Sono in corso a Budapest i Mondiali di scherma. Le pedane della capitale ungherese accolgono più di mille atleti e la posta in gioco è molto alta, la gara è infatti importante per la qualificazione ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020.

Con 125 medaglie la scherma è lo sport più premiato d’Italia alle Olimpiadi dell’era moderna. Relativamente presto rispetto ad altri sport e discipline, già nell’edizione del 1924, la scherma aggiunge una specialità femminile al programma Olimpico, il fioretto. Soltanto attorno alla fine del Novecento saranno inserite le gare di spada, nel 1996, e sciabola, che si aggiunge nel 2004. A parte alcuni eventi di Coppa del Mondo, che sono divisi per arma e genere, le competizioni più importanti, come i Grand Prix, i campionati Continentali e Mondiali comprendono sia l’evento maschile che quello femminile. Il pubblico del femminile non è distinto da quello maschile, e in palestra si condividono gli allenamenti.

Sono femminili i simboli di questo sport. Valentina Vezzali, che è seconda nella classifica degli atleti più medagliati in Italia. Il Dream Team di fioretto femminile, di cui la Vezzali ha fatto parte e che ha regnato per vent’anni con grande continuità nonostante cambiassero le atlete a comporlo. Diana Bianchedi, ora dirigente sportivo e coordinatrice del dossier italiano per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Elisa di Francisca che ha appena vinto l’Europeo a Düsseldorf al ritorno dalla maternità. Arianna Errigo che lavora per ottenere la qualifica Olimpica in due armi, prima a tentare quest’impresa dopo i campioni degli anni ’60. Bebe Vio che ha vinto tutto quello che si poteva vincere e da qualche anno è simbolo anche dello sport paralimpico, con la sua associazione che si occupa di promuovere lo sport come terapia per il recupero fisico e psicologico dei bambini e dei ragazzi portatori di protesi di arto, nonché di sostenere le famiglie nell’acquisto delle protesi stesse.
La lista di donne che fanno grande e celebre questo sport è ancora lunga. Lo sport che è in controtendenza rispetto agli stereotipi di genere, che insegna alle donne ad essere combattenti ed agli uomini ad essere gentili, ha ancora poche donne nei posti di comando.

Nel dicembre 2018 il Women and Fencing Council della FIE, Federazione Internazionale di Scherma, ha proposto al Congresso di portare ad un minimo del 30% la presenza femminile in consigli e commissioni. Per un solo voto la proposta è stata rigettata.
L’ultima possibilità di riuscire nell’obiettivo posto dal Consiglio Donne e Scherma risiede nel Consiglio Legale che cercherà di portare l’istanza al Congresso FIE di Losanna del prossimo novembre.
Mentre la Federazione Internazionale è una delle federazioni sportive ad avere almeno una donna come vicepresidente, su 143 federazioni nazionali solo 11 hanno una presidentessa. Non risulta nessun commissario tecnico donna.

«Per ciò che riguarda l’attività dirigenziale o tecnica c’è bisogno di tempo, come in tutti i processi bisogna far capire questo passaggio che deve maturare ed essere un po’ accettato da tutti. Dalla persona che vuole farlo, dalle persone che le stanno vicino, e da quelli che lo permettono» dice Giovanna Trillini. Otto medaglie Olimpiche, quattro individuali e quattro con il Dream Team di cui è stata solida componente e guida, a soli ventisei anni alfiere alle Olimpiadi di Atlanta 1996, ora maestra della fiorettista Alice Volpi.
Quest’ultima arriva al Mondiale di Budapest da campionessa in carica. Alla sua prima partecipazione, nel 2017 a Lipsia, aveva vinto una medaglia d’argento perdendo per una sola stoccata in finale contro la campionessa Olimpica, la russa Deriglazova. «Al primo Mondiale eravamo arrivate seconde. Quasi inaspettatamente, secondo gli altri, invece forse già lì potevamo pensare a qualcosa di più. Vincere l’anno dopo è sicuramente stata una bellissima soddisfazione» dice ancora Giovanna Trillini, che aggiunge: «Alice è una persona con cui si lavora in modo molto piacevole, perché ti dà la possibilità di esprimere quello che vuoi. Ha avuto una crescita considerevole in questi anni, adesso ci stiamo avvicinando a traguardi importanti. Credo che il lavoro poi ripagherà di tutto, noi cerchiamo di migliorare, di aggiornarci per andare sempre più in alto». I Maestri di scherma parlano spesso al plurale. Partecipano emotivamente all’assalto del proprio allievo, e quelli che sono stati atleti spesso affermano di soffrire più in questo ruolo che quando erano loro a salire sulla pedana. Il team tecnico di Alice Volpi è tutto femminile, oltre alla Maestra con lei c’è una preparatrice atletica, Annalisa Coltorti.

Passato da atleta anche per la preparatrice, che è stata spadista e vincitrice di tre medaglie Mondiali: «Io sono stata la prima preparatrice, ora anche nella sciabola c’è una preparatrice donna, ci siamo ritrovate a Wuxi, all’ultimo Mondiale, io ero felicissima. Avere un giorno una CT? Perché no, secondo me devi essere soprattutto riconosciuta dagli atleti, se tu hai quel carisma, puoi essere donna o uomo».

Campionessa Mondiale in carica è anche la spadista Mara Navarria, per la quale essere madre è un valore aggiunto. Eppure, rientrare in gara dopo una gravidanza non è così facile, anche a causa di un regolamento internazionale carente che finisce per far perdere preziose posizioni nel ranking.

Mentre grazie al lavoro del Consiglio delle Donne lo sport tenta di raggiungere una parità più sostanziale, la scherma dimostra la sua capacità di accogliere sulle pedane persone di tutte le età. Al Campionato Mondiale Master, la categoria degli atleti over 50, organizzato a Livorno nel 2018, partecipano cento schermitori e almeno cinque nazioni in più rispetto all’edizione precedente, svoltasi a Marburgo. La scherma abbraccia tutte le età e le abilità; infatti la scherma paralimpica cresce e promuove l’affiliazione di federazioni delle nazioni in via di sviluppo, proponendo il pagamento di una quota a metà prezzo. Gli schermidori non vedenti d’Italia, Portogallo, Francia, Svezia e Spagna si incontrano per sperimentare e formulare un regolamento internazionale che permetta al movimento di avanzare. Questo sport tradizionalmente considerato come elitario ed eurocentrico coinvolge invece sempre più nazioni, si allarga, si democraticizza. Alle competizioni ufficiali si può portare l’attrezzatura che non si utilizza più perché venga poi donata a chi presenta progetti di sviluppo. Così il Mondiale 2019 di Budapest inizia registrando un record assoluto di partecipazione, 115 nazioni, tra cui Algeria, Angola, Benin, Bermuda, Ghana, India, Iran, Mali, Namibia.

Appuntamento a Budapest dal 18 al 23 Luglio. Tre giorni di prove individuali e tre di prove a squadre, gare maschili e femminili per le tre armi con una delegazione italiana che ha vinto dieci medaglie ai recenti Europei di Düsseldorf.