Aspettando la débâcle, la sinistra arriva suonata al secondo turno delle municipali francesi, che avrà luogo in poco più di 6mila comuni, in genere i più grandi (30mila comuni hanno già eletto il sindaco al primo turno), in attesa di un nuovo governo. La settimana è stata nera, dopo una prima tornata caratterizzata dalla forte astensione e da un voto di sfida.

Come se non fosse bastata la batosta di domenica scorsa, giovedì sono arrivati gli ultimi dati sulla disoccupazione: 32.400 persone in più iscritte agli uffici di collocamento a febbraio, 3.608.700 senza lavoro, cifra che sale a 5.236.300 se si aggiungono coloro che hanno subito una riduzione dell’attività. Sempre giovedì, il Consiglio costituzionale ha annullato una parte della «legge Florange», che avrebbe dovuto permettere di lottare contro i «licenziamenti di Borsa», obbligando i dirigenti di un’impresa di più mille dipendenti che intendono chiudere a cercare un acquirente. Il testo di legge, adottato dal parlamento il 24 febbraio scorso, era già annacquato rispetto alle intenzioni originarie, ma comunque salvava almeno le apparenze circa un interessamento per le sorti dell’economia reale. Ma per i saggi parte della legge è anticostituzionale perché, imponendo dei vincoli al capitale, va contro «al diritto di proprietà e alla libertà di impresa». Un nuovo passo, quindi, che porta acqua al mulino del discorso dell’estrema destra, sull’impotenza dei politici, costretti nel corpetto Tina («there is no alternative», non c’è alternativa).

A Florange, dove sono stati chiusi gli ultimi altiforni della Lorena che erano caduti nelle mani della multinazionale ArcelorMittal, è stato del resto eletto sindaco al primo turno un indipendente di destra. La sinistra potrebbe perdere oggi circa 110 comuni di più di 10mila abitanti. Con le municipali del 2008, aveva il sindaco in più di 500 comuni (il Ps ne controllava 340 su 953, il Pcf una sessantina e gli indipendenti di sinistra un centinaio). Nei 1100 comuni con più di 9mila abitanti la sinistra aveva complessivamente una maggioranza del 54,5%. Adesso è la destra ad essere maggioritaria. Al primo turno, il Ps ha già perso 28 città con più di 10mila abitanti, il Pcf due, gli indipendenti di sinistra 4. La destra di governo dovrebbe incassare un’«onda blu» considerevole. Secondo gli ultimi sondaggi, alcune grandi città potrebbero passare a destra: Strasburgo, Metz, Reims, Saint-Etienne e Tolosa. Marsiglia resterà a destra. Salvo un terremoto che sarebbe una vera e propria catastrofe, Parigi invece dovrebbe rimanere a sinistra, anche se con qualche affanno. Le divisioni a sinistra hanno reso confusa la situazione a Montpellier, città di sinistra che potrebbe persino passare a destra a causa dei dissidi. A Grenoble si configura invece una prospettiva per il futuro: i Verdi sono in buona posizione per eleggere il sindaco, alleati del Front de gauche, contro il dissidente socialista, che ha rifiutato la fusione della lista (ed è stato escluso dal Ps). La perdita di grandi città avrà una conseguenza sul controllo delle strutture delle comunità metropolitane, che dovrebbero sfuggire al Ps. Anche l’ex banlieue rossa del nord di Parigi volta un po’ le spalle alla sinistra, tra un’astensione enorme (ha superato il 50% al primo turno), alcune sconfitte clamorose, come la perdita del feudo comunista di Bobigny e molte battaglie fratricide, che manifestano un clima da fine regno.

Per tutta la settimana il Fronte nazionale ha monopolizzato i commenti politici. Marine Le Pen punta a eleggere un migliaio di consiglieri municipali (più o meno come nel ’95, mentre ne aveva solo 85 nel 2008) per radicarsi nel territorio, dove aveva perso terreno in seguito alla cattiva gestione dei comuni caduti sotto il controllo Fn 19 anni fa. Ha eletto al primo turno il sindaco a Hénin-Beaumont e riconfermato un ex Fn a Orange. Ora l’estrema destra punta alla vittoria a Fréjus, Beaucaire, Saint-Gilles e Béziers. Spera persino di conquistare Perpignan. La prospettiva di un sindaco Fn a Avignone ha fatto reagire Olivier Py, il direttore del Festival, che ha sottolineato la difficoltà che ci sarà a lavorare con le strutture pubbliche nell’eventualità della vittoria di un sindaco di estrema destra.

Hollande si è chiuso nel mutismo. Lasciando spazio a voci e contro-voci sull’imminente rimpasto governativo. Molto dipenderà dall’ampiezza della sconfitta: in caso di catastrofe, salterà anche il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, che spera ancora in un ripensamento degli astensionisti, più numerosi a sinistra che a destra.

Ma un cambiamento di governo per fare cosa? Gli elettori di sinistra hanno disertato le urne, che hanno così espresso una maggioranza di destra. La sfinge Hollande dovrà decidere se attenuare la scelta social-liberista in corso a favore di un rilancio sociale oppure rispondere alla richiesta di ordine e di sicurezza venuta dalle urne.