Pepata e secentesca la Cinderella di Mauro Bigonzetti che ha aperto la stagione 2015/2016 di Balletto del Teatro alla Scala. Cast stellare con Polina Semionova e Roberto Bolle, figurette alla Velázquez con gonne a paniere, gorgiere e gesti miniaturizzati, complici i costumi di Maurizio Millenotti, scenografie virtuali di Carlo Cerri (autore anche delle luci) realizzate con Alessandro Grisendi e Marco Noviello, un timbro di movimento acceso da giochi di polsi, caviglie, fianchi e bacini che entra con baldanzosa voluttà nelle pieghe della partitura di Prokof’ev, diretta dal russo Michail Jurowski. Un immaginario cinematografico che in sordina strizza l’occhio più al Pentamerone di Basile che alla Disney delle fiabe di Perrault.

 

 

Il balletto si apre con una fessura rossa come il fuoco che attraversa in alto lo sfondo della scena. Davanti, in un gioco di ombre e luci contrastate, c’è un lussurioso vestito di ferro tripartito dalle lunghe gonne a paniere. Slitta su rotelle e non può non far venire in mente i costumi del capolavoro Petite Mort di Jirí Kylián, ma la situazione è altra: Bigonzetti sfrutta l’idea per ingabbiare matrigna e sorellastre. I volti escono dai tre colli rigidi del vestito, le braccia, le mani, la bocca seguono la musica con stilizzata e grottesca pantomima. La matrigna è Stefania Ballone, del corpo di ballo della Scala: la sua danza, fatta di punte arrabbiate, di braccia che tagliano lo spazio con turbolenta cattiveria, è frutto di una feconda collaborazione tra coreografo e interprete. Il suo ruolo è portante: si aggiudicherà un fiume di applausi. Meriterebbe una promozione.

 

 

Le sorellastre, Antonella Albano e Virna Toppi, le fanno eco, maldestra la prima, svampita la seconda: un contrappunto azzeccato di lavorii nervosi delle punte, slanci di braccia e colpi di bacino. Ed ecco Cinderella. Polina Semionova non è alla sua prima volta con Bigonzetti. Fisico sensualissimo, gambe che sanno raccontare le più piccole sfumature, capacità di far sentire il personaggio, Semionova è la Cenerentola che tutti vorrebbero avere. La bellezza che attraversa il semplice vestito grigio, le braccia che si spalancano, il corpo che si libra nello spazio, quando alla protagonista della storia è permesso di sognare. Non c’è cenere, né scopa, né zucca e carrozza, ma la fiaba scorre nei personaggi e nella loro danza, avvolta dal trasformista design scenografico: ora rivela le grandi finestre della casa, ora un giardino, ora il focolare, che per Cinderella è vita. Christian Fagetti, altro membro del corpo di ballo che si meriterebbe un avanzamento di categoria, è il padre, una dinamica appuntita e narrativa giocata su imperiosi fuori asse.

 

 

La madrina è la prima ballerina Nicoletta Manni, artista interna di rango su cui si punta e a ragione: appare la prima volta come una mendicante, poi uscirà dal camino virtuale di Cerri in una nuvola grigia, trasformata in fata dopo aver volato nella nebbia come un grande uccello. Con lei arrivano le quattro fate delle stagioni, Chiara Fiandra, Lusymay Di Stefano, Antonella Chapkina, Denise Gazzo, e i loro cavalieri, variazioni piene di punteggiature di mani e polsi, danzate tra alberi virtuali. Le fate regalano a Cinderella un vestitino rosso fragola, alla pretty woman, da indossare a gambe nude, l’avviso della mezzanotte è segnato da ingranaggi di orologi che ci riportano al Seicento di Basile e al film di Matteo Garrone Il racconto dei racconti.

 

 

Non c’è nel balletto la violenza, ma la fiaba è esplicita nel raccontare l’amore tra la Cenerentola in rosso e il Principe Roberto Bolle. Il divo arriva tra gli applausi con un gioco di svettanti grand jetés, ha una piccola gorgiera, costume attillatissimo bordeaux e nero, altro che il classico azzurro cielo. A palazzo, stregato da Polina/Cinderella, tra i grandi balli a effetto degli invitati alla festa (una cinquantina di ballerini, ottima la prova della compagnia), Bolle/Principe danza con la fanciulla in rosso: gambe che si intrecciano, abbracci appassionati, perigliosi virtuosismi, corpi che si seducono. E al Principe resterà in mano l’abito smagliante della bella che fuggirà in mutande. Nel terzo atto le orrende sorellastre tenteranno senza successo di infilarsi la gonna da top model, quando il Principe e i suoi amici (magnifico Claudio Coviello) vanno alla ricerca dell’incantevole sconosciuta, il padre chiamerà Cenerentola e l’happy ending della storia sarà virtuosistica sintonia fisica tra i corpi.

 

 

15 minuti di applausi e molti i cast: Manni e Fagetti hanno già danzato, lei delicatissima, lui di ottimo guizzo tecnico e interpretativo; il 30 toccherà a Toppi con Jacopo Tissi, per Capodanno Manni e il Principal ospite Federico Bonelli. Dal 3 al 15 gennaio altre repliche, anche con i top Semionova e Bolle.