Quando si tratta di assalti alla polizia, i giudici egiziani non guardano in faccia a nessuno. Non può che suonare paradossale la condanna a due anni per nove attivisti, tra cui la comunista Mahiennur el-Massry, stabilita dalla Corte di Alessandria per un assalto, avvenuto ai tempi dell’ex presidente Mohamed Morsi (2012-2013). Il segnale è inequivocabile: la polizia non si tocca, poco importa se in quel momento ci fossero gli islamisti al potere.

Mahiennur el-Massry
Mahiennur el-Massry

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dello stesso stampo è la sentenza della scorsa settimana che ha condannato all’ergastolo 230 attivisti dei movimenti rivoluzionari, coinvolti negli scontri di via Mohammed Mahmud e del palazzo del governo nell’inverno 2011. Mahiennur ha fatto sapere al manifesto che non intende pagare la multa di 600 euro che le permetterebbe di essere libera. «Sono pronta a tornare in prigione», ci ha detto Mahie commentando il verdetto. L’attivista era stata condannata a due anni di reclusione lo scorso anno per aver violato la legge anti-proteste. La pena venne ridotta a sei mesi, prima del suo rilascio su cauzione. Mahie ha trascorso gli ultimi quattro anni aiutando gli attivisti arrestati e partecipando agli scioperi dei lavoratori, insieme a centinaia di rivoluzionari di Alessandria d’Egitto, tra cui la poetessa e marionettista, Shaimaa el-Sabbagh, uccisa dalla polizia lo scorso 24 gennaio in occasione del quarto anniversario dalle proteste di piazza Tahrir del 2011.

Ma il Cairo è stato attraversato da una nuova ondata di sanguinosi scontri. La scorsa domenica, trenta ultras della squadra cairota del Zamalek (noti come i White nights) sono stati uccisi nel corso di incidenti che hanno avuto luogo alle porte dello stadio dell’Aereonautica al Cairo. Il campionato di calcio è stato sospeso sine die dopo gli scontri. Il portavoce del ministero dell’Interno, Hany Abdel Latif ha assicurato che la calca ha ucciso gli ultras negando ogni responsabilità della polizia. Secondo la ricostruzione di testimoni oculari, il lancio di lacrimogeni contro gli ultras all’esterno dello stadio, mentre tentavano di entrare, avrebbe dato il via ai tafferugli. Il proprietario della squadra e uno dei potenziali candidati alle presidenziali del 2014, Mortada Mansur ha discolpato la polizia riferendo però di un «attacco premeditato» per innescare il timore dei tifosi in vista delle elezioni parlamentari del prossimo marzo.

Poco dopo la diffusione della notizia degli scontri, uno dei giocatori del Zamalek, Omar Gaber si è rifiutato di giocare. Mentre gli ultras entrati nello stadio, alla notizia delle vittime, si sono girati mostrando le spalle al campo da gioco.

Il tifo calcistico è altamente politicizzato in Egitto. Nell’assalto allo stadio di Port Said del febbraio 2012 morirono 74 tifosi in scontri tra polizia e sostenitori della squadra cairota dell’al-Ahly. Proprio gli ultras alhawy sono stati tra i protagonisti delle contestazioni di piazza Tahrir e per questo, secondo molte ricostruzioni, la strage di Port Said è stata un atto di vendetta pianificata di militari e polizia contro il ruolo degli ultras nelle proteste. Con il golpe, costato la presidenza a Morsi, gli ultras dell’al-Ahly si sono schierati contro la repressione degli islamisti, scontrandosi quindi con il nuovo corso dell’ex generale al-Sisi.

In attesa di Putin all'aeroporto del Cairo
In attesa di Putin all’aeroporto del Cairo

Proprio domenica ha preso il via anche la visita di Vladimir Putin al Cairo. Il presidente russo è uno dei principali sostenitori di al-Sisi. Il presidente egiziano ha ottenuto il placet di Putin nella sua visita a Mosca pochi mesi prima delle presidenziali dello scorso anno. In un’intervista al quotidiano egiziano al-Ahram, Putin ha definito insufficienti le misure internazionali contro lo Stato islamico in Siria e in Iraq (Isis) e ha parlato della possibilità che il dollaro venga escluso negli scambi bilaterali Cairo-Mosca per favorire i flussi turistici russi. L’interscambio commerciale fra Russia ed Egitto è raddoppiato nel 2014, raggiungendo i 4,5 miliardi di dollari.

Tutto è pronto poi per il ritorno in grande stile dei businessmen del Partito nazionale democratico (Pnd) alle prossime elezioni parlamentari. Il tycoon dell’acciaio Ahmed Ezz, da pochi mesi di nuovo in libertà dopo aver scontato una breve condanna per corruzione (in primo grado la sentenza era a 37 anni di reclusione), ha annunciato la candidatura alle parlamentari, per condividere «con gli egiziani il loro sogno di sviluppo». Anche alcuni politici salafiti, sostenitori di al-Sisi, hanno fatto sapere che presenteranno candidati nelle liste elettorali del Pnd.

Infine, non si placa la serie di attentati che ha come obiettivo i ristoranti della catena statunitense Kentucky Fried Chicken (Kfc). Sono tre le esplosioni in pochi giorni al Cairo e Munufeya contro i Kfc. Sconosciuti a bordo di motociclette hanno lanciato bottiglie molotov contro le vetrine dei ristoranti causando incendi e contusi.