Notte senza fine: è il titolo con cui Fuori orario festeggia da oggi i suoi trent’anni, con una programmazione molto densa di cui sono stati per ora annunciati i titoli sino al prossimo gennaio.

Più che una «celebrazione» la «notte senza fine» del programma ideato da Enrico Ghezzi – e realizzato con un compatto gruppo di lavoro – vuole però dichiarare un nuovo inizio, il desiderio di andare avanti nella ricerca che lo ha caratterizzato in questi decenni formando generazioni di cinefili grazie a un’offerta di cinema invisibile altrove – nella televisione pubblica e privata e pure ora sulle grosse piattaforme.

Dunque, come si dice, quali sono i progetti futuri?

PER PRIMA cosa c’è la ritrovata possibilità di acquistare film – fondamentale per andare avanti – come prova il titolo in onda stanotte all’1.10, Ex Libris – The New York Public Library (2017) di Frederick Wiseman, regista caro a Fuori orario che è una prima tv.

Leone d’oro e Oscar alla carriera Wiseman sceglie un luogo, la Biblioteca pubblica di New York, e le sue molteplici branche disseminate nei diversi quartieri, che è aperto a tutti, senza distinzione di classe o di razza o di età o di gender, e che offre a tutti, «democraticamente» opportunità di conoscenza.

«La Biblioteca rappresenta ciò che Trump detesta: eguaglianza, cultura, pensiero» diceva alla Mostra di Venezia dove il film è stato presentato. E anche per questo Ex Libris – che è stato girato prima dell’elezione dell’ex-tycoon – è un film politico, capace cioè di illuminare con precisione le fratture del presente americano attraverso una storia che va oltre l’attualità.

Sfogliando la programmazione si trovano molti nomi «Fuori orario» (anche questi in prima visione): Hou Hsiao Hsien con The Assassin (2015, sabato 21) – «un lungo viaggio verso la maturità», lo ha definito il regista di Taiwan, che ha addomesticato il wuxia alla sua cifra stilistica, fatta di lunghe inquadrature ininterrotte, di ellissi narrative, parca nei primi piani in questa storia di vendette e di omicidi.

L’assassina del titolo è Yinniang, magnifica guerriera e angelo della morte che appare e scompare come un fantasma. Bruno Dumont quasi seriale di P’tit Quinquin, (il 27) due poliziotti stralunati nella campagna francese tra commedia e dramma. Philippe Garrel con La jalousie (il 28), primo di una trilogia amorosa – di cui verranno presentati anche gli altri, L’ombre des femmes e L’amant d’un jour.

E ancora A River called Titas (il 4 gennaio) capolavoro di Ghatak recentement restaurato, o La casa è nera (il 10 gennaio) della regista e poetessa iraniana Forough Farrokhzad, morta in un incidente automobilistico a Tehran nel 1967. Un’opera fortissima, visivamente piena di invenzioni nel confronto (disturbante, che le attirò infatti gli attacchi della censura) con la realtà iraniana del tempo.

E SE MOLTI di questi registi appartengono alla storia di «Fuori orario» l’intenzione per per il nuovo decennio è quella di allargare i nomi, con autori mai mostrati – Thomas Heise, Chantal Akerman … – di guardare il cinema italiano più giovane messo negli ultimi anni un po’ in disparte, in modo coerente rispetto alle proprie poetiche ma senza nostalgia perché Fuori orario nasce da una scommessa che può continuare solo accettando nuovi confronti.

Tra i tanti progetti c’è l’ipotesi di lavorare in sinergia con le Cineteche internazionali per una programmazione tra cinema contemporaneo, moderno e classico – ne è una prima prova La caduta della casa Usher di Epstein (5 gennaio) copia restaurata dalla Cinémathèque francese – e di uno spazio «Fuori orario» su Rai Play.

Quello che conta, appunto, è mantenere la cifra che ha reso questa esperienza così unica e riconoscibile a partire dalla programmazione – accostare un film all’altro in una miscela di dosaggi accordi e disarmonie perfettamente equilibrati che fa anche la differenza rispetto al consumo onnivoro della rete – e all’interno di una dimensione collettiva. Per inventare ancora il cinema e la sua passione.