Politica

La sindaca perde le stelle

La sindaca perde le stelle

Quarto La ormai ex M5S sentita dalla Procura. Di Maio, Di Battista e Fico in un video: mai saputo di ricatti

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 13 gennaio 2016

L’espulsione della sindaca Rosa Capuozzo è stata comunicata, come da copione, ieri mattina dal blog di Beppe Grillo: «La camorra a Quarto ha perso, perché non è riuscita a incidere in alcun modo sull’amministrazione e tutte le richieste pervenute sono state rimandate indietro duramente. Ma dalle parole di Rosa Capuozzo è evidente che si è trattato di un caso di ricatto da parte dell’ex consigliere Giovanni De Robbio, al contrario di quanto da lei stessa sostenuto nelle sue dichiarazioni pubbliche e di quanto riferito ai membri del M5S nei diversi incontri avuti, in cui ha parlato di semplici pressioni politiche». Non aver denunciato il ricatto del consigliere più votato del Movimento è costato caro alla sindaca e la campagna mediatica dei dem sta facendo calare i grillini nei sondaggi nazionali. «È dovere di un sindaco del MoVimento 5 stelle – aggiunge Grillo – denunciare immediatamente e senza tentennamenti alle autorità ogni ricatto o minaccia che riceve. Perché siamo il M5S e non un Pd qualsiasi».
Ieri Capuozzo è stata interrogata in qualità di testimone dal pm Henry John Woodcock. In precedenza erano stati ascoltati la consigliera comunale 5S Concetta Aprile e il capogruppo del Movimento, Alessandro Nicolais, la cui abitazione era stata perquisita lunedì, come quella della sindaca, alla ricerca di registrazioni in grado di documentare i ricatti subiti da Capuozzo. Espulsione e indagine non hanno fermato l’amministrazione: «Il sindaco e il gruppo di consiglieri di maggioranza sono decisi a continuare. Il nostro prioritario senso di responsabilità verso i cittadini ci impone di continuare ad amministrare» recita la nota letta alla stampa nel pomeriggio dal consigliere Gianluca Carotenuto. Naturalmente hanno messo in conto l’espulsione pure loro. Avanti quindi senza simbolo.
De Robbio, recordman di preferenze (840), è accusato di tentata estorsione alla sindaca con l’aggravante del metodo mafioso. Su di lui sarebbero confluiti i voti del clan Polverino, attraverso l’imprenditore Alfonso Cesarano, una volta rimasto fuori dai giochi Mario Fierro (anche lui indagato) poiché la lista del Pd era stata esclusa dalla competizione elettorale per irregolarità. In cambio, De Robbio avrebbe dovuto agevolare gli affari, in particolare nella gestione dello stadio e degli appalti relativi a urbanistica e cimiteri. Per fare pressione su Rosa Capuozzo, De Robbio e soci avrebbero utilizzato un dossier su un presunto abuso edilizio. «Siamo persone oneste, forse sprovvedute, ma onestissime – ha commentato la consigliera Aprile, all’uscita dalla procura -, agnelli in mezzo ai lupi. Non c’era nessun ricatto, non poteva esserci perché sulla casa non vi era stata alcuna irregolarità. De Robbio era pressante, insistente, provocatorio. Sulla trasparenza nostra non si discute. Io non transigo».
A Roma intanto è andato in scena lo scontro tra M5S e Pd. A dare un tocco surreale ci ha pensato Matteo Renzi, con la dichiarazione pro Capuozzo in chiave anti Grillo: «Bisogna evitare strumentalizzazioni, questa giovane sindaco ha chiesto aiuto ai suoi dirigenti, non si capisce se l’ha ottenuto e se qualcuno ha preferito tacere. Mi sembra davvero ingiusto buttare la croce addosso a lei. Avrebbe dovuto denunciare chi la ricattava ma non dimettersi. L’idea che il M5S ha il monopolio morale, che per noi non è mai esistita, ora è chiaramente venuta meno anche per i militanti del Movimento. Ma quale era il presupposto? Che il M5S fosse immune, un partito di perfetti. Ma sono come tutti gli altri partiti». Grillo attacca il Pd dal blog («Ha il monopolio immorale»), il trio Di Battista-Fico-Di Maio diffonde un video, con cui smentire l’accusa di essere stati al corrente del ricatto ai danni di Capuozzo: gli ultimi due, in particolare, hanno mostrato la loro copia dei messaggi (poi postati anche sui social) finiti nelle intercettazioni, per dimostrare che le conversazioni si riferivano ad altre vicende. Insomma loro di Quarto non sapevano nulla, il sindaco andava espulso, il Pd «si comporta in maniera omertosa» e fa propaganda, caso chiuso.
«Grillo espelle il sindaco di Quarto perché non ha denunciato le minacce. Ma lei aveva avvertito Di Maio. Attendiamo a breve l’espulsione di Di Maio» scriveva ieri su twitter il presidente del Pd, Matteo Orfini. «Pensate a ripulire i vostri 83 indagati ancora sulla poltrona. Senza polemica. Fate male alla legalità e rafforzate la mafia» la replica del parlamentare 5S Carlo Sibilia.
Ma anche nel Movimento ci sono molti scontenti per come è stata gestita la vicenda Quarto. «Bene, quindi si dovrebbero fare nuove elezioni e la camorra potrà sedere sulla sedia del sindaco con il Pd o con il centrodestra, gran bel risultato!» uno dei tanti commenti critici al post di Grillo sul blog. I senatori mettono sotto accusa il direttorio, per non aver agito subito e per averli esclusi dalle decisioni: «Abbiamo dovuto subire anche l’umiliazione di sentire Renzi esprimere solidarietà a Capuozzo – ha spiegato un senatore dopo una riunione sul tema -, un sindaco che solo pochi giorni fa era per noi ’parte lesa’ da difendere». E un altro: «Per ora siamo fermi, sulla riva del fiume. Ma prima o poi, come dice un antico proverbio cinese…».

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento