Il ritrovamento di bossoli di cartucce Made in Italy sulle strade della capitale tailandese sottolinea due elementi: l’inasprimento della repressione delle dimostrazioni di piazza che da quasi due anni invadono le strade di Bangkok e delle principali città; e una tenace perseveranza della società civile tailandese, che ha trasformato una battaglia studentesca in un movimento sociale diffuso.

Benché l’attenzione generale sia richiamata altrove (soprattutto per l’inasprirsi della crisi birmana), il movimento che contesta la leadership del premier Prayut Chan-o-cha, generale in doppiopetto affacciatosi nella politica locale con un golpe nel maggio 2014 contro il governo di transizione di Yingluck Shinawatra, è una realtà forte.

Le proteste, iniziate nei primi mesi del 2020, dopo una parentesi dovuta al Covid sono riprese anche per contestare l’incapacità dell’esecutivo di far fronte al problema (quasi un milione e mezzo di contagi da inizio pandemia e quasi 15mila morti). Esecutivo che si è spesso servito del Covid per vietare assembramenti e manifestazioni.

Le ultime prove di forza del movimento risalgono a una settimana fa quando la protesta (con le automobili per sfuggire ai divieti) ha fatto i conti con la terza mozione di sfiducia presentata agli inizi del mese contro Prayut, a cui il premier è però sopravvissuto con una buona maggioranza di sostenitori (264 contro 208).

Il movimento di opposizione al premier, di cui chiede le dimissioni, vuole nuove regole costituzionali: cambiare la legge che garantisce un Senato scelto e non eletto (che garantisce al premier una solida stabilità) e la modifica di alcune prerogative della casa reale, retta da un monarca che non gode tra l’altro di buona stampa tra i sudditi. Il tabù sulla monarchia più blindata del pianeta è stato rotto dalla richiesta che il re faccia un passo indietro rispetto alle vicende politiche e che siano anche separati i suoi beni personali da quelli della corona, ritenuti un tesoro della nazione e non della casa reale.

Intanto un tribunale di Bangkok ha garantito la libertà su cauzione a quattro leader della protesta arrestati in agosto ma ci sono 767 persone denunciate da luglio (522 gli arrestati finora) mentre uno dei più noti leader del movimento, Parit “Penguin” Chiwarak, cui era stato garantito il rilascio su cauzione, è stato riarrestato per accuse relative alle proteste dello scorso anno.