Aspettative per il nuovo anno: visioni, eventi, progetti tra i quali mettere dal parte il filo (nascosto) dell’incertezza in un paesaggio ancora pandemico dove «progettare» è divenuta parola fragile, pratica soggetta ai mutamenti e alle crisi – quella del cinema più forte di altre, o meglio della sala cinematografica perché invece le economie del cinema si stanno velocemente riconfigurando con altre modalità.

Cosa aspettiamo dunque, per questo 2022 che inizia già domani nella nostra agenda del cuore – e come non pensare che il primo appuntamento importante dell’anno per i cinefili/ professionisti del cinema, l’IFFR di Rotterdam è stato già cancellato? I film a venire degli autori che amiamo – quelli «programmati», PT Anderson, Scorsese, Claire Denis, Guadagnino, Pietro Marcello solo per fare alcuni nomi – e quelli di cui si comincia a avere nostalgia (Joao Pedro Rodrigues) e poi quelli non annunciati, giovani e meno giovani tutti con in comune qualcosa che ci sorprende e ci spiazza – un respiro poetico e politico che restituisce per reinventarlo il tempo.

Forse è proprio questo sentimento di inatteso che sfugge alle regole e ai dettami del momento, alle autocensure del gusto o dei nuovi «tabù», senza strafottenza ma che con dolce spudoratezza si seduce – e in ogni gesto artistico – che aspettiamo. Un dettaglio capace di farci guardare (e affrontare) quando rimane ai margini, spesso in silenzio. Insieme a un spazio collettivo che ritorno a essere tale, con le occasioni di apprendistato e di desiderio che non siano solo consumo (salottiero). Col piacere di rischiare, la capacità di continuare a giocare tutte e tutti insieme.