La Spagna fa di nuovo da apripista sui diritti. Ieri il Congresso dei deputati ha approvato con ampia maggioranza una legge sull’eutanasia fortemente voluta dal governo rosso-viola. Ora manca l’approvazione del senato, che non è vincolante. Dunque, entro la primavera la Spagna sarà il sesto paese nel mondo a riconoscere il diritto alla morte degna. La legge spagnola, respinta solo da Pp e Vox, introduce «un nuovo diritto individuale» che si può esercitare in presenza di una sofferenza «che la persona vive come inaccettabile e che non si è potuta mitigare con altri mezzi». La norma regola tanto «la somministrazione diretta al paziente da parte di un professionista sanitario competente di una sostanza» (cioè l’eutanasia propriamente detta), come «la prescrizione o la somministrazione al paziente da parte di un professionista sanitario di una sostanza in maniera tale che questi se la possa amministrare autonomamente per causare la propria morte», il suicidio assistito medicalmente.

PER POTER USUFRUIRE di questa possibilità, un paziente dovrà essere maggiorenne, cittadino spagnolo o residente in Spagna da più di un anno, essere colpito da una malattia «grave e incurabile», o una «sofferenza grave, cronica e impossibilitante» che provochi «una sofferenza fisica e psichica intollerabili». La persona deve poter decidere «in maniera autonoma, cosciente e informata», e i medici potranno esercitare l’obiezione di coscienza. Se la persona non è «cosciente al momento della richiesta», potrà essere sottoposto a eutanasia nel caso in cui abbia «sottoscritto anticipatamente un documento di istruzioni, un testamento vitale, volontà anticipate o un documento equivalente legalmente riconosciuto». Se è stato nominato un rappresentante legale, sarà questi l’interlocutore del medico responsabile, altrimenti «il medico responsabile potrà presentare la richiesta di eutanasia».

IL PROCESSO È STATO definito «molto garantista» dai proponenti della legge. Prevede che la persona, nel caso sia cosciente, debba presentare due volte per iscritto (o mezzo analogo se impossibilitato) la richiesta a due settimane di distanza. Dopo la prima richiesta, il medico aprirà «un processo deliberativo sulla sua diagnosi, le possibilità terapeutiche e i risultati che ci si può attendere, così come su possibili cure palliative, assicurandosi che il paziente comprenda la informazione proporzionata» e poi consulterà un altro medico specialista, ma non dello stesso gruppo di lavoro. Anche dopo la seconda richiesta è previsto un nuovo colloquio con il paziente e alla fine dovrà essere una commissione di valutazione ad approvare la richiesta, dopo aver nominato due esperti (di cui un giurista), e ancora una volta il paziente dovrà dare il proprio assenso. Il tutto può durare una quarantina di giorni, più il tempo che passa fra la decisione e la somministrazione della sostanza eutanasica. Ogni regione nominerà una commissione di valutazione, che dovrà essere multidisciplinare ed essere formata da almeno sette esperti, fra cui medici e giuristi. L’eutanasia potrà effettuarsi in strutture pubbliche o private o nel domicilio del paziente.

LA NUOVA DISCIPLINA è stata approvata con 198 voti a favore, due astenuti e 138 contrari. Il dibattito in Spagna venne aperto negli anni novanta dal caso di Ramón Sampedro (raccontato nel bellissimo film Mare dentro di Alejandro Amenábar del 2004) e da allora i tentativi di approvare una legge sono stati numerosi. Solo dal 2017 se ne contano quattro. Il ministro della sanità Salvador Illa ha sottolineato che «è una richiesta trasversale della società», e l’appoggio ottenuto dimostra, secondo lui, che la società spagnola è «democratica e matura»: «Non possiamo rimanere impassibili davanti alla sofferenza insopportabile». Questa legge, ha aggiunto, contribuirà «a una società più umana e più giusta».

IN BELGIO, PAESI BASSI e Lussemburgo c’è una legge analoga. Nel mondo si aggiungono il Canada e anche la Colombia, dove la corte costituzionale ha riconosciuto il diritto all’eutanasia. In Svizzera è possibile il suicidio assistito (senza la somministrazione diretta del farmaco), mentre in Nuova Zelanda una legge entrerà in vigore nel 2022. Alcuni stati negli Usa e in Australia permettono il suicidio assistito.