La canzone del mare è un soffio impalpabile racchiuso in una conchiglia e la voce della mamma che racconta du universi fantastici, creature fatate, misteriose «Selkie» capaci di risvegliare i sentimenti pietrificati dai gufi malvagi e di restituire vita al mondo. Il piccolo Ben è un bambino felice, la mamma lo adora e la sera insieme al papà grande e forte lo accompagnano nel sonno. Vivono tutti e tre in un faro sul mare, e insieme a un piccolo cucciolo il migliore amico del bimbo, tra poco arriverà la sorellina, «Non vedo l’ora» dice Ben alla mamma prima di addormentarsi. Però succede qualcosa, e anni dopo, il giorno del compleanno della piccola, ritroviamo Ben sulla spiaggia mentre disegna i personaggi che gli ha narrato tante volte la madre, il cucciolo è diventato un cagnone, e tra di loro c’è una bimbetta bruna e silenziosa, anzi muta come un pesce. È Saoirsie, la sorella che Ben detesta, è lamentosa, prende le sue cose, la conchiglia che gli ha regalato la mamma, scappa nell’acqua e lui deve ripescarla. Ben ha paura dell’acqua, pure se ci è cresciuto quasi dentro, è l’acqua che ha portato via la mamma così gli hanno detto ma soprattutto è colpa di quella bambina se lei non c’è più.
La canzone del mare è una favola che come tutte le fiabe narra un rito di passaggio, il romanzo di formazione verso la vita dei due bambini protagonisti ma anche degli adulti che gli sono accanto, la loro lotta quasi impossibile per superare un grande dolore. Cosa c’è infatti di più orribile per un bimbo che perdere la mamma, l’incubo di ogni brutta notte? E da qui, dai sentimenti fragili di piccoli e di adulti parte Tomm Moore in questo suo nuovo film, molto bello che arriva in ritardo sui nostri schermi – è stato candidato all’Oscar nel 2014 come anche il precedente The Secret of Kelly – a cui l’ispirazione autobiografica nell’infanzia del suo autore regala una emozione speciale. Mentre l’animazione permette ai personaggi una meravigliosa libertà, il dono di volare e di farsi beffa degli esseri malefici che pensano che i sentimenti sono come i pesci, più crescono e più fanno soffrire.
E invece l’educazione sentimentale della canzone che la mamma ha lasciato dice proprio il contrario. «Sarai un fratello fantastico» aveva sussurrato quella notte al figlio prima di sparire. E questa è la sfida che Ben deve affrontare insieme agli altri, il padre che il dolore ha piegato come il gigante delle storie, la nonna che somiglia a un gufo cattivo, la sorellina che subisce il rancore del ragazzino. Moore trasforma i sentimenti e il loro corpo a corpo con la vita un’avventura fantastica, in cui i ruoli si ribaltano e la piccola, come già sua madre, rivela una natura magica di selkie, una foca-bambina sospesa tra mare e terra, tra nord e sud col potere di rompere tutti gli incantesimi che raggelano i cuori.
Nel percorso iniziatico dei ragazzini si mescolano le leggende irlandesi e La notte corre sul fiume, il potere delle storie che sono infinite, la memoria che si sradica come i capelli del Gran Chanaki ed è perduta per sempre. Non ci sono principi né principesse, ma donne belle, minuscole o adulte, con una voce capace di smuovere la realtà in questa storia prendendo in mano il flusso della vita. I suoi sbalzi e si suoi dolori, le scommesse impossibili, i vuoti e la necessità di reinventare nuovi e preziosi equilibri.
https://youtu.be/9Mpg4rh7LGM
Moore, nord irlandese, lavora con il suo studio, Carton Saloon, fondato nel 98, predilige sia per le serie che per i film l’animazione in 2D e un metodo di lavoro più «artigianale» nel quale cerca di fondere pittura, poesia mescolandoli alle sfumature della vita, ai suoi movimenti che scivolano tra le note di quella canzone, nelle profondità più misteriose che racchiudono la dimensione di ogni giorno, E riesce a tenere insieme fiabesco e quotidiano in un equilibrio commuovente, mai forzato, che asseconda imprevisti e certezze, ritrova i luoghi narrativi che punteggiano ogni crescita che sconfigge la paura eppure ne sa spiazzare con delicatezza – mai sdolcinata – la familiarità.