Confermando le previsioni il vincitore delle primarie in New Hampshire è stato Bernie Sanders, anche se non con il plebiscito che era atteso. Sanders ha staccato Buttiggieg di appena 2 punti scarsi. Elizabeth Warren, sua principale antagonista, è scesa al quarto posto, superata dalla ben più moderata senatrice del Minnesota Amy Klobuchar.

Durante il discorso fatto dopi i risultati del voto, Warren si è congratulata con «la mia amica Amy Klobuchar per aver dimostrato quanto possano essere sbagliati gli esperti quando dicono che una donna è fuori». L’ex vicepresidente Joe Biden è arrivato addirittura quinto, andando molto peggio delle previsioni.

Con la distanza accumulata tra Sanders e Warren, unita alla vera sorpresa della salita di Amy Klobuchar, la battaglia si è ora spostata su chi conquisterà il voto moderato perché, a quanto pare, a sinistra non hanno dubbi: tra il messaggio di rivoluzione socialista di Sanders e quello di pragmatismo liberal di Warren, i democratici del New Hampshire hanno scelto il primo. Questo stato del nord est, ricco, colto, a maggioranza bianca, ha deciso che se sinistra deve essere, che sia sinistra radicale.

Il vero perdente in New Hampshire è Joe Biden, con la dialettica di una campagna tutta incentrata sul suo essere eleggibile, vincitore designato e rassicurante. Dal South Carolina dove è andato dopo aver cancellato l’evento elettorale che avrebbe dovuto tenere in New Hampshire, Biden ha fatto appello al voto degli afroamericani e degli ispanici, per aiutarlo ad uscire da questo impasse. I prossimi voti prima del supermartedì del 3 marzo saranno Nevada e South Carolina, dove il voto bianco conta molto meno.

Dall’inizio di queste primarie, si è sempre dato per scontato che Biden avrebbe conquistato il voto afroamericano, questa previsione, però, non aveva tenuto conto né del ciclone Klobuchar, né dei risultati del sindaco di South Band.

Quello che ci dicono gli inaspettati risultati di Buttiggieg e Klobuchar è che anche all’interno del fronte moderato, nel Partito democratico c’è voglia di rinnovamento, di un vento diverso che si discosti della retorica e dai programmi classici del centrismo.

L’affluenza alle urne c’è stata, ed è stata alta, così come si augurava Sanders, solo che ha prodotto un risultato diverso da quello che si aspettava, come se una rivoluzione in effetti fosse in atto, ma non è quella socialista. La maggior parte dei sostenitori di Buttiggieg cone quelli di Klobuchar spiegano la loro scelta in quanto percepiscono il candidato prescelto come «capace di ricompattare il paese».

Quello che offre Sanders è uno scenario diverso, di cambiamento strutturale che non ha come fine solo quello di arrivare alla Casa Bianca. La presidenza, per Sanders, è un mezzo per poter cambiare profondamente il sistema, e il messaggio viene recepito dalla base di un partito ben più a sinistra rispetto a quello del 2016, ma senza allargare sufficientemente il bacino di voti.

La vittoria dell’Iowa a metà con Buttiggieg, seguita da quella incalzata da vicino sempre da Buttiggieg in New Hampshire, mostrano i due desideri concomitanti negli elettori democratici, quello anti capitalista e quello unitario.

La spaccatura e il clima d’odio fomentato da Trump hanno esacerbato un desiderio di normalità che vengono però incarnati non dall’ex vice di Obama, ma dal giovane sindaco dichiaratamente gay di una cittadina dell’indiana, o dalla senatrice piena di buon senso del Minnesota.

La sfida di Sanders ora sta nel trasmettere un messaggio unificante di socialismo, che può diventare un collante, contraddicendo le parole di Buttiggieg che nel discorso tenuto dopo il voto ha affermato: «Gli americani vulnerabili non hanno il lusso di perseguire la purezza ideologica, piuttosto che una vittoria inclusiva».
Sanders, dal canto suo, ha dichiarato: «Abbiamo un’agenda che parla delle esigenze delle famiglie che lavorano in tutto il paese che in molti casi ritengono che Washington abbia voltato loro le spalle».

Durante la notte i candidati minori Tom Steyer, Andrew Yang e Michael Bennet hanno annunciato il loro ritiro, ma è improbabile che i risultati di martedì eliminino qualsiasi candidato di maggiore peso, indipendentemente da quanto sia stato negativo il risultato.

Invece che iniziare a risolvere la competizione per la nomination democratica, questo risultato la confonde ulteriormente.