mosca testimoniano la predilezione che Lev Tolstoj, fra le varie città russe, compresa Pietroburgo, accordava alla vecchia capitale. Scelse Mosca nei vari periodi della sua vita come luogo per trascorrere i mesi invernali quando lasciava la tenuta familiare di Jasnaja Poljana, situata vicino alla cittadina di Tula, nella Russia europea, quasi duecento chilometri a sud di Mosca, cui fu sempre legatissimo.
Negli anni della sua giovinezza, il futuro scrittore ogni volta prendeva in affitto una abitazione diversa. In quella dove soggiornò con la sorella dal 1857 al 1858 è stato aperto nel 1985 un museo dedicato alla sua vita e agli inizi dell’attività letteraria, mentre sulla via Precistenskaja, dove visse per un breve periodo, si trova un altro museo, quello letterario, considerato il più antico al mondo dedicato a una personalità della letteratura (fu fondato nel 1911), che espone manoscritti, lettere e moltissime prime edizioni delle opere con le relative illustrazioni.
Chi vuole invece accostarsi al Tolstoj più intimo, quello della vita quotidiana, deve visitare la villa-museo di Chamovniki (la via è ora intitolata allo stesso Tolstoj), un quartiere tranquillo della vecchia Mosca, che si trova in una sorta di penisola formata dalla Moscova, e soprattutto il suo giardino: il silenzio, il profumo dei fiori e il canto degli uccelli fanno dimenticare di trovarsi in città. La casa è stata aperta al pubblico nel 1921 e, anche se le pareti sono state rifatte, i mobili e tutti gli arredi risalgono all’epoca in cui viveva la famiglia dello scrittore. La dimora sembra ancora abitata dai suoi padroni: nella stanza da pranzo la tavola è apparecchiata; nelle stanze dei figli i libri e i quaderni sono sulle scrivanie; i vestiti sono appesi negli armadi e la pelliccia da viaggio di Tolstoj si trova ancora all’entrata; la sua bicicletta continua ad essere appoggiata al muro, come se da un momento all’altro lo scrittore dovesse arrivare per compiere la sua giornaliera passeggiata su due ruote; il giardino, pur meno lussureggiante di un tempo e ormai circondato da palazzi alti, è un’oasi di pace nel centro cittadino.
Il 15 settembre 1881, Lev Tolstoj si trasferì con la famiglia a Mosca per permettere ai figli maggiori di iscriversi all’università e ai più piccoli di seguire un regolare corso di studi. Jasnaja Poljana, l’avita residenza familiare, rimaneva la casa dei mesi estivi, ma Mosca doveva diventare il luogo di residenza per la maggior parte dei mesi dell’anno. L’inverno 1881/82 la famiglia Tolstoj lo passò in un appartamento in affitto nella casa del principe Volkonskij e solo nella primavera del 1882, su segnalazione di uno zio della moglie, Sof’ja Andreevna, lo scrittore trovò l’abitazione confacente alle sue esigenze.
Pare che Tolstoj fosse arrivato di sera a visitarla e che fosse stato accolto dal proprietario, Arnautov, con le parole: «Ma Lev Nikolaevic, ormai non si vede nulla!» e che lo scrittore gli avesse risposto: «Non mi interessa la casa, ma il giardino!». La casa, a un piano con vari edifici annessi, era infatti circondata da un grande parco, di circa un ettaro, occupato per la maggior parte da alberi da frutto, che ricordava allo scrittore la sua amata Jasnaja Poljana per il suo aspetto naturale, in cui poca parte sembrava avesse avuto la mano dell’uomo.
Furono proprio queste caratteristiche, insieme alla tranquillità del luogo, a convincerlo all’acquisto, come scrive nei suoi diari Sof’ja Andreevna: «Lev ha visitato la casa di Arnautov con un grande giardino sulla via di Chamovniki ed è rimasto molto colpito dall’ampiezza della proprietà che somiglia più a una tenuta di campagna che a una villa di città». Lo scrittore voleva una casa in città che gli permettesse però di restare a contatto con la natura perché pensava che un uomo lontano da essa non potesse essere felice.
La dimora venne così acquistata, restaurata e ingrandita con l’aggiunta di un piano e l’8 ottobre 1882, la numerosa famiglia si trasferì e cominciò a passarvi tutti gli inverni fino al maggio 1901.
Nel giardino si trovava un grazioso gazebo, costruito negli anni 1840-50, dove in primavera e in autunno si beveva il tè, mentre in inverno ci si riposava dalle fatiche del pattinaggio sul ghiaccio. In inverno, lo spiazzo davanti alla casa, allagato per formare una pista da pattinaggio naturale, costituiva il posto più frequentato della casa. In fondo al giardino si trova una collinetta verde (ai tempi di Tolstoj si trovava in mezzo), un tributo alla moda dell’Ottocento di allestire un giardino all’inglese, dove lo scrittore si arrampicava per lavorare in tranquillità e spaziare con lo sguardo sul viale dei tigli e sulla confinante fabbrica della birra in mattoni rossi, che si è conservata fino ad oggi.
Accanto al muro di confine c’è il pozzo da cui Tostoj stesso attingeva l’acqua per gli usi domestici e la portava in casa, trasportando la botte sulla slitta o sul calesse, a seconda delle stagioni. Il giardino spontaneo della casa, un pezzo di campagna in città che non ha niente in comune con il giardino all’inglese e men che meno con quello all’italiana, è cambiato poco, anche se molti alberi sono stati ripiantati, e simboleggia un ideale naturale a cui, nella filosofia di Tolstoj, tende l’umanità. Il mondo si sviluppa con il lavoro del contadino che semina, cura e fa crescere le piante, che vivranno anche dopo la sua morte.
Del giardino di Mosca, Tolstoj aveva particolarmente apprezzato l’abbondanza degli alberi di frutto, per cui, quando, a inizio Novecento, interrotta l’abitudine degli inverni moscoviti per l’avanzare dell’età e per le crisi familiari, decise di fondare un movimento ecologico ante litteram (dell’idea si trova traccia nel suo romanzo Resurrezione, del 1899), impiantò a Jasnaja Poljana, un frutteto su quaranta ettari, facendo piantare 8500 alberi, di cui 7900 di melo. Per reperire le piante necessarie, il grande scrittore russo acquistò i meli, dopo una ricerca di mercato, alla periferia di quello che era allora l’impero austro-ungarico, nel Tirolo del Sud, l’attuale Trentino-Alto Adige, perché i loro frutti erano considerati ricchi delle vitamine necessarie a contrastare malattie come lo scorbuto. Nel 1928, il giardino è stato dichiarato «bene culturale e patrimonio storico dell’umanità» e, nonostante le devastazioni causate da gelate e avvenimenti bellici, fiorisce in primavera e ricorda al mondo intero il genio di Tolstoj.