Alla presidenza dell’assemblea ci saranno i cinque capolista, quattro donne e un uomo. Microfono aperto a tutti: candidati e candidate, rappresentanti delle associazioni che hanno sostenuto la lista e dei due partiti che hanno aderito alla corsa. Mentre 3 milioni e 600 cittadini saranno impegnati nei ballottaggi di 136 città (15 capoluoghi di provincia e 109 comuni sopra i 15mila abitanti), stamattina, dalle 10 e 30 al Teatro dei servi di Roma (via del Mortaro 22) la lista La sinistra rifletterà su se stessa, sul tonfo elettorale (ha raccolto uno scarso e inaspettato 1,7 per cento), su come andare avanti.

Le opzioni in campo, fin qui espresse fra social, assemblee locali e manifesto – sono diverse. Si va da «Ora anche la sinistra si impegni nell’alternativa all’onda nera», di Nicola Fratoiannni (sul manifesto del 30 maggio scorso) al «Se il governo cadesse ora non dobbiamo candidarci, sarebbe una coazione a ripetere lo stesso errore» di Eleonora Cirant, capolista nel Nord ovest, sul manifesto di ieri. Questo solo per inquadrare l’ampio spettro di posizioni di partenza che oggi dovranno ricomporsi in un percorso comune. A cui nessuno, fin qui, dichiara di voler rinunciare. «Ripetere la nostra alterità che gli elettori ormai non prendono in considerazione o, d’altro lato, regredire nel frontismo, sarebbero due scelte entrambe perdenti. La sinistra moderata e quella radicale sono anacronistiche», ragiona Corradino Mineo, capolista nelle Isole. «Dobbiamo diventare i trascinatori della battaglia contro il nazionalismo, la versione più medievale del capitalismo». È il cuore di un ragionamento molto articolato che proporrà oggi dal palco.

Se il voto anticipato ormai sembra archiviato da un nuovo accordo abborracciato della maggioranza giallobruna, quest’area ha davanti a sé almeno due elezioni regionali importanti: a novembre tornano al voto Emilia Romagna – fra le capolista c’è una consigliera di questa regione, Silvia Prodi – e Calabria. Fra le proposte che circolano c’è un seminario di approfondimento prima dell’estate e una nuova assemblea alla ripresa.

Ma fin qui siamo alle ipotesi. La convocazione è volutamente ’aperta’ e pone domande cruciali: «Perché la nostra lista non è riuscita a rispondere al bisogno di sinistra che pure si sente, forte, nel paese? Come unire le tante compagne e i tanti compagni che si sono opposti alla mondializzazione e al liberismo che hanno svalutato il lavoro? Come difendere e affermare i diritti di tutte le persone? Che vuol dire Green new deal, è una prospettiva realistica oltre che necessaria? Come costruire sensibilità, movimento, proposta politica contro le enormi diseguaglianze di reddito? E come fare tutto ciò, combattendo in modo efficace la nuova destra nazionalista e reazionaria?».

La giornata di oggi, e le conclusioni operative che arriveranno, dovranno anche mettere a punto il «metodo democratico» di prosecuzione del lavoro. Uno scoglio non banale in cui altre convergenze di sinistra si sono negli anni incagliate. E poi c’è il rapporto fra quelle che vengono definite le organizzazioni verticali, i partiti, e quelle orizzontali, le associazione e le molte «sinistre in comune» cittadine che si sono spese nella corsa europea.

Rifondazione comunista ha riunito la segreteria e si è impegnata «nella prosecuzione del percorso unitario». Sinistra italiana invece ha preso atto delle dimissioni irrevocabili del segretario Fratoianni e di fatto avviato il suo congresso. Per questo oggi i suoi esponenti si presenteranno a titolo personale.