L’hanno ribattezzato il «metanodotto del terremoto», perché attraversa i tre «crateri» e i principali centri distrutti dalle scosse del 24 agosto 2016, quando sono stati devastati Amatrice, Arquata, Norcia e Castel Sant’Angelo, e perché «bucherà» aree ad elevato rischio sismico. È il gasdotto Sulmona-Foligno che rientra nella più ampia Rete Adriatica di Snam Brindisi-Minerbio, un’infrastruttura di quasi 700 chilometri di lunghezza, collegata a sua volta al Tap dell’Azerbaigian, e che prevede la realizzazione di una «centrale di compressione» nella città di Ovidio, «con quattro linee di collegamento». Un progetto devastante contro cui, in Abruzzo, a fronte di un’accelerata del governo, è scattata la «chiamata alle armi».

La mobilitazione è gestita dal coordinamento No Hub del gas che sta preparando una manifestazione, che coinvolgerà associazioni, cittadini e comitati dal nord al sud dello Stivale, prevista per il prossimo 21 aprile a Sulmona. Una carovana anti gasdotto, in questi giorni, sta già girando vari paesi, di Marche, Abruzzo, Umbria e Molise con tre percorsi, effettuati in parte a piedi e in parte in bicicletta, che toccano i luoghi interessati dai vari progetti estrattivi, di trasporto e stoccaggio degli idrocarburi.

«Un tracciato quello di Snam che rappresenta un vero e proprio azzardo – attacca la sindaca di Sulmona, Anna Maria Casini, in prima linea nella battaglia, per cui, a dicembre, aveva anche dato le dimissioni -. Epicentri di recenti terremoti e faglie attive sono a poche centinaia di metri dal percorso prescelto e, va ricordato, che la scossa del 2009 che ha distrutto L’Aquila creò danni anche alla rete del metano. Sono alcune delle ragioni per cui ci stiamo opponendo, fermamente, al progetto. Tra l’altro – evidenzia – Sulmona è tra le 10 città italiane entrate nel programma nazionale di prevenzione e vulnerabilità sismica denominato ‘Casa Italia’». Motivi ribaditi nel summit tenuto lo scorso 4 aprile presso la Presidenza del Consiglio dei ministri «per superare il veto all’opera» posto dai sindaci e dal territorio, oltre che dalla Regione Abruzzo. Interventi dichiarati «strategici, urgenti e indifferibili»; ma che in realtà non lo sono, dato che l’Italia ha già una propria rete di gasdotti e che il consumo del metano è in calo.

 

Il vertice si è svolto nonostante lettere e diffide inviate, da ambientalisti e parlamentari, al ministero dello Sviluppo economico e al presidente della Repubblica, dato che «il vecchio governo è stato delegittimato dal voto popolare» e quello nuovo non è stato ancora formato. «Pare che a Roma abbiano fretta di concludere – riprende la prima cittadina di Sulmona – in modo da non lasciare al prossimo governo le procedure in atto. Abbiamo riaffermato la contrarietà alla centrale e al metanodotto, evidenziandone le criticità e illustrando le ragioni dell’opposizione di un ampio territorio montano, a rischio sismico, che ho inserito in un documento scritto, chiedendo di allegarlo al verbale». Anche il sottosegretario Mario Mazzocca ha confermato la contrarietà della Regione al progetto Snam, contro il quale ci sono anche diversi ricorsi al Tar. «Non ci ha convinto Snam, – aggiunge Casini – che continua a sminuire dubbi e problematiche, compresa quella legata alla sismicità delle zone che saranno attraversate. Continueremo ad avversare l’infrastruttura in tutte le sedi e nei prossimi incontri, nei quali sarà coinvolto anche l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) interpellato dal ministero dello Sviluppo economico». Tutto ciò mentre l’Appennino continua incessantemente a tremare.