Questo ultimo giorno di primarie americane è anche chiamato Congressional SuperTuesday in quanto si vota anche per i rappresentanti degli Stati al congresso. Il New Jersey voterà Clinton e non Sanders ma a livello di rappresentanti al congresso c’è una delle sfide più interessanti da seguire ed è quella del venticinquenne Alex Law (Sanders) contro il rappresentante in carica, Donald Norcross (Clinton).

La sfida si svolge nel primo distretto, nel New Jersey del sud, dove Norcross ha portato avanti una campagna elettorale di centinaia di migliaia di dollari oltre al supporto del partito e l’endorsement di Obama. Alex Law, invece, ha dalla sua tutta la base.

Cresciuto in South Jersey, viene da una famiglia di democratici, suo nonno è stato il sindaco della città di Collingswood, si è laureato alla New York University Stern School of Business e la politica per lui è una battaglia.

«Dopo aver visto le politiche di Donald Norcross basarsi su clientelismo e corruzione – ha detto Law – non potevo più stare seduto a casa a lamentarmi e mi son detto andiamo là fuori e facciamo qualcosa al riguardo». Così ha fatto e ha basato la campagna sul contatto capillare, parlando agli elettori nei mercati dei coltivatori diretti, facendo una campagna simile a quella di Sanders.

La sfida tra questi Davide e Golia della politica locale del New Jersey si è molto giocata su chi fosse più o meno vicino all’area radical del senatore del Vermont, come quando Norcross ha affermato di non essere solo il candidato di Clinton. «Norcross sta cercando di indurre in errore gli elettori dicendo che Sanders lo ha endorsato – ha detto Law – in realtà sta solo allargando l’approvazione del suo amico e collega Wisniewski».

Questo genere di scambio rende l’idea di quanto l’ago della bilancia sia il bacino dei voti radical, leit motive di tutta questa campagna elettorale; ma questo scontro in New Jersey è anche il paradigma di ciò che vuole ottenere Sanders e che ci si augura accada, cioè spostare tutta questa energia di sinistra nel local per costruire una rete di rappresentanti che forzino la mano di Clinton.

In questa chiave è molto più comprensibile ciò che sta facendo Sanders e perché non si arrenda a Hillary candidata e voglia andare fino alla convention cercando di spostare quanti più super delegati possibili dalla propria parte, ed è così, in effetti, che si potrebbe attuare la sua political revolution, cambiando elemento per elemento, il partito democratico; per ora di certo ne ha cambiato la base, ora toccherà ai rappresentanti locali e poi alle istituzioni.

Non è più era di prese di palazzi d’inverno per attuare le rivoluzioni, queste vengono soffocate da idranti e lacrimogeni, ed i movimenti neutralizzati dal silenzio dei media di regime che mantengono lo status quo tramite l’omissione delle notizie; i percorsi di cambiamento sono più lenti e crescono con passaggi diversi.

In questo senso anche l’appoggio di Ows a Sanders compone un quadro più ampio della sfida elettorale di Usa2016. Gli attori in gioco non saranno solo i due candidati ufficiali, ce n’è anche un terzo ed è questa base mobilitata che ha inondato le piazze e che, come dice Law, «non vuole tornare sul divano a lamentarsi».