Una cosa è certa: il nuovo senato non sarà eletto direttamente dai cittadini. Non lo scriviamo per il gusto di contraddire (l’ultimo) Renzi, ma perché leggiamo la sua riforma costituzionale. All’articolo 56 della Costituzione resta stabilito che «La camera dei deputati è eletta a suffragio universale diretto». Al successivo articolo 57 si aggiunge adesso che «I consigli regionali … eleggono, con metodo proporzionale, i senatori fra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, fra i sindaci dei comuni dei rispettivi territori». Non è chiarissimo ma è semplice: i deputati li eleggono gli elettori, i senatori i consiglieri regionali. Come li eleggono è invece assai complicato. Per i deputati dobbiamo rinviare ai guai dell’Italicum, qui ci occupiamo dei senatori. Il numero dei seggi senatoriali assegnato a ogni regione è legato ai residenti, può cambiare con i censimenti, per il momento la metà delle regioni italiane avrà solo due senatori: un consigliere regionale e un sindaco. E così crolla subito il precetto del nuovo articolo 57, essendo impossibile eleggere «con metodo proporzionale» un solo senatore. Ma il problema riguarda anche il resto delle regioni, quelle che avranno più di due senatori (dai 3 di Calabria e Sardegna ai 14 della Lombardia). Perché lo stesso articolo 57, nel suo ultimo comma, ora recita così: «I seggi sono attribuiti in ragione dei voti espressi e della composizione di ciascun Consiglio». Sembra un disegno di Escher, una scala che sale e scende contemporaneamente. Perché le leggi elettorali regionali sono maggioritarie, non c’è corrispondenza precisa tra «i voti espressi» dagli elettori e i seggi che «compongono» il Consiglio. Come se ne verrà fuori? Con i ricorsi al Tar delle liste che si riterranno penalizzate. E non finisce qui, perché la nuova costituzione porta i segni dello scontro interno al Pd. Nello stesso nuovo articolo 57 (lungo il doppio del vecchio) c’è scritto anche, in un inciso quando si parla della durata, che i senatori devono essere scelti dai consiglieri regionali «in conformità alle scelte espresse dagli elettori … in occasione del rinnovo» dei Consigli regionali. Conclusione: niente elezione diretta ma i consiglieri devono scegliere tra loro i senatori seguendo le indicazioni dei cittadini. E se non lo fanno? Altra materia per i tribunali. All’origine del caos c’è l’indisponibilità di Renzi per l’elezione diretta dei senatori. «Mica siamo al Telegatto dove si vota sempre», disse una volta. Nel frattempo, nelle disposizioni transitorie della nuova Costituzione, c’è scritto che – fino a che non si troverà un sistema per garantire la «conformità» con le scelte dei cittadini – i consiglieri regionali potranno nominare al senato chi gli pare.