«Il 17 luglio scorso a Roma, da una finestra, hanno sparato, ferendola in maniera grave, alla schiena, ad una bambina, rom, di tredici mesi, mentre era in braccio alla mamma… Quest’opera raffigura una madre con un bimbo in braccio e mi riporta a quell’episodio». Il giornalista Gad Lerner ricorda la vicenda della piccola Cirasela, durante l’inaugurazione del monumento al «Samudaripen» a Lanciano (Ch), città medaglia d’oro al Valor militare, città «resistente».

«In questo Paese – aggiunge – si è adombrato l’eventuale censimento etnico. Dall’alto della responsabilità dell’ordine pubblico e delle istituzioni è stata adoperata la parola “purtroppo” per il fatto che i rom con cittadinanza italiana non possano essere espulsi. Tutto ciò rende necessario il monumento e la gratitudine per chi l’ha eretto. Ma la domanda più antipatica è perché arriva così tardi, dopo una catena interminabile di odio, pregiudizio e discriminazione».

La scultura viene scoperta dai sindaci di Lanciano e Laterza, Mario Pupillo e Gianfranco Lopane. Ai suoi piedi c’è una targa con la poesia «Auschwitz», di Santino Spinelli. «Si cambi la giornata della Memoria in giornate delle Memorie, partendo dal colonialismo a oggi – tuona Moni Ovadia, drammaturgo e compositore -. Stiamo parlando di un popolo che non ha mai dichiarato guerre. Prima di tutto siamo essere umani: si salvaguardi ciò».

«Amiamo lasciare le tracce, non cancellarle, e per questo non amiamo le ruspe, ma i monumenti, che sono un segno tangibile del ricordo e servono anche a costruire una memoria», dichiara il senatore Luigi Manconi, presidente Unar. L’attrice, politica e attivista serba Dijana Pavlocic commuove tutti: «Che dire dei bambini violati, delle donne sterilizzate, della barbarie continua… Siamo un popolo, abbiamo una bandiera e un inno. Ora occorre fare il passo dell’unità per garantire il nostro futuro».