Ha vinto Nomadland, l’America on the road di Chloé Zhao, complice la stupenda Frances McDormand, arrivato alla fine ma prima di cominciare già il titolo più atteso della competizione, che è anche quello (almeno secondo i giornali Usa) con ottime probabilità per gli Oscar. E soprattutto consegna il Leone d’oro a una regista nell’anno delle donne che è stato il motivo dominante, insieme alla pandemia, di questa Mostra 77, sottolineato dalla presidenza della giuria di Cate Blanchett, tra le voci più convinte nel #MeToo.

Le polemiche dello scorso anno sollevate da Lucrecia Martel sulla scarsa sensibilità verso l’eguaglianza di genere sembrano così archiviate. Il femminile – ma ricondurre il Leone a Zhao solo a questo e sarebbe ingiusto, perché è un buon film – ha orientato molte scelte e non solo nella giuria internazionale, pure se alcuni premi – il doppio opera prima e premio speciale Orizzonti a Listen di Ana Rocha De Sousa, la convenzione dei buoni sentimenti, fanno un po’ preoccupare su quello che sarà il cinema a venire.

Ma deprime ancora di più l’immagine della donna proposta nella premiazione, tutta «lacrime e cuore» – con punte di imbarazzante isterismo – da Anna Foglietta ( chi le ha scritto le battute?) – a De Sousa. Cosa è, il dualismo ragione (degli uomini) e sentimento (delle donne)? Proprio nella «Mostra delle donne» sarebbe ora di farla finita con questi stereotipi fastidiosi. Che palmarés è stato dunque?A definirlo con un aggettivo piuttosto consensuale, cioè senza troppi sussulti – tranne un po’ a sorpresa Kurosawa e il suo The Wife of a Spy – che cerca di tenere molto insieme – anche un più giovane come il regista indiano Tamahane. Molto era annunciato, la Coppa Volpi a Vanessa Kirby, duplice presenza – è anche in The World to Come di Mona Fastwold – premiata per Pieces of a Woman, il film «americano» di Mundruczó– però quanta intensità aveva Jasna Duricic protagonista di Quo Vadis, Aida? – o il premio a Konchalovsky al suo «classico» Cari compagni.

Una storia «forte» – che sembra un’altra linea guida – che mette insieme Franco e il suo Nuevo Orden e Sun Children di Majidi. Ignora però Notturno di Gianfranco Rosi, uno degli sguardi più potenti al Lido nel modo di restituire il sentimento del presente. Il cinema italiano è stato del resto il grande escluso della serata, nonostante fosse in gara con quattro titoli il solo premio va a Favino, Coppa Volpi per il migliore attore in Padrenostro che di tutti è forse uno dei peggiori.
Da domani però c’è una nuova scommessa, che è quella della sala, di capire cosa e come accadrà in Italia e nel resto del mondo. La sua la Mostra l’ha vinta, forse anche da qui si può ricominciare