Nel nostro Paese si stanno diffondendo tante esperienze positive, consumi individuali e nuovi modi di fare impresa che puntano alla sostenibilità.

È possibile dire che in Italia esiste allora una green society? Quello della qualità ambientale resta un traguardo individuale, di piccoli gruppi oppure può essere considerato un orizzonte collettivo, che riguarda la società nel suo insieme?

È QUESTA LA DOMANDA che da qualche tempo in Legambiente ci poniamo e sulle quali stiamo lavorando per trovare una risposta.

Il libro Alla scoperta della Green society, a cura di Vittorio Cogliati Dezza ed edito da Edizioni Ambiente, che martedì 12 dicembre alle ore 15 presenteremo alla Camera dei deputati con la Presidente Laura Boldrini, prova a dare una risposta a questi interrogativi attraverso il racconto di 101 storie di gruppi di persone che si mettono insieme per difendere beni comuni, per costruire insieme percorsi di innovazione sociale, di solidarietà, di accoglienza che si muovono al confine tra aspetti ambientali e sociali.

Per chi osserva con curiosa attenzione i cambiamenti sociali, innegabilmente parole come partecipazione, solidarietà, volontariato, welfare, comunità, nuova impresa, bellezza, innovazione, cultura, diritti oggi hanno acquistato sempre maggiore concretezza.

MA ACCANTO ALLA CRESCITA progressiva di tutti gli indicatori economici e sociali che misurano le scelte green da parte dei cittadini e, in misura diversa, delle imprese (dalla nuova mobilità dolce agli orti urbani, dal volontariato ambientale al recupero di oggetti e prodotti, …) si può parlare di un nuovo tessuto sociale che si va costruendo, di relazioni comunitarie, di valori e comportamenti che determinano una vera innovazione sociale?

Pochi giorni fa, la sociologa Chiara Saraceno in un’intervista al Sole 24 ore si diceva convinta del fatto «che ci sia ancora in questo Paese una ricchezza di persone che hanno voglia di fare, di mettersi in gioco: non solo rancorosi, ma costruttivi». È un’opinione che condividiamo, che rispecchia una realtà. Basta volerla guardare. Una realtà che la politica, spesso più attardata della società nel confrontarsi con il cambiamento, fatica a leggere.

EPPURE, NON ESISTE luogo che non sia fucina di esperienze significative, dal recupero e riuso a fini nobili di uno spazio degradato alle visionarie imprese di successo di giovani che hanno deciso di costruire il loro futuro qui, senza fuggire all’estero. Perché, è bene dirlo, i cosiddetti cervelli in fuga sono tanti, ma, per fortuna, sono molti anche quelli che restano nel tentativo di riscattare se stessi e, insieme, il proprio paese dalla crisi sociale, culturale ed economica che lo mortifica.

Sta di fatto che anche ai piani alti dell’economia ci si sta rendendo conto che non si potrà avere ripresa senza che vi sia il recupero della coesione sociale. Anche i fondi di investimento parlano della necessità di ridurre le disuguaglianze.

Prende piede l’idea che il sociale viene prima dell’economico. D’altra parte, l’economia circolare e, soprattutto, l’economia civile già rappresentano un filone di pensiero e di pratiche che hanno “interiorizzato” questa impostazione.

QUELLO CHE OGGI dobbiamo registrare è che c’è un’effervescenza sociale, fatta di realtà locali, di impegno civile, di storie di volontariato sociale e ambientale, che la politica non vede, spesso carsiche e misconosciute. Allora ci chiediamo se è possibile consolidarle, moltiplicarle, renderle visibili. Seppur nella loro dimensione micro, nella loro fragilità, queste esperienze dialogano o intercettano alcune grandi emergenze della contemporaneità: le emergenze ambientali, il lavoro, le disuguaglianze e l’aumento delle povertà, l’erosione dei diritti e della partecipazione democratica. Ma questo avviene al di fuori di un modello ideologico di società, di un’azione politica organizzata. Il tema per noi è: come renderle un vero “movimento sociale”.

Se la green society riuscisse ad affermarsi, quali sarebbero i vantaggi per il nostro Paese e per i singoli cittadini, tali da rendere desiderabile per la maggior parte delle persone che ciò avvenga? Quali sono i soggetti sociali interessati a lavorare insieme in questa direzione e soprattutto ad assumerla come prioritaria, al di là dei confini dell’ambientalismo?

LA QUESTIONE ESSENZIALE è se questo arcipelago di esperienze di green society, vitale e diffuso, fatto di scelte collettive, è in grado di provocare cambiamenti strutturali e duraturi, di creare innovazione sociale, di cambiare la politica. Per trasformare il nostro Paese in un luogo capace di farci vivere più felici.

*Rispettivamente, presidente nazionale Legambiente e membro della segreteria