All’inizio di tutto c’era il serpente incantatore, diciamo un Alice Cooper tutto truccato tra Adamo ed Eva. E poi l’Arca di Noè, una sinfonia universale, ogni genere di bestia al suo massimo, tra nitriti dei cavalli e ruggiti dei leoni, barriti degli elefanti e melodie delle megattere. Più tardi ci fu un poverello d’Assisi, tale Francesco, che ammansiva lupi e parlava con gli uccellini. Le relazioni tra musica e mondo animale sono antiche tanto che l’uomo ha imparato a declamare, cantare, suonare imitando le voci della natura. Spesso i versacci dei suoi amici a quattro zampe o due ali hanno ispirato composizioni musicali. E in particolare la musica pop ha subito il fascino di cani da caccia (hound dog) e trichechi (i am the walrus), zebre a pois e capinere tangheire e naturalmente centinaia di gruppi si sono identificati con nomi zoologici, dagli Scorpions agli Eagles, passando per Yardbirds e Stray Cats fino ai Beatles e i Monkees, entrambi col trucchetto dello spelling diverso (beetles ossia scarafaggi e monkeys, scimmie). Ce lo raccontano due esperti giornalisti, Ezio Guaitamacchi e Antonio Bacciocchi, nel colorato, splendidamente illustrato e documentato volume Crocodile Rock (Hoepli editore, 250 pg, euro 24,90) sottotitolo «storie, aneddoti, curiosità e tutto ciò che unisce musica e animali», con l’introduzione di Laurie Anderson, musicista e regista statunitense autrice del film Heart of a dog (2015), dedicato alla sua cagnolina Lolabelle.

UN LAVORO COLOSSALE, una ricerca unica e approfondita che gira intorno ad album e canzoni dedicate agli animali (ci sono anche quelle dello Zecchino d’oro) con gli artisti che hanno adottato un animale da compagnia o quelli che hanno speso la loro popolarità in favore di cause animaliste e altri che hanno abbracciato il vegetarianismo. E centinaia di stranezze con episodi che rasentano l’incredibile, come il nome del gruppo d’accompagnamento di David Bowie/Ziggy Stardust che viene direttamente da un derby Fiorentina-Pistoiese del 1954. Lo stadio fu sorvolato da strani oggetti – simili a filamenti – che passavano nel cielo, simili a ufo microscopici. Si scoprì che erano «palle o pallottole di ragnatela», ossia materiale creato da una specie particolare di ragno per migrare sfruttando la potenza del vento. Già allora si parlava di colonie aliene e altre forme di vita. La notizia fece il giro del mondo, arrivando fino a Londra, ispirando David Bowie per la creazione del nome del suo gruppo, «The Spiders from Mars», perché le cronache del tempo parlarono di «ragni marziani o ragni di Marte». E tanti esempi seguono sulla straordinaria sensibilità degli animali che donano amore agli esseri viventi, dalle colombe di Prince, adottate nel suo megastudio di registrazione di Minneapolis, scomparse dopo la sua morte, e ritornate fuori, a tubare quando fu fatto risuonare When doves cry, quasi fossero in lutto.

FINO AD ARRIVARE al pappagallo usato come cantante da un gruppo metal ai latrati di Seamus in un brano dei Pink Floyd e a quel fesso di Ozzy Osborne, azzannatore di vampiro. Si infilò un pipistrello vivo in bocca sul palcoscenico, passatogli da un fan delle prime fila. Credeva fosse un oggetto di plastica, prese l’epatite e la casa discografica mise in vendita un pipistrello di peluche insieme al disco.