Il concorso di Cannes è solo molto raramente accessibile a registi esordienti. Yomeddine, l’unico primo film della competizione 2018, potrebbe sembrare un candidato implausibile alla postazione. Un piccolo film, tra Lynch e il neorealismo, lontano dal cinema monumentale generalmente prediletto sulla Croisette e dalle star internazionali che, dal tappeto rosso, «fanno» i titoli del giorno. Più piacevolmente imprevisto che dissonante abbastanza da lasciare un segno, il road movie dell’austriaco-egiziano A.B. Shawky – ex studente della New York University- è però un sintomo del festival di quest’anno, e della generale impressione di una macchina enorme, un po’ inceppata, che sta cercando, non sempre con successo, di uscire almeno in parte da se stessa, se non proprio di reinventarsi.

Forte di una sales company di grosso calibro, come Wild Bunch, Yomeddine è un oggetto non privo di artigli, anche se troppo disegnato per l’esportazione, nel suo calibrare attentamente le lacrime e la risata – un mix di melodramma e di commedia triste che ammicca da lontano – attraverso il filtro di una macchina irrequieta, «da documentario»- alla ricca tradizione del cinema popolare egiziano e al gusto del racconto allegorico.

Shawky scommette tutto sui lineamenti sfigurati e gli arti deformi di Beshay (Rady Gamal), rosicchiato dalla lebbra, che lo ha colpito da bambino e relegato in un colonia sperduta nel deserto, dove ha trovato una moglie che, dopo essere stata ricoverata in un ospedale per malati di mente, muore all’inizio del film. In un gesto di sfida alla prigionia, reale e mentale, a cui la società lo ha condannato per via della sua condizione, Beshay – che si mantiene frugando tra i rifiuti di una gigantesca montagna di spazzatura – lascia la colonia a bordo di un carretto tirato da un asino, alla ricerca dei suoi genitori.

Lo accompagna un giovane orfano nubiano. Fuori casta come lui, e altrettanto deciso combattere il destino. Si chiama Obama «come il tipo in tv». Furti, botte, sprezzo, paura, persino un arresto: il mondo esterno è spietato, pieno di insidie. La strada fuori dalla colonia che si era aperta davanti ai suoi occhi piena di promesse è in un campo minato, fatto di ingiustizie e disillusioni e rarissimi momenti di sollievo come quello dell’incontro con una colonia di mendicanti alla Freaks .