Nella città di Yakutsk, trecentomila abitanti al limite dell’infinita taiga siberiana, il fumo grigio degli incendi ha bloccato l’aeroporto e anche i battelli che attraversano la Lena e tengono unita una regione grande quanto l’India. A questo punto dell’anno il sole resta in cielo per diciotto ore al giorno, ma da un mese ormai la nebbia è fitta e copre interamente il cielo, e la luce filtra appena: rimanere in strada per quindici minuti è diventato impossibile.

TRECENTO ROGHI DIVERSI tengono impegnate le squadre di emergenza su dodicimila chilometri quadrati di pianure carbonizzate. Il fuoco si muove rapidamente verso sud, inghiotte foreste, pascoli, villaggi remoti, si lascia alle spalle cumuli di cenere. «La colpa è del global warming», ha detto il presidente della Repubblica Sakha, Aysen Nikolaev, dal momento che le temperature si sono alzate di due gradi e mezzo in Yakutia nell’ultimo decennio, ma di certo non basta a risolvere la crisi, né, tantomeno, a calmare le proteste.

NEI SOCCORSI SONO IMPEGNATI poco meno di tremila uomini. Il ministero della Difesa ha trasferito a Yakutsk militari dai grandi centri dell’oriente russo, e quindi da Irkutsk, Tuva e Khabarovsk, però nelle foreste ci sono soprattutto volontari con mezzi di fortuna: uno a uno contro il fuoco adoperando pale, picconi e taniche di acqua portate sulla schiena. I turni sono sfiancanti. I risultati per adesso scarsi. Nel distretto di Nyurba erano al lavoro anche studenti di quindici e sedici anni, le autorità del posto prima hanno smentito la notizia, poi sono state costrette a confermarla.

LE RICHIESTE DI SOSTEGNO al Cremlino non hanno avuto grande seguito, e soltanto ieri Vladimir Putin ha incaricato il governo di inviare mezzi e soccorritori in Yakutia dopo un vertice in videoconferenze con i rappresentati delle regioni più colpite. Oltre alla Yakutia anche la Carelia è in piena emergenza. Il suo presidente, Artur Parfenchikov, ha chiesto assieme agli uomini l’accesso ai fondi di riserva del governo federale: insomma, la crisi ambientale assume giorno dopo giorno una dimensione politica significativa. Il tema dei soldi pubblici è importante, dato il contributo della Siberia al bilancio russo in termini di risorse naturali.

«La nostra Repubblica sta facendo tutto il possibile, ma la situazione è critica: adesso serve un aiuto del governo centrale», ha scritto sui suoi canali social Saardana Avksenteva, uno degli amministratori più in vista della regione, la cui popolarità sta crescendo in modo sorprendente in tutto il paese, e questo vale anche per i circoli chiusi di Mosca, lo dimostra il lungo ritratto che le ha dedicato lo scorso aprile l’edizione russa del mensile Vogue. Avksenteva ha 51 anni, è cresciuta politicamente nel Komsomol di Yakutsk e ha ricoperto a lungo incarichi di responsabilità negli organismi cittadini. Si considera ortodossa, ma segue anche le tradizioni religiose della sua nazione, come l’usanza di lasciare focacce di burro e farina al bordo della strada per ingraziarsi gli spiriti quando parte per un viaggio.

NEL 2018 SI È CANDIDATA alle elezioni locali con il partito di sinistra Rinascita Russa e ha sconfitto il gruppo di potere legato al Cremlino, diventando l’unica donna di opposizione alla guida di una grande città. I social network hanno avuto un ruolo fondamentale nella sua campagna; la stampa straniera le riconosce sobrietà e freschezza; i suoi concittadini anche un certo piglio: nel 2019 ha tenuto sotto controllo le tensioni montate a Yakutsk dopo una serie di crimini compiuti da immigrati dell’Asia centrale. L’incarico di sindaco lo ha lasciato a gennaio e da allora è diventata il volto di «Nuove Persone», il movimento che l’industriale Aleksei Nechaev ha fondato un anno fa e che dovrebbe prendere parte alle politiche di settembre.

CRITICHE AL CREMLINO Avksenteva le ha espresse nei giorni scorsi anche sulla gestione del coronavirus, quando il governatore di Mosca ha deciso di rimuovere l’obbligo di green pass per l’accesso ai locali pubblici. «A volte mi sembra che le autorità ci trattino come topi da laboratorio», ha detto in una intervista: «Prima ci hanno imposto l’uso del codice, e centosettanta ristoranti sono stati costretti a chiudere a causa della misura, ma appena la gente ha cominciato ad abituarsi alla novità, ecco che hanno cancellato tutto. Penso che quelli lassù in alto si divertano osservando i cittadini in totale confusione di fronte a provvedimenti contradditori».

SECONDO I PIÙ CRITICI, «Nuove Persone» non è altro che l’ennesimo partito fantoccio messo in piedi nel tentativo di rendere credibile il sistema di «democrazia sovrana» costruito negli ultimi anni, incanalando dentro alla Duma i malumori dei liberali fra i diciotto e i trent’anni, a pochi mesi da elezioni che il partito più vicino a Putin, Russia Unita, non sembra in grado di dominare come accaduto sino a questo momento.

IL GIUDIZIO DIPENDE dai rapporti di Nechaev, proprietario della più importante casa di prodotti cosmetici del paese, con il Fronte Popolare Panrusso, un organismo civico che redige e verifica alcuni punti del programma di governo. Nechaev ha, però, mostrato sensibilità per i temi ambientali ben prima di entrare in politica. La collaborazione con Avksenteva può diventare un elemento di grande interesse nella politica russa, cominciando proprio dall’emergenza Siberia.