I migliori dei top club sono andati via. Donnarumma, Lukaku, se la Juventus riesce nell’impresa che vale il risparmio di 31 milioni di euro d’ingaggio, anche Cristiano Ronaldo. E forse Insigne, dal Napoli, in rottura con De Laurentiis. La Serie A che parte tra qualche ora, con Maurizio Sarri e la Lazio a Empoli, il trampolino del tecnico toscano verso scudetti e coppe, è la versione più povera e indebitata dell’ultimo decennio. E quindi anche la meno competitiva, per una specie di contrappasso dell’estate ricca del calcio, degli Europei vinti, poi delle medaglie olimpiche inattese.

Sudore, sacrificio e meraviglia, mentre da giorni si legge, si ascolta solo di finanziamenti, prestiti, indicatori di liquidità. Conti, perdite, plusvalenze. Non sono entrati nel sistema i soldi del private equity, il fondo Cvc che a lungo è stato in trattativa con la Lega di A ha chiuso un accordo con la Liga spagnola, nonostante il veto di Real Madrid e Barcellona. Ci sono risorse fresche da alcune piattaforme di criptovaluta, che sponsorizzano Roma e Inter, ma non basta a rimettere in sesto i bilanci.

EPPURE CI SAREBBE da celebrare il ritorno del pubblico sugli spalti, capienza al 50% secondo le disposizioni governative: serve il Green Pass, verrà ammesso chi si è sottoposto alla prima dose di vaccinazione, chi è immunizzato, chi è guarito e chi ha effettuato un tampone, molecolare o rapido, entro 48 ore dalla gara, ovviamente con esito negativo. Parametri che valgono per gli spettatori di casa e anche per gli ospiti. Non ci saranno soldout, causa il molto discusso Green Pass: attesi in 20 mila a Milano, 16 mila a Napoli. Ma è un passo avanti, sulla scia degli Europei che hanno un attimo riconciliato con il calcio vero, dal vivo.

Certo, per la griglia del torneo prodursi in pronostici è assai complicato al 21 agosto, perché il mercato, le esigenze finanziarie delle squadre, anche delle candidate a scudetto e posto in Champions League, possono davvero cambiare tutto in dieci giorni (si chiude il 31 agosto). Se la Juventus di Max Allegri, che ha acquistato Locatelli dal Sassuolo in leasing (lo stesso fece con Chiesa dalla Fiorentina, lo scorso anno) con prime rate da pagare tra due anni dovesse liberarsi di Ronaldo, sarebbe ancora la favorita di tutti? E l’Inter che ha perduto in un mese Antonio Conte, Hakimi e il totem Lukaku, sarà ancora all’altezza del tricolore vinto a maggio?

I BIANCONERI, RICOPERTI di debiti (oltre 350 milioni) hanno goduto di due aumenti di capitale targati Exor da 700 milioni di euro, si ritrovano con la grana-Ronaldo, con Dybala e il contratto in scadenza da rinnovare e i favori fisiologici del pronostico, anche per il ritorno di Allegri. Anche perché i nerazzurri, affidati all’ex Lazio Simone Inzaghi, hanno perduto i tasselli decisivi per lo scudetto passato. In particolare, pesa l’addio di Lukaku, con 100 milioni di euro in cassa, compensato in parte dall’arrivo dell’ex romanista Dzeko, assorbito male dalla tifoseria interista.

Un segnale inequivocabile di ridimensionamento, non sarà l’unico, perché la proprietà cinese, il Gruppo Suning, è in ritirata da oltre un anno, secondo una linea decisa dal governo cinese che non ne poteva più di investimenti sul calcio occidentale.

PORTAFOGLI RINCHIUSI prima che la pandemia colpisse anche il pallone, producendo tra l’altro in Italia perdite per miliardi (1,6 complessivi), tra stadi vuoti, merchandising in perdita costante e le tv che hanno rivisto gli accordi economici al ribasso. Ne sa qualcosa anche il Milan, che si ritrova anche nelle mani del gruppo Elliott: da prestatore di denaro a proprietario in cerca di compratori, operazione non facile nell’era del Covid-19. Il Milan in ogni caso, nonostante la Champions League raggiunta nel passato campionato, ha perduto a costo zero Donnarumma, finito al Paris Saint Germain (che si è concesso anche Messi e Sergio Ramos), investendo sul francese Giroud e su Ibrahimovic, 76 anni in due.

NEL DIBATTITO PER UN POSTO tra le prime quattro, che significa Champions League e l’accesso a decine di miliardi di euro direttamente in cassa, s’iscrive ovviamente l’Atalanta, unica della griglia con una politica chiara e una visione per il futuro: nessun debito, investimenti su giovani di spessore, risorse sul settore giovanile, cessione dei migliori, tipo Romero al Tottenham, per continuare ad autofinanziarsi. Nel generale impoverimento, i bergamaschi potrebbero addirittura giocarsi lo scudetto, anche più dell’Inter, con la guida sicura di Gasperini, il duo Zapata-Muriel, qualità e forza della rosa.

Poi, ecco il gruppetto da cui può saltar fuori la candidata non attesa al proscenio, partendo dal Napoli. De Laurentiis ha deciso di contenere i costi (anche se i partenopei hanno i conti in ordine) si è affidato a Spalletti, il contratto di Insigne è un caso, Osimhen può essere la scheggia del campionato, la qualità tecnica media è evidente, così come le mancanze nella rosa. Ma quegli attriti tra proprietà e reduci dell’ammutinamento del novembre 2019 sotto la gestione Ancelotti riemerge con regolarità, ostacolo sistematico al decollo degli azzurri.

A ROMA INVECE si attendono i primi segnali della saga Sarri-Mourinho: lo specialista, come si è definito ieri Sarri in conferenza stampa, contro lo Special One, partito bene in Conference League, lanciando segnali precisi («mi manca qualcosa») sul mercato alla famiglia Friedkin. Per Lotito, oltre all’investimento su Sarri c’è stato il primo aumento di capitale in 17 anni.