Seimila nuovi casi di coronavirus in Gran Bretagna per la prima volta da maggio. Tale è l’incremento dei dati di ieri su base giornaliera, equivalente a un raddoppio di infezioni e ricoveri ogni otto giorni. Da sei mesi a questa parte il totale dei casi confermati nel paese ammonta a 409.729. In questa seconda ondata ci sono stati altri 37 decessi nelle ultime 24 ore, che portano le vittime a 41.862. Quasi 14 milioni di cittadini si trovano già in lockdown locale in città del calibro di Birmingham, Manchester, Newcastle e Liverpool. Gli altri si vedranno chiudere i pub, i bar e i ristoranti alle dieci di sera da oggi. I negozianti dovranno indossare la mascherina, lo stesso dicasi del personale e dei clienti dei ristoranti quando non si trovino a tavola.

Il proposito di rispedire i lavoratori negli uffici è stato congelato, le cerimonie non potranno annoverare più di 15 persone, un numero dimezzato rispetto al limite già vigente. Resta inoltre in vigore la regola dei sei introdotta giorni fa e che fissa il limite massimo di possibili partecipanti a riunioni e visite familiari.

Un brutale dietrofront rispetto alle misure attenuanti del mese scorso, in cui il governo aveva esortato i cittadini ad «andare a mangiare fuori per aiutare» il settore della ristorazione e a riprendere a recarsi in ufficio. E all’indomani del solito messaggio nel solito stile Churchill de noantri rivolto da Boris Johnson alla nazione, in cui il premier britannico ha messo in guardia sul probabile ritorno di un lockdown parziale e in netta controtendenza con lo spirito guerriero di fine marzo, quando aveva millantato di poter «mandare il Covid a casa». E con il paese che detiene al momento due primati tutt’altro che invidiabili: la conte delle vittime più elevata d’Europa e la peggiore recessione tra le economia del G7, con un crollo del Pil del 22,1%.