La rottura è consumata nel Ps e dintorni. Con un intervento molto duro pubblicato su Le Monde, Martine Aubry (ex ministra e sindaca di Lille), con gli ecologisti Daniel Conhn-Bendit e Yannick Jadot, gli economisti Claude Alphandéry e Daniel Cohen, il genetista Axel Kahn, il sociologo Michel Wieviorka e un gruppo di socialisti critici, firma un atto di accusa contro François Hollande e Manuel Valls, che stanno portando al «fallimento» la presidenza e anche a «un indebolimento durevole della Francia» e «evidentemente, della sinistra».

«Ci sono verità scomode da dire (…), ma troppo è troppo», inizia il testo, che accusa presidente e primo ministro di imporre scelte politiche che portano alla distruzione dei valori fondanti della sinistra. La goccia che ha fatto traboccare il vaso e che sta suscitando una vera e propria «collera» è la bozza del disegno di legge sulla riforma del Codice del lavoro, che la ministra Myriam El Khomri dovrebbe presentare in Consiglio dei ministri il 9 marzo, per una discussione all’Assemblea ad aprile, con la minaccia da parte del governo di porre la fiducia se rischia – come rischia – di non passare.

Una petizione on line contro la riforma ha raccolto in pochi giorni più di 400mila firme, i sindacati, dalla Cgt alla Cfdt, hanno chiesto «il ritiro» del disegno di legge e Cgt e Fo minacciano lo sciopero. La riforma è la versione francese del Jobs Act: una nuova spallata alle 35 ore, con la possibilità di accordi di impresa fino a 46 ore la settimana; straordinari pagati meno; licenziamenti «economici» più facili, permessi in caso di calo delle ordinazioni, di bilanci in perdita o se una «riorganizzazione» è necessaria (per le multinazionali, saranno permessi anche se la società fa utili all’estero); ultima parola data ai referendum di fabbrica, anche contro il parere dei sindacati maggioritari, il tutto in nome di «accordi offensivi» per favorire l’occupazione; tetto agli indennizzi in caso di licenziamento abusivo. A vantaggio dei lavoratori c’è solo il «conto personale di attività», che permetterà di conservare i diritti lungo tutta la vita professionale. Per Martine Aubry e i firmatari dell’appello, «i salariati subiranno un ricatto permanente». Sul fondo, chi farà credere che facilitare i licenziamenti porterà maggiore occupazione? «Non questo, non noi, non la sinistra» è il grido di dolore di Aubry & Co.

 

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Il testo evoca tutte le delusioni. Il Patto di responsabilità del gennaio 2014: 41 miliardi concessi alle imprese, in cambio della promessa di creare un milione di posti di lavoro, ma sono «qualche migliaio al massimo quelli effettivamente creati». Nell’inverno del 2015, il «desolante dibattito» sulla privazione della nazionalità, che «colpisce a fondo la concezione dell’identità della Francia», poiché «per la sinistra, l’identità francese deve essere repubblicana, è definita come una comunità non di origine, ma di destino». Una «ferita profonda per la sinistra e anche per alcuni democratici. Evitiamola». Poi la «ferita dell’indecente discorso» di Valls in Germania la settimana scorsa sui rifugiati, che non sarebbe più possibile accogliere: «no, Angela Merkel non è ingenua. No, non ha commesso un errore storico. No, non ha messo in pericolo l’Europa, l’ha salvata. L’ha salvata dal disonore». Per Aubry, «la missione della Francia non è di alzare muri, ma di costruire ponti».

L’intervento si inserisce nella polemica crescente che da mesi ormai ha spaccato il Ps, dopo aver messo la dinamite nelle relazioni tra socialisti al governo e sinistra della sinistra. Oggi, persino il segretario del Ps, Jean-Christophe Cambadelis, ha fatto sapere a Myriam El Khomri che sarà difficile votare per la riforma e ha messo in guardia contro il ricorso al voto di fiducia per aggirare l’ostacolo. Hollande è ancora in viaggio, ieri era in Argentina, quindi ha evitato di reagire. I fedeli di Valls sono partiti al contrattacco, accusando il testo di essere «l’opera di una sinistra datata». Pochi giorni fa, lo stesso Valls aveva accusato gli oppositori delle riforme in corso di essere «ancora nel XIX secolo», mentre aveva rivendicato un «governo del XXI secolo». Valls ha anche evocato «l’inconciliabilità» definitiva tra le due sinistre.

Nel 2017 ci sono le presidenziali e i sondaggi confermano che Hollande, se si ripresenterà, potrebbe non essere al ballottaggio del secondo turno. Molti a sinistra chiedono delle primarie (che ci saranno a novembre a destra), ma la questione è delicata, con un presidente in carica. Il testo di accusa è un primo passo per la candidatura di Aubry? Gli amici della sindaca di Lille lo negano. Per il momento.