«È un momento di svolta e io ho cercato di dare l’esempio, perché ho capito che c’era del timore a infangarsi con la politica, ma la politica prevede anche le candidature, anzi candidarsi ne è l’esempio massimo». Mattia Santori, già portavoce delle sardine, ha spiegato ieri a Bologna in conferenza stampa con il segretario locale del Pd Luigi Tosiani la sua scelta di candidarsi in Comune coi dem «da cittadino indipendente e non da capo delle sardine».

«So già di 4 o 5 sardine che seguiranno la mia strada e spero che ce ne saranno anche altre». «Annunceremo candidati a Latina e Torino, stiamo lavorando su Roma, Milano e Trieste. L’idea è di avere dei nostri candidati under 35 e 40 con nessuna esperienza di candidature politiche alle spalle, sempre in coalizione con il Pd ma non sempre nelle liste dem», ha detto Santori, che tra i primi punti del suo programma ha inserito «il sogno di realizzare uno stadio del fresbee», disciplina di cui è stato insegnante.

«Nel 2020 ho appoggiato Elly Schlein e ora Matteo Lepore, che guida un laboratorio politico esempio del centrosinistra nazionale in vista delle elezioni politiche del 2023», ha detto. Quanto al Pd, che aveva definito un «marchio tossico» dopo le dimissioni choc di Zingaretti, non ritira le sue critiche: «Ma per me il concetto di lealtà e unità è sacro, e senza una seconda possibilità finiremmo come tutti gli intellettuali che sputano sentenze contro la sardine». «Se vogliamo che la politica si rigeneri abbiamo bisogno di forze nuove, e noi giovani (o considerati tali) abbiamo la responsabilità di aprire le finestre per far entrare aria nuova».