La Sardegna si barrica. Di fronte alla crescita esponenziale dei contagi da Covid-19 il presidente della giunta regionale, il sardo-leghista Christian Solinas, è pronto chiudere l’isola per quindici giorni: per due settimane i sardi dovranno stare a casa, le attività commerciali saranno ridotte e porti e aeroporti resteranno con i cancelli sbarrati. La nuova ordinanza dovrebbe arrivare tra oggi e domani. Così è stato deciso ieri mattina durante una riunione dei capigruppo in consiglio regionale. Solinas più che di lockdown parla di stop&go: chiudere per un breve spazio di tempo per poi ripartire in condizioni di maggiore sicurezza. Ma non si capisce bene che cosa il presidente della giunta intenda per “chiudere”. Un blocco totale sul genere di quello già sperimentato da marzo in poi, oppure un coprifuoco come quello che altre Regioni stanno già attuando? Il Cts (comitato tecnico scientifico) che assiste la giunta avrebbe consigliato la prima ipotesi, cioè il lockdown. Per sciogliere il nodo Solinas ha proposto ai presidenti dei gruppi consiliari un vertice con il Cts, che dovrebbe tenersi oggi.

La situazione è pesante. La Sardegna può contare su 152 posti in terapia intensiva, che in questo momento sono occupati per il 23,7 per cento da malati Covid-19. Siamo vicini alla soglia limite che consente di garantire un corretto funzionamento di tutto il sistema sanitario. Secondo l’Istituto superiore di sanità, infatti, la quota percentuale di posti letto in terapia intensiva occupata da positivi al Convid-19 non dovrebbe superare il 30 per cento. Altrimenti si rischia di non poter curare altri pazienti con problemi gravi (infarti, ad esempio, o ictus o traumi da incidenti stradali).

Ma il quadro è molto serio anche per altri motivi. Il numero dei contagiati è così alto che il sistema di tracciamento comincia a perdere colpi. Le Usca (unità speciali di continuità assistenziale) create dalla Regione operano sul territorio a pieno ritmo, ma il personale è insufficiente e i turni massacranti non bastano stare dietro alla velocità del contagio. Nei pronto soccorso, poi, la situazione è al limite del collasso. Nei giorni scorsi negli ospedali delle due maggiori città, Cagliari e Sassari, i posti letto riservati ai positivi al Covid-19 sono andati rapidamente esauriti. File di ambulanze con contagiati a bordo si sono create davanti agli ingressi e i malati hanno dovuto attendere a lungo, in alcuni casi per ore, che venisse trovata loro una collocazione in reparto, collocazione spesso di fortuna. La Regione è corsa frettolosamente ai ripari disponendo l’attivazione di 116 ulteriori posti letto nel nord Sardegna, nelle strutture private del Policlinico a Sassari e del Mater Olbia in Gallura. Allo studio c’è anche un piano per recuperare nuovi posti a Cagliari, ma bisognerà svuotare e trasferire reparti attualmente non Covid-19, con le conseguenze che è facile immaginare.

Nel frattempo si è aperto un fronte giudiziario: l’altro ieri a Cagliari c’è stato un blitz della Guardia di finanza su una fornitura di mascherine alla Regione: un maxi sequestro di 2,7 milioni di pezzi ritenuti dagli investigatori illegali e non certificati. Agli arresti domiciliari è finito un imprenditore calabrese indagato per frode nelle pubbliche forniture. Congelati anche 10,8 milioni di euro sui 18 della gara d’appalto.