«Io sono parte lesa»: il governatore Vincenzo De Luca convoca la stampa per il suo monologo (niente domande ma un flusso di coscienza da Eraclito agli slogan social «Keep calm e lavorare») con cui prova a liquidare l’inchiesta cominciata a Napoli e approdata a Roma, in cui è indagato con altre sei persone per concorso in concussione per induzione e rivelazione del segreto d’ufficio. L’Antimafia di Napoli sta indagando sui rapporti tra camorra, politica e affari nella sanità campana. Dalle intercettazioni è emersa una presunta iniziativa illecita dell’avvocato Guglielmo Manna, presidente del Comitato unico di garanzia dell’ospedale pediatrico Santobono di Napoli. Dalle conversazioni è partito un secondo filone di indagini, arrivato fino al governatore.

Manna è sposato con Anna Scognamiglio, uno dei tre giudici del collegio del Tribunale civile di Napoli che si è pronunciato sul ricorso di De Luca per la sospensione della legge Severino. Secondo i pm, Manna si sarebbe rivolto a Giuseppe Vetrano (coordinatore delle liste elettorali di De Luca ad Avellino) e a due infermieri del Santobono, Gianfranco Brancaccio e Giorgio Poziello, per contattare Nello Mastursi, capo della segreteria politica del governatore: tramite Mastursi, avrebbe minacciato una decisione sfavorevole a De Luca, attraverso la moglie, se non avesse ottenuto un posto di prestigio nella sanità. Il coinvolgimento di un giudice ha fatto migrare il fascicolo, per competenza, a Roma. Quello che trapela è che il 19 ottobre, durante la perquisizione dell’ufficio regionale di Mastursi, sono stati sequestrati un computer, il suo cellulare e un documento relativo a Manna.

Anna Scognamiglio ha diffuso ieri una nota in cui scarica il marito: «Già tre anni or sono ho presentato in Tribunale un ricorso di separazione, il mio nome è stato speso a mia insaputa» e, in merito alla sospensione della Severino (accolta), chiarisce: «Non si trattava di una decisione definitiva in quanto si era in attesa della pronuncia della Corte costituzionale. Lo stesso Tribunale di Napoli, composto da altri giudici, per il caso de Magistris aveva adottato una decisione del tutto analoga. Insomma la non definitività del provvedimento e il suo contenuto ampiamente prevedibile avrebbero reso priva di qualsivoglia efficacia un’eventuale pressione». Sulla vicenda si esprimerà oggi il Consiglio superiore della magistratura. Il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, ha chiarito che la sentenza sul ricorso di De Luca «non è oggetto di esame» aggiungendo che le indagini verranno chiuse a breve.

Il governatore esibisce la sua solita sicurezza: «Il controllo di legalità è essenziale in un paese democratico, sono io a chiedere che si faccia luce. Non sono a conoscenza di nulla, non so chi sia questo Manna e non conosco la moglie. Le nomine le fa il mio gabinetto, non entro nelle decisioni». Al netto delle solite accuse colorite alla stampa, il messaggio finale è chiaro: «Si va avanti senza distrazioni. Lunedì mattina in consiglio regionale approveremo una legge per togliere di mezzo l’Arsan, luogo di clientela politica, e approveremo la legge per il ciclo delle acque».

La legge sul sistema idrico è avversata dai 5 Stelle e dai movimenti, perché troppo simile a quella proposta (ma non approvata) dalla destra e aperta ai privati. L’Arsan (Agenzia regionale per la sanità) era stata affidata dall’ex governatore Stefano Caldoro ad Angelo Montemarano, vicino a Ciriaco De Mita, assessore alla Sanità nella giunta Bassolino ed ex capocorrente di Rosy Bindi a Napoli, agenzia finita al centro di un’inchiesta della Corte dei Conti. La sanità è commissariata e la Dda indaga sul quinquennio appena trascorso. Un nervo molto scoperto. Il gruppo regionale dei 5Stelle chiede invece un consiglio straordinario in cui votare una mozione di sfiducia a De Luca e fa appello a Renzi: «Lo rimuova».

E il Pd campano? Fino a domenica giuravano di non sapere nulla, lunedì hanno appreso che Mastursi si dimetteva dall’incarico regionale per dedicarsi al partito a tempo pieno e martedì hanno saputo dell’inchiesta. Fortissima l’irritazione alla vigilia di una campagna elettorale per le comunali che a Napoli, in base ai sondaggi Ipr Marketing, vede Pd e alleati quarti, cioè fuori dal ballottaggio, dietro a Gianni Lettieri e poi, ex equo, ai 5 Stelle e Luigi de Magistris.
Ieri dalla segreteria locale è arrivato il sostegno al governatore e la comunicazione delle dimissioni di Mastursi da responsabile dell’organizzazione. Al Nazareno per ora si attestano su un cauto ottimismo. Se De Luca dovesse fare la fine di Ignazio Marino si arriverebbe all’azzeramento totale del partito campano e a una lunga stagione fuori dai palazzi del potere locale