Il simbolo della Sicilia è un essere con tre gambe (la triscele) collocato sul confine tra due colori. La figura simboleggia efficacemente la situazione epidemiologica della regione, in bilico tra zona bianca e gialla. Tutti gli osservatori danno per scontato che da lunedì sull’isola scatteranno la zona gialla e le prime limitazioni: obbligo di mascherina, limiti alle tavolate, tetti al pubblico negli eventi. Una beffa imprevista che colpirebbe l’ultimo scampolo di alta stagione turistica. Ma grazie a uno stratagemma contabile la regione potrebbe rimanere in bianco anche la prossima settimana, per la gioia di villeggianti e commercianti.

La zona scatta quando i pazienti Covid occupano il 15% dei reparti ordinari e il 10% delle terapie intensive, per frenare il contagio prima che gli ospedali scoppino. Dato che le altre patologie tengono occupati i reparti per il 70-80%, il margine che permette di curare i pazienti Covid senza sacrificare gli altri malati o allungare le liste d’attesa è ridotto.

Solitamente il mercoledì è preso a riferimento dalla cabina di regia (ministero della Salute e Iss) per stabilire le zone colorate. Dunque, sono queste le ore decisive. Nella regione, la soglia che riguarda i reparti ordinari è stata oltrepassata, con il 16,5% dei posti letto già occupati. In terapia intensiva, la situazione è più incerta. Gli 80 pazienti ricoverati per Covid sono troppi per rimanere in zona bianca, stando ai dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas): i posti letto disponibili in terapia intensiva nella regione sono 762 e il tasso di occupazione salirebbe al 10,5%. La regione ha fatto il possibile – e forse qualcosa di più – per allestire nuovi posti letto: dall’inizio di luglio ne sono stati creati oltre cento, dando fondo a ogni risorsa.

Ma non è detta l’ultima parola: alla cabina di regia che stabilisce le zone colorate, composta da ministero della Salute e Istituto superiore di sanità, la regione ha comunicato infatti un numero di posti letto ancora superiore di quello certificato dall’Agenas, dichiarandone addirittura 833 come ha rivelato un’inchiesta del manifesto. Un miracolo che avrebbe dell’incredibile: i posti letto aggiuntivi possono essere conteggiati solo se non incidono sugli altri reparti e nella regione i medici scarseggiavano già prima della pandemia. Se questo numero sarà confermato, la regione potrebbe essere in salvo. Gli 80 posti letto occupati su 833 corrispondono al 9,6%, appena sotto il limite. Non tutti però credono ai miracoli: «Un aumento fittizio dei posti letto per non finire in zona gialla appare grave e inquietante e per questa ragione chiediamo al presidente Musumeci e all’assessore Razza di chiarire», dichiara Barbara Evola, capogruppo di Sinistra Comune al Comune di Palermo.

La sola eventualità della zona gialla ammazza-turismo fa comunque volare accuse e profezie di sventura. Per il presidente dell’ordine dei medici locale Toti Amato, l’errore è stato fatto sui vaccini, fermi al 60% nella regione: «Si è puntato a grandi hub, ma molte persone non potevano arrivarci, per le distanze e le difficoltà del territorio» spiega. I sindacati dei lavoratori del commercio Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs segnalano un 20% di rinunce nelle prenotazioni degli alberghi e chiedono al governo di intervenire «al fine di non compromettere irreversibilmente la stagione turistica siciliana». Da parte sua, il sottosegretario alla salute Andrea Costa risponde sdrammatizzando: «Tutte le attività sostanzialmente sono permesse: il passaggio al giallo non preclude il percorso di ritorno graduale alla normalità». E il presidente della regione Nello Musumeci ieri è intervenuto in extremis, con un’ordinanza regionale che anticipa l’obbligo di mascherina all’aperto ma solo nei luoghi affollati.

Oltre alla Sicilia, tremano anche Sardegna (10% di occupazioni in area medica e 9% in terapia intensiva) e Calabria (14% e 7%), ma almeno la prossima settimana rimarranno in bianco.

Potrebbe essere solo una questione di tempo: gli oltre 7.000 nuovi casi registrati ieri, con 43 vittime e 19 ricoverati in più in terapia intensiva, segnalano che l’ondata di agosto non ha ancora toccato il picco.