Generoso nella sua militanza, appassionato nel suo lavoro di cineasta, rigoroso nella produzione e distribuzione (Wenders, Wajda) è scomparso nella notte del 26 gennaio Alberto Signetto. Aveva appena compiuto sessant’annni e lo attendeva una festa il 3 febbraio, un incontro di sostegno da parte dei suoi tanti amici che lo avrebbero così aiutato nel periodo di difficoltà per la sua malattia, come era già avvenuto a novembre in un incontro alla Bibliomediateca di Torino in una serata di incontro dibattito. Non aveva mai perso la visione della sua giovinezza, quando lo avevamo incontrato per la prima volta, reduce (è il caso di dirlo) dal set del Megalexandros di Angelopoulos di cui era stato assistente. Raccontava allora con grande divertimento dei mille imprevisti e difficoltà di quel film girato a costo zero, un fulmine nell’orizzonte del cinema, la magnifica occasione.

E con altrettanto acume nel cogliere tutti gli aspetti più profondi di appassionato del cinema il suo sguardo e la sua azione arrivavano là dove bisognava essere. Non erano casuali i suoi incontri di cineasta e documentarista, con Jean Marie Straub e Danielle Huillet in Dalla nube alla resistenza, con Raul Ruiz in Francia, con Robert Kramer, viaggio da Torino a Locarno a Parigi esperienze e dialoghi raccolti in Viaggio con Robert Kramer (’98), così come racconterà il suo rapporto con Angelopoulos in Vent’anni prima…i cieli della Grecia nel 2002. Ha documentato sia la scena piemontese in chiave politica, musicale, filosofica, che quella oltreoceano: dall’esordio Sympathy for the Rolling (1982); Righeira Rap (1983); Graditi ospiti (1986) dedicato alla pubblicità in tv; Fish-Eyes (1990); Govi a Gavi (1997); Weltgenie (1988), una video poesia tratta da Turin di Gottfried Benn che racconta la follia di Nietzsche, premiato in munerosi Festival internazionali; Riflessioni sull’alluce (1994) sulla disoccupazione intellettuale; Architetture Olivettiane a Ivrea (1999) dedicato alla città-laboratorio.

Più recentemente decide di riscoprire la sua radice argentina, figlio di piemontesi emigrati dal canavese (nacque infatti a Cordoba nel ’54) poi tornati in Piemonte. Realizza così Nella pancia del piroscafo – piemontesi d’Argentina (2005) dove si ripercorre il viaggio di tanti piemontesi, le cui schede di ingresso fino a qualche anno fa si potevano ancora trovare, con i nomi scritti a penna insieme al nome della nave da cui erano sbarcati, nei faldoni dell’Hotel de Inmigrantes al porto di Buenos Aires e in Il Mare sul Muro dedicato al lavoro della muralista argentina Munù Actis Goretta (2005-2006).

I funerali si terranno martedì 28 gennaio alle 15 a Mazzé Canavese, nella Chiesa Parrocchiale S.ti Gervasio e Protasio