È il giorno del debutto di Virginia Raggi e della sua maggioranza, almeno all’apparenza blindatissima: 29 consiglieri su 48. Non era mai successo in aula Giulio Cesare che una sola lista avesse la maggioranza assoluta. L’ordine dei lavori si compone di sei punti. Prevede l’elezione del presidente dell’assemblea e degli altri organi consiliari, il giuramento della sindaca e la presentazione della giunta.

Nel primo pomeriggio di ieri, i membri della giunta sono comparsi in Campidoglio per una prima riunione informale. È entrato in anticipo e dall’ingresso principale il rugbista Andrea Lo Cicero, che era stato scelto quasi subito, prima del ballottaggio, per occuparsi di sport e che da potenziale testimonial è divenuto figura imbarazzante causa sparate contro rom e omosessuali. Dopo di lui, ad uno ad uno, sono comparsi tutti gli altri scelti in questi giorni dopo complesse trattative e, ecco una delle novità della via romana al grillismo, compromessi tra le diverse figure di riferimento del M5S romano e nazionale.

Tra gli altri: il vicesindaco con delega alle partecipate e al patrimonio Daniele Frongia, considerato vicino a Raggi; il manager Adriano Meloni amico di Davide Casaleggio e in procinto di diventare assessore al commercio e al turismo; l’ex funzionaria Unicef Laura Baldassarre, vicina a quel Vincenzo Spadafora, il collaboratore di Luigi Di Maio che verrebbe sfiorato dalle raccomandazioni della rete di Alfano di cui parlano le cronache in questi giorni; l’urbanista Paolo Berdini, ancora ieri indirettamente tirato in ballo in consiglio regionale per lo stadio della Roma, del quale il Campidoglio è chiamato certificare l’utilità pubblica.

C’è anche Marcello Minenna, funzionario Consob che dopo un lungo tira e molla ha accettato di occuparsi della questione incandescente del bilancio romano e della sua ristrutturazione. È uscito alla chetichella, prima di sera e senza rilasciare dichiarazioni, il contestato vicecapo gabinetto Raffaele Marra
Si attendono più di cento giornalisti, telecamere dall’estero, decine di curiosi. Si montano schermi e scattano i preparativi per le occasioni di grande affluenza. Ma questo pomeriggio di debutti rischia di incrinare il rapporto tra la nuova amministrazione e la città: la questura di Roma avrebbe vietato ogni manifestazione.

Promettono di esserci lo stesso gli attivisti di Roma Comune, rete nata tra la fine della giunta Marino e il commissariamento di Tronca per costruire percorsi di autogoverno e democrazia dal basso. Per focalizzare l’attenzione sui servizi sociali portano ad esempio la lotta del canile comunale di Muratella, da mesi autogestito. «La questura continua a opporre dinieghi senza avere, peraltro, nessun tipo di giurisdizione sul Campidoglio – denunciano da Roma Comune – Nonostante ciò, nel giorno in cui finalmente si riconvoca il consiglio comunale dopo il commissariamento, saremo in piazza».

I movimenti hanno reagito alla chiusura della piazza riappropriandosi simbolicamente dell’hashtag usato da Raggi in campagna elettorale: #Coraggio. Protesta anche Stefano Fassina, neoconsigliere di Sinistra Per Roma: «La sindaca intervenga. Non è un buon inizio per chi ha promesso partecipazione». Mentre si celebrerà il consiglio, le donne dei centri antiviolenza si incontreranno al centro Dalia, al Pigneto. Già nel giorno del suo insediamento, Raggi aveva ricevuto una loro delegazione e aveva assicurato che tutelare i centri antiviolenza è «una priorità». «Riceviamo con favore queste affermazioni e le accogliamo come non solo di circostanza.

Tuttavia non rimarremo inermi ad aspettare, c’è bisogno di atti concreti e immediati, che continueremo a chiedere con forza» dicono dalla rete Io Decido.
Infine, per tornare alle faccende di palazzo: dove siederanno i pentastellati? Pare che il dilemma si stia sciogliendo richiamando la «consuetudine che impone alla maggioranza di collocarsi a sinistra». Ma precisa Valeria Baglio, ex presidente d’aula e consigliera Pd, che nell’era Alemanno la maggioranza «stava a destra». Tramontata l’idea di accomodarsi «sia a destra che a sinistra» pare che i grillini condivideranno l’emiciclo sinistro, che conta quaranta posti, proprio coi sette colleghi del Pd.