Sono giornate storiche per i kurdi e per il processo di pace con il governo turco. La festa non si ferma dentro e fuori il parco Newrooz di Diyarbakir: tutte le paure e le frustrazioni si sono sciolte in un istante con l’annuncio dei risultati. La sinistra filo-kurda, il Partito democratico del popolo (Hdp) ha superato di gran lunga lo sbarramento del 10% attestandosi al 13,1% dei voti con 79 parlamentari. Una vittoria annunciata dai sondaggi ma del tutto insperata da queste parti, dove nessuno ha festeggiato fino all’annuncio dei risultati definitivi.

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A quel punto la tensione si è trasformata e sono partiti infiniti caroselli per le strade, danze tradizionali, fuochi d’artificio senza sosta, urla di bambini e ragazzi dai tetti di camion, trattori e bus: una festa incredibile che sta andando avanti ancora tra bandiere, tamburi e ritornelli pop per i kurdi siriani di Rojava. «Viva il presidente Apo!», gridavano tutti in riferimento al deus ex machina di questa storica vittoria: il leader kurdo in prigione Abdullah Ocalan.

«Questo successo è di tutti gli oppressi, arabi, ebrei, turchi, kurdi, di tutti gli emarginati, dei contadini, dei lavoratori», sono state le prime parole del leader del partito Hdp, il carismatico Salahettin Demirtas che ha subito ringraziato Ocalan per il suo impegno politico. «È la vittoria del popolo kurdo che vuole vivere con dignità, è una vittoria delle donne», ha aggiunto. E poi: «Abbiamo azzerato Akp (partito del presidente Erdogan, ndr)» che negava la questione kurda, ha rincarato Demirtas.

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Dilek Ocalan

Ci sono davvero novità incoraggianti nel nuovo parlamento turco. Entra nell’Assemblea il negoziatore del processo di pace Sirri Sureya Onder, tra i principali fautori della dichiarazione di Palazzo Dolmabahçe per la fine della lotta armata del febbraio scorso. Non solo, saranno 96 le donne su 550 deputati: un record assoluto. Tra loro le femministe Safak Ozanil, Ayhan Bilgen e la nipote dei Ocalan, Dilek Ocalan, 28 anni di Sanliurfa.

Questo parlamento sarà finalmente rappresentativo delle minoranze armene, yazide, cristiane, rom e conterà vari esponenti della comunità Lgbt turca: una vera rivoluzione. Tutto questo è dovuto principalmente al successo della sinistra post-moderna di Demirtas, che già molti hanno ribattezzato lo «Tsipras turco» dopo la partecipazione di Syriza ai meeting di Hdp di Izmir in campagna elettorale.

L’elettorato kurdo, con un’imponente componente di voto femminile e giovanile, si è espressa in modo compatto per Hdp: è qui che si è registrato il travaso di voti da Akp. Percentuali bulgare per Hdp a Diyarbakir, Gizre, Scirnec dove il partito filo-kurdo ha superato il 90%. Piangerà in queste ore lacrime amare il candidato kurdo nelle liste di Akp, Metin Metiner, che non è entrato in parlamento: segno che la luna di miele tra kurdi e islamisti moderati è tramontata.

Ma Hdp ha sfondato anche a Istanbul, affermadosi come secondo partito dopo Akp, e questo forse dà il segno della vittoria più di ogni altro dato. Se i kemalisti di Kemal Kilicdaroglu (Chp) hanno tenuto mantenendosi intorno al 25%, ad ottenere un buon risultato sono stati anche gli ultranazionalisti di Mhp che hanno guadagnato ben quattro punti dal 2011, passando dal 12 al 16% dei voti.

E così, nonostante l’altissima affluenza alle urne, che supera l’86%, il partito Giustizia e sviluppo (Akp) di Erdogan con un pur lusinghiero 41% dei voti e 258 seggi (partiva dallo straordinario 50% del 2011) ha fallito su tutti i fronti. Non solo non ha ottenuto la maggioranza dei 2/3 dei voti (330 deputati) per le riforme super-presidenzialiste care al leader del partito né la maggioranza relativa di 276 parlamentari per formare una maggioranza di governo.

Il presidente turco  Recep Tayyip Erdogan
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan

Ha perso la favella Erdogan, che pure ha ricevuto le congratulazioni del presidente russo Vladimir Putin. Dopo la massiccia presenza televisiva pre-elettorale è tornato al suo ruolo di presidente e si è limitato a constatare che nessuno ha la maggioranza, invitando i partiti a «valutare accuratamente» il risultato delle elezioni. Nonostante tutto, il premier Davutoglu ha insistito sul fatto che Akp ha in ogni caso vinto e resta la «spina dorsale» del paese, con deputati eletti da 76 province turche.

Si aprono a questo punto le danze per la formazione di inedite coalizioni. Dove andrà a pescare Erdogan i 17 deputati necessari per formare il governo? La strada maestra resta la possibilità di un governo di minoranza Akp ed elezioni anticipate entro l’anno. Possibilità ventilata alla vigilia del voto ma definita da più parti impraticabile resta l’accordo con gli ultra-nazionalisti di Mhp. Si profilano forse anni di instabilità politica e crisi di governo come dal 2000 in poi. E la Borsa ha immediatamente accusato il colpo: la lira turca è in picchiata rispetto al dollaro, le contrattazioni lasciano per strada il 6%. La banca centrale ha annunciato il taglio dei tassi sui depositi in dollari dal 4 al 3,5% e in euro dal 2 all’1,5%.

La notte dei kurdi prosegue tra danze e festeggiamenti. Uomini e donne con il volto e le braccia fasciate, scampati agli attentati di Diyarbakir dello scorso venerdì, si sono lasciati alle spalle la tensione. Da stoici hanno espresso il loro voto. È da queste donne e uomini pronti a morire per il paese che la Turchia sta ripartendo dopo la scossa che è arrivata dal Kurdistan.

https://youtu.be/dd6rMA1SFvU