L’accordo alla fine è arrivato, come ampiamente previsto. Ad annunciarlo è stato il governo di Atene, tramite un tweet del portavoce del ministero delle finanze. L’esecutivo Tsipras considera il compromesso «non estremo, concepito in modo da poter lasciar spazio allo sviluppo» e a questo scopo ha lasciato filtrare, per via ufficiosa, tutti i suoi punti principali.

Per l’anno in corso è previsto un avanzo primario dello 0,25%, per arrivare, gradualmente, nel 2018, a un avanzo primario del 3,5%. L’accordo, nel suo complesso, è basato sul diritto internazionale, e non su quello inglese, come era avvenuto per i due memorandum di intesa firmati con i creditori dai governi di centrodestra.

Per quel che riguarda le banche, verranno sostenute, nell’immediato, con dieci miliardi di euro e la loro ricapitalizzazione dovrà essere completata entro la fine del 2015. L’accordo tra la Grecia e la nuova troika prevede, inoltre, il divieto di esproprio per la prima casa, sino alla fine dell’anno, quando dovrebbe essere votata una nuova legge che garantirà il rinnovo della protezione in questione.

Ci si impegna a mantenere in vigore, con dei piccoli cambiamenti, anche la legge che permette ai cittadini con i quali il ministero dell’economia ellenico vanta crediti importanti, di poter restituire quanto dovuto in cento rate mensili. Sul versante delle liberalizzazioni viene ribadito l’impegno all’apertura del settore del gas naturale al libero mercato, ma la struttura principale della Dei (Società Pubblica dell’Energia Elettrica) non verrà smembrata.

Per quel che riguarda una delle questioni più delicate – quella della legislazione sul lavoro – il compromesso raggiunto ad Atene prevede che i colloqui inizino nei prossimi mesi, ma secondo il governo greco verranno organizzati in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) a garanzia del fatto che le regole adottate per la Grecia non potranno discostarsi dagli standard in vigore nell’Europa occidentale.

In tutto, il paese riceverà ottantacinque miliardi di aiuti nell’arco di tre anni, sia per poter restituire quanto dovuto alle istituzioni creditrici, sia per destinarne una parte importante allo sviluppo, anche se al momento non è ancora possibile quantificarla con esattezza. Alla Grecia, poi, dovrebbe arrivare una percentuale rilevante del piano Juncker per lo sviluppo, una cifra vicina ai trentacinque miliardi di euro.

Alexis Tsipras, in un suo messaggio scritto alla presidente del parlamento, Zoì Konstantopoùlou, l’ha invitata, «data la delicatezza della situazione», a chiedere ai deputati di interrompere le ferie estive, fissando una riunione straordinaria per discutere e votare l’accordo entro domani sera.

La Borsa di Atene ha registrato, nella giornata di ieri, un rialzo del 2,1%. La minoranza di Syriza, tuttavia, ha immediatamente bocciato l’accordo e il suo esponente più in vista, l’ex ministro per lo sviluppo, Panajotis Lafazanis, ha dichiarato che «il governo ha scelto di rompere con i suoi impegni elettorali e con il ‘no’ dignitoso detto dai greci al recente referendum». Per Lafazanis «Syriza non merita la strada del nuovo memorandum, una via senza uscita per il governo e, prima di tutto, per la Grecia».

Alexis Tsipras e i suoi collaboratori, tuttavia, intendono mettere l’accento su quanto si è riusciti a spuntare nel corso della trattativa, in particolare per i cittadini che sono vicini o sotto la soglia di povertà: i contributi per l’affitto e il riscaldamento garantiti a 350.000 greci rimarranno in vigore e non si dovrà pagare il ticket per poter essere visitati negli ospedali pubblici. Inoltre, il 50% di quanto guadagnato dalla vendita di beni pubblici dovrà essere destinato al sostegno e al rafforzamento dell’economia reale.

È chiaro, tuttavia, che da qui a settembre, quando si terrà il congresso straordinario di Syriza, queste due visioni delle immediate priorità per il paese e delle azioni necessarie per far uscire la Grecia dalla crisi continueranno a contrapporsi in modo molto forte.

Tanto dipenderà, d’ora in poi, dai dati reali dell’economia e dall’andamento della disoccupazione. La grande scommessa, per Alexis Tsipras è riuscire a controbilanciare la recessione provocata da misure come l’aumento dell’Iva, con la creazione di posti di lavoro, il sostegno alle piccole imprese e il reddito di cittadinanza. È quanto mai necessario evitare che si aggiungano altre attività commerciali alle quattrocentomila che hanno abbassato le serrande negli anni della crisi. E poter dimostrare, nel quotidiano, che il governo della sinistra riesce a dare risposte differenti, e non tecnocratiche. Che non si appiattisce su quanto richiesto, e spesso imposto, dal quartetto dei creditori.