Un bene voluttuario, un accessorio che quando l’essenziale è minacciato non può che scomparire. Così si sono sentiti considerati dal marzo scorso tanti musicisti, cantanti, danzatori, macchinisti, amministrativi, truccatori, danzatori, costumisti, datori luce e molti altri professionisti che compongono il variegato mondo della scena classica in Italia. Sulle fondazioni lirico-sinfoniche e le orchestre ma anche su festival, piccole rassegne e attività concertistiche locali, sbarrate a marzo e poi tornate in parte in attività in estate, si è abbattuta un’altra doccia fredda con la chiusura al pubblico stabilita a fine ottobre.
I teatri d’opera stavolta guidano la reazione, alla cassa integrazione molti preferiscono la produzione senza pubblico, proposta attraverso i canali culturali Rai 5 e Radio 3, ma anche sulle piattaforme di streaming-online, come quella offerta dall’Ansa. Niente opera per il 7 dicembre dal Teatro alla Scala ma nemmeno «un concerto filmato, piuttosto un racconto di cos’è l’opera lirica, proposta che non ha precedenti e non avrà probabilmente seguito» come ha spiegato il Sovrintendente Dominique Meyer, presentando la serata a cui ogni anno politica e addetti ai lavori guardano per misurare lo stato di salute del settore. Rai Uno punta sul nazionalpopolare chiamando Milly Carlucci e Bruno Vespa alla conduzione, mentre in teatro lavora un team guidato dal regista Davide Livermore, Chailly sul podio con una parata di oltre venti star, Kaufmann, Domingo, Yoncheva, Oropesa, Roberto Bolle.

INTANTO il Festival Donizetti di Bergamo il 20 novembre ha proposto su Rai 5 e Radio 3 Marino Faliero, sempre su Rai 5 lunedì scorso si è visto dal Maggio Fiorentino Otello di Verdi, con Zubin Metha sul podio, un bel cast guidato dal tenore Fabio Sartori, peccato per la regia deludente di Valerio Binasco. Il sovrintendente Pereira rivendica il reperimento dello sponsor della serata ma ripete che: «se il teatro non potrà presto riaprire al pubblico con 800 posti continuare l’attività non sarà possibile».

HA SCELTO la via della macchina da presa l’Opera di Roma che sabato sbarca su Rai 3 con Il barbiere di Siviglia di Rossini diretto da Daniele Gatti, girato da Mario Martone sfruttando l’intero Teatro Costanzi. L’Opera, che sta ristrutturando il debito pregresso, negli ultimi anni ha triplicato gli introiti di biglietteria, ma sul 2021 Fuortes avverte: «il bilancio 2020 è in pareggio ma arriveremo al 2021 con 3 milioni di incasso, contro i 15 dell’anno precedente: impossibile non tenerne conto». Venezia mette in campo Chung con la Nona di Beethoven, anche Pesaro, Palermo e altri teatri propongono concerti dal vivo in streaming, anche a pagamento, mentre l’Orchestra Rai prosegue con concerti settimanali da Torino senza pubblico, in differita su Rai 5 e in diretta su Radio 3, radio che diffonde anche lo streaming video dei concerti domenicali dal Quirinale. Si avvalgono della partnership Rai ma anche della piattaforma Idagio i concerti dell’Accademia di Santa Cecilia, con il presidente Michele Dall’Ongaro convinto di dover «mantenere il rapporto con il pubblico, tornato numeroso in estate, con 20mila ingressi per i concerti nella cavea del Parco della Musica. Anche senza pubblico suonare ci consente di salvaguardare il bene immateriale della musica, presidio di civiltà, nonché il suo valore economico, perché il nostro comparto partecipa al PIL in modo significativo. Per i prossimi anni servono una chiara visione di sistema e fondi adeguati, oltre a un’intesa fra parti sociali e una maggiore sobrietà».

SI ATTREZZANO poi le tante associazioni musicali italiane a Milano, Firenze, Bologna, con le lezioni-concerto della Filarmonica Romana nella capitale e anche alla storica Unione Musicale di Torino, il cui direttore artistico Giorgio Pugliaro ricorda che «dove mancano i teatri lirici ci sono sempre le associazioni musicali a presidiare il territorio». Pugliaro continua: «le vere criticità adesso riguardano i musicisti, specie i giovani che soffrono per i danni economici e l’arresto del percorso artistico. Senza sostituire il concerto dal vivo realizziamo delle prove-lezione in streaming con interpreti giovani, garantendo loro un onorario e gli oneri contributivi». Gli fa eco Tommaso Rossi, direttore artistico dell’Associazione Scarlatti di Napoli, che inaugura una mostra virtuale e sollecita «un provvedimento normativo per disciplinare lo streaming, che per ora a livello ministeriale non viene calcolato come produzione in sala, anche quando è la sola risorsa accessibile».