È di alcuni giorni fa l’annuncio che il governo giapponese comincerà, fra due anni, lo scarico nell’Oceano Pacifico di oltre 1,25 milioni di tonnellate di acqua contaminata, quella utilizzata per raffreddare il combustibile nucleare nel reattore 1 della centrale di Fukushima. Per spiegare in modo semplice di che cosa si tratta e come questa operazione funzionerà, nei giorni scorsi l’Agenzia Giapponese per la Ricostruzione ha lanciato un video dove per illustrare come l’acqua contenente il trizio, l’elemento radioattivo in questione, verrà scaricata, si è usata un’animazione decisamente fuori luogo con protagonista un personaggio dalle forme piuttosto carine. Questa decisione ha fatto infuriare non pochi giapponesi, specialmente chi abita nell’area di Fukushima e che a causa dell’eventuale scarico delle acque inquinate nel mare si vedrà fortemente colpito, su tutti, i pescatori della zona che dal mare traggono il loro sostentamento.
Il video è stato tolto e al di là di tutte le giuste polemiche che ha scatenato, è l’ennesimo esempio di come sia sempre più profonda ed invasiva, mi si permetta il brutto neologismo, la mascottizzazione dell’arcipelago. I cosiddetti yuru kyara, personaggi mascotte che sono usati per indicare e promuovere un po’ di tutto, da prodotti alimentari a zone turistiche, da manifestazioni stagionali a organizzazioni commerciali, sono oramai onnipresenti.

NON E’ UN’ESAGERAZIONE affermare che il Giappone abbia creato in questi ultimi decenni un yuru kyara quasi per ogni cosa che abbia bisogno di essere pubblicizzata o spiegata al grande pubblico. Se la prima grande mascotte di successo nazionale è stata Hikonyan, una sorta di gatto con un elmo da samurai, creato per rappresentare la città di Hikone nel 2007 e che aiutò non di poco ad attrarre turisti nella zona, quella che più è ancora oggi diffusa in tutto l’arcipelago è Kumamon. Orsetto che rappresenta la prefettura di Kumamoto, questa mascotte nel decennio trascorso dalla sua prima apparizione, il 2010, ha fatto muovere grazie ad un merchandise pervasivo in tutto il paese ma anche all’estero, milioni e milioni di yen e orde di appassionati. Naturalmente ci sono stati casi in cui queste mascotte sono state accolte in maniera piuttosto critica, il più noto caso è forse quello di Sento-kun, yuru kyara della città di Nara, la prima capitale del Giappone e sito di alcuni dei templi buddisti più antichi. Creata nel 2010 per celebrare i 1300 anni della città, questa mascotte non è solamente sgraziata ed antiestetica alla vista, una figura maschile simile ad un monaco con due corna di cervo, animale che popola pacificamente le strade della cittadina, ma ha anche scandalizzato per la banalizzazione che opera verso la religione.

QUESTO ACCADE – anche se va detto che il fenomeno dei yuru kyara, al di là dell’aspetto economico che è trainante e dominante, ha successo e popolarità grazie al forte legame che il popolo giapponese ha verso gli oggetti inanimati, specialmente attraverso le pratiche shintoiste, e verso il mondo degli spiriti e degli yokai, creature soprannaturali del folklore nipponico. Per tornare all’inizio e chiudere quindi il cerchio, la mascotte del trizio non è la prima e la sola nata dall’industria nucleare, esiste, o esisteva, Pluto-kun, a rappresentare il plutonio, o altre ancora per pubblicizzare e rendere più «accettabili»” e «simpatici» al grande pubblico i vari impianti nucleari costruiti nel dopoguerra nell’arcipelago. In contrapposizione a questi, in anni recenti è stato creato Datsuge raion, un leone a forma di fiore che rappresenta il movimento anti-nucleare.

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