Una ripartenza stellare, quella di Matteo Renzi. Per l’inaugurazione del suo secondo mandato da segretario va già al massimo ha scelto un’occasione da mondovisione: un’ora e mezza di incontro milanese con Barack Obama, « un amico e un grande leader», twitta poi. L’ex presidente Usa oggi terrà il suo keynote speech  a Seeds&Chips (alla FieraMilano a Rho). Entrambi i due ex erano «in maniche di camicia» – riferisce lo staff dell’italiano – , atmosfera più che cordiale («I Democratici sono una grande comunità di donne e uomini che stanno dalla stessa parte nel mondo», aveva detto Renzi domenica agganciandosi al treno del partito big brother Usa), tant’è che insieme hanno telefonato al neopresidente francese Macron.

A combattere con le caselle dei nuovi apparati di partito non pensa lui. «La segreteria arriverà in tempi abbastanza stretti, questa settimana o al massimo la prossima», spiega un parlamentare renziano. Ma non tutto va a posto nel tetris del Nazareno. Il ministro Martina sarà il vicesegretario unico, torna a tempo pieno in Friuli Debora Serracchiani nonostante la fine del mandato da presidente mentre Lorenzo Guerini potrebbe diventare sottosegretario. Ci sarà un posto per Matteo Richetti, portavoce della mozione, l’emiliano  Andrea Rossi sarà il capo dell’organizzazione. In ballo per la segreteria anche il professore di economia Tommaso Nannicini, Matteo Ricci, ex vicepresidente del partito ed ex bersaniano, e Teresa Bellanova, viceministra allo Sviluppo economico, ex dalemiana e oggi trasformata in una delle voci più inflessibili contro gli scissionisti di Art.1.

Promuovendo dirigenti dal profilo come quello di Martina e Terranova Renzi è convinto di coprire il suo fianco sinistro, infiacchito dopo la scissione. «Continuo a preferire Bersani a Berlusconi», ha detto Andrea Orlando fra gli applausi dell’assemblea. Ma il Pd va nella direzione opposta.  Ieri Matteo Orfini, confermato presidente  ma senza i voti degli ex compagni di corrente (oggi con Andrea Orlando), alla Stampa ha attaccato  la sinistra «che denuncia il male del mondo con parole altisonanti ma non fa nulla per spegnere l’incendio»,  rispolverando tutto il suo dalemismo di origine: «Per fortuna c’è il Pd e per fortuna la sinistra italiana è il Pd».

Chiuso il discorso, almeno quello delle alleanze. Ed è la prima porta chiusa ad Andrea Orlando. Che dalla sua ha invece i continui richiami alla coalzione da parte di Romano Prodi, e di Enrico Letta, che ancora ieri  ha chiesto di «ricucire con pazienza» il centrosinistra per non rinunciare alla prospettiva di vincere le elezioni.

Renzi però la pensa come Orfini. L’unica differenza è che preferisce non  fare la parte del cattivo: cioè di quello che maltratta un personaggio apprezzato e mediaticamente sempre molto ’attenzionato’ come Giuliano Pisapia. Del resto all’indomani del referendum costituzionale era stato proprio il segretario sconfitto e uscente del Pd a dichiararsi «interessato» alla rete di Campo progressista. Non a caso  domenica ha fatto circolare la voce di un incontro milanese fra ex premier ed ex sindaco per parlare di una possibile alleanza dopo il voto. Tanto  per attenuare l’immagine della chiusura al dialogo da parte del Pd. Solo che l’ex sindaco risulta fuori Milano in un viaggio di lavoro.

Niente dialogo a sinistra fuori dal Pd,  dunque. Ma anche molto poco dialogo   dentro il Pd. Le minoranze non entreranno in segreteria. Ai due sfidanti  sconfitti sono state affidate le  due vicepresidenze dell’assemblea (la cuperlian-orlandiana Barbara Pollastrini e il pugliese Domenico De Sanctis). Ma la collaborazione per ora finisce qua.

A parte  un gesto tardivo a proposito dell’improvvisa esclusione di Gianni Cuperlo dalla direzione, sintomo di qualche pasticcio nel corso delle estenuanti trattative dietro le quinte di domenica, per lo più però fra compagni di mozione renziana. Cuperlo ha fatto un passo indietro per lasciare il posto a uno dei suoi, il torinese Giorgio Merlo, che rischiava di essere escluso. Orlando parla di «un incidente a cui va posto rimedio al più presto. Nel caso, sono pronto a cedere a Gianni il mio posto». Cuperlo potrebbe essere recuperato al coordinamento della Conferenza programmatica, proposta orlandiana che Renzi ha accettato di convocare. Con l’occasione i renziani si scoprono improvvisamente generosi: «Mi ha colpito tanto l’assenza di Cuperlo in direzione. Spero tanto che Andrea Orlando voglia fare qualcosa per rimediare. Se possibile siamo pronti a dare una mano», dice Martina.