Trenta ore fermi in alto mare, con i governi di Italia e Malta a rimpallarsi le responsabilità sull’approdo per la nave Aquarius di Sos Mediterranee con 629 migranti. A bordo il personale della Ong, incredulo. Trattative interminabili, i viveri che cominciano a scarseggiare. Gli appelli della comunità internazionale si moltiplicano: l’Onu, i commissari Ue, Berlino. Nella nave ci sono 11 bambini, sette donne in gravidanza violentate nei campi di prigionia in Libia, 123 minori non accompagnati, 15 ustionati, oltre a parecchi migranti con sintomi di ipotermia.

MARCO BERTOTTO, responsabile advocasy di Msf, fa sapere che «buona parte del ponte, dove si trova la maggior parte dei migranti, non è coperta e dunque decine di persone sono esposte al sole e al caldo». Non importa però, prima la ragion di Stato. Il ministro degli Interni, Matteo Salvini, chiude i porti italiani. Mentre Roma e La Valletta si lanciano accuse reciproche, a bordo monta la disperazione: un uomo minaccia di buttarsi in mare per paura di essere rispedito nei lager nordafricani. I volontari di Msf ce la mettono tutta per assistere le persone tenute in «ostaggio» dalla politica: migranti sfruttati dai trafficanti di essere umani, torturati nei campi, poi soccorsi sui barconi e finiti in un limbo. Salvini è sordo di fronte agli appelli umanitari che arrivano da ogni parte, anche dal Vaticano. In un twitt, il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, cita una frase del Vangelo: «Ero straniero e non mi avete accolto (Mt 25,43) #Aquarius».

A SBLOCCARE l’impasse ci pensa la Spagna. La prima mossa la fanno la sindaca di Barcellona, Ada Colau, e il sindaco di Valencia, Joan Ribo, che si offrono di accogliere l’Aquarius. Poi interviene il premier socialista, Pedro Sanchez. «E’ nostro obbligo aiutare ad evitare una catastrofe umanitaria e offrire un porto sicuro a queste persone», dice. L’Aquarius dovrebbe arrivare fra quattro giorni nel porto di Valencia, sulla costa spagnola, «verso la fine della settimana» secondo Efe, che cita «fonti che coordinano il dispositivo». Mentre il pugno duro di Salvini apre le prime crepe con l’alleato M5s nonostante i big, a cominciare da Di Maio cercano di tenere la barra dritta, la comunità internazionale tira un sospiro di sollievo. «Diamo il benvenuto alla decisione del governo spagnolo, questa è la vera solidarietà messa in pratica», twitta il commissario europeo Dimitris Avramopoulos. «I paesi hanno il diritto di difendere le frontiere e decidere le politiche sull’immigrazione, ma il mio forte appello è che lo facciano nel pieno rispetto delle leggi internazionali», è la sferzata al governo italiano da parte del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Il leader dell’opposizione laburista, Jeremy Corbyn, in un dibattito con la premier conservatrice inglese Theresa May, ha sfidato il governo a esprimersi sul caso della Aquarius, lodando il comportamento di Sanchez e criticando lo stop italiano, ma anche la politica Tory sull’immigrazione in Gran Bretagna. Salvini però alza l’asticella dello scontro. «Evidentemente alzare la voce, cosa che Italia non faceva da anni, paga». E poi aggiunge: «Vittoria. 629 immigrati a bordo della nave Aquarius in direzione Spagna. Primo obiettivo raggiunto», convinto di «avere aperto un fronte a Bruxelles».

A PALAZZO CHIGI ieri sera, il premier Giuseppe Conte, rientrato da Arquata del Tronto, ha riunito «tutti i ministri e le autorità competenti perché la questione immigrazione va affrontata in maniera complessiva, anche se il problema dell’Aquarius si è avviato a soluzione con il gesto di disponibilità, solidarietà e responsabilità della Spagna». Parole «distensive» che non fanno il paio con quelle del suo vice, Salvini che annuncia un taglio dei fondi per l’assistenza ai migranti. «Stiamo lavorando sulla cifra 35 euro, voglio che rientri nella media europea, perché tutti i paesi Ue spendono di meno, e anche noi vogliamo spendere di meno», avverte. Nelle fasi concitate, il ministro scrive su twitter che «la nave Sea Watch 3, di Ong tedesca e battente bandiera olandese, è al largo delle coste libiche in attesa di effettuare l’ennesimo carico di immigrati, da portare in Italia. L’Italia ha smesso di chinare il capo e di ubbidire, stavolta c’è chi dice no. #chiudiamoiporti». Ma la Ong lo smentisce: «la Sea Watch 3 si trova in questo momento in acque internazionali, non è attualmente coinvolta in operazioni di ricerca e soccorso, non ha persone soccorse a bordo della propria nave».

OGGI A MILANO, alle 18, l’associazione «Insieme senza muri» sarà in piazza perché «non possiamo rimanere indifferenti a quanto sta avvenendo nei nostri mari, non c’è ragione di stato che valga più della vita umana». La Cgil annuncia una mobilitazione a livello europeo «per contrastare questa deriva razzista». Amaro il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti: «Davanti a questi fatti drammatici provo tanta nostalgia di umanità, stiamo parlando di persone. Resistere oggi significa esistere».