Se fosse un film, con un nome così e la capacità di fuga dimostrata, la vicenda dell’Orso M49 nel Trentino sarebbe sicuramente un’avventurosa spy-story! E come sempre accade in questo genere di film, il pubblico finisce per essere dalla parte del fuggitivo che, decisamente più simpatico, sembra farsi beffa del cattivo di turno, impersonato questa volta dal presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti.

Ma procediamo con ordine. Due settimane fa, in aperto contrasto con il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, Fugatti lancia il diktat: catturate M49! Partono inseguimenti e appostamenti. Dopo pochi giorni si diffonde pure la notizia della cattura, ma è un falso allarme: niente da fare, M49 è ancora libero. Eppoi la notizia: «questa volta lo abbiamo preso!… ma ci è scappato ed è pure senza radiocollare…».

M49 è stato catturato domenica sera in Val Rendena e da lì trasferito nell’area faunistica del Casteller. Ma il plantigrado più ricercato al mondo, ieri mattina all’alba ha messo in atto il suo piano diabolico. Saltata la gabbia di 4 metri, superati sette fili elettrificati a 7000 volt (avrà avuto una tuta isolante da indossare sopra lo smoking come l’Agente 007), è scappato libero nei boschi della Vigolana.

Il presidente Fugatti, giunto sul posto per vedere il capolavoro che è riuscito a mettere in piedi, dal bordo gabbia rilancia: «Avevamo ragione noi: è pericoloso! Se si avvicina alle zone abitate, sparate a vista!». Dal ministero dell’Ambiente provano a farlo ragionare: si annuncia l’invio dei tecnici dell’Ispra e lo si invita a recedere dall’intento di sopprimere un orso. Una diffida viene predisposta da Lav e Wwf chiedendo alla Provincia di revocare in autotutela l’ordine di uccidere.

Contemporaneamente si chiede alla procura di Trento di procedere al sequestro preventivo dell’animale, nonché ad accertamenti urgenti sui luoghi in cui l’animale è stato detenuto. Nel frattempo non si può che prendere atto della pessima gestione delle operazioni, un mix esplosivo di imperizia e strumentalizzazioni: lo stesso che nel settembre del 2014 produsse un danno irreparabile quando, durante un tentativo di cattura sempre condotto dalla Provincia di Trento, morì Daniza, un’orsa con due cuccioli a seguito.

Un recinto elettrificato solido e con potenza adeguata è una barriera insormontabile anche per i più scaltri tra gli orsi, specie che notoriamente non è in grado di volare. Assurdo poi aver tolto il radiocollare all’animale, rendendo così più difficile seguire i suoi spostamenti. La minaccia di Fugatti è invece inaccettabile: come sottolineato anche dal parere Ispra, per i criteri del Pacobace (Piano d’Azione per la Conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi Centrali), M49 può considerarsi al massimo un orso problematico perché ha causato danni economici ad attività produttive, ma la sua pericolosità per l’uomo è ancora da dimostrare, visto che non si è mai reso protagonista di episodi di avvicinamento o attacchi a persone. Al contempo, l’affermazione secondo cui gli orsi del Trentino sarebbero troppi non ha riscontri scientifici, considerato che il numero di individui presenti è ancora di gran lunga inferiore alla quota minima che possa garantire la sopravvivenza della popolazione nel lungo periodo.

Del resto, l’Italia è uno dei paesi più antropizzati al mondo nel quale le aree veramente naturali tendono a restringersi anno dopo anno: ci viviamo in 60 milioni, contendendo spazio a poco più di 1.500 lupi e a un centinaio di orsi. Non possiamo pensare di risolvere i possibili conflitti tra uomo e grandi predatori semplicemente rimuovendo questi ultimi. Esistono metodi incruenti che, se ben gestiti, garantiscono la sopravvivenza di questi animali e il prosieguo delle attività umane.

* vicepresidente Wwf Italia