Per le regionali di domenica prossima in Sardegna si delinea un testa a testa tra il candidato del centrodestra Christian Solinas e il leader della coalizione di centrosinistra Massimo Zedda. Un sondaggio dell’istituto Swg, pubblicato dal quotidiano La Nuova Sardegna il 29 gennaio, dà Solinas al 33-37% contro il 29-33% di Zedda. Lo scarto non è grande e, soprattutto, Zedda appare in recupero rispetto alle stime iniziali, secondo le quali centrodestra superava il 40%: lo scorso 26 novembre un sondaggio di Euromedia dava il centrodestra al 43,7% e il centrosinistra al 29,3%. Indietro invece, secondo i sondaggi, M5S, che Swg accredita di un 22-26 % e Euromedia di un 25-27%. Dati che potrebbero cambiare, però, per effetto del voto degli indecisi, che secondo Swg sono al momento il 27% del corpo elettorale sardo.

ZEDDA, SINDACO DI CAGLIARI, dirigente di Sel al momento della sua elezione a primo cittadino, si è collocato, nel frangente dello scioglimento dell’ex partito di Vendola, in una posizione di attesa. Non è entrato in Sinistra italiana e neppure nell’Mdp fuoriuscito dal Pd. Alcune sue posizioni sono apparse vicine a quelle di Campo progressista, soprattutto nella sottolineatura della necessità di un dialogo con il Partito democratico. Questo lo la messo nel mirino, specialmente durante la campagna per il referendum costituzionale voluto da Matteo Renzi, di quella parte della sinistra (Fratoianni e Mdp, ma anche Rifondazione e Pci) che invece consideravano Renzi un avversario politico al quale contrapporsi in maniera netta.

Per le elezioni regionali Zedda è riuscito a ottenere il via libera del Pd e insieme a recuperare il consenso di Sinistra italiana e di Mdp, che stanno insieme sotto la sigla di Liberi e uguali, una delle sette liste di centro e di sinistra che sostengono il sindaco di Cagliari, oltre a quella del Partito democratico. Tra esse ce n’è anche una di Campo progressista e un’altra, Sardegna in Comune, che si rifà a Italia in Comune, il movimento di Federico Pizzarotti.

CORRONO PER PROPRIO conto, invece, Rifondazione e Pci, insieme in una coalizione che si chiama Sinistra sarda e che ha un suo candidato presidente, il giornalista Vindice Lecis, iscritto al Pci. A dividere Liberi e uguali da Sinistra sarda è il giudizio politico sul programma presentato da Zedda. Secondo Leu c’è una netta discontinuità con le politiche, troppo centrate sui vincoli di bilancio e poco attente ai problemi delle fasce sociali più deboli, realizzate negli ultimi anni dalla giunta di centrosinistra guidata da Francesco Pigliaru. Secondo Rifondazione e Pci, la continuità con la giunta Pigliaru è palese, soprattutto nel campo della sanità, della scuola, del turismo, del lavoro e dell’ambiente.

COMUNQUE SIA, la partita per Zedda non sarà facile. Anche in Sardegna il vento salviniano soffia forte. La Lega, secondo il sondaggio Swg pubblicato da La Nuova Sardegna, è il primo partito della coalizione di centrodestra con il 14,4%, in crescita rispetto al risultato del 10,8% raggiunto alle politiche del 4 marzo 2018. Sempre secondo il sondaggio Swg, Forza Italia è al 6,3 % (14,8 alle politiche), Fratelli d’Italia al 3% (4,3 alle politiche) e il Partito sardo d’azione, che esprime il candidato presidente Cristian Solinas, al 3,1 (in lista con la Lega alle politiche).

Salvini punta molto sul contenimento dei flussi migratori, che anche in Sardegna sono cresciuti. In questi giorni il leader della Lega batte la Sardegna da Nord a Sud promettendo una netta inversione di tendenza rispetto alle politiche di accoglienza praticate dalla giunta uscente di centrosinistra. Solinas, poi, punta diritto contro la riforma sanitaria di Pigliaru, che, per razionalizzare e ridurre le spese, ha chiuso diversi piccoli ospedali. Altro tema agitato dal centrodestra è quello del rilancio degli investimenti nelle infrastrutture e nell’edilizia; scelta dietro la quale è facile intravvedere un ennesimo saccheggio del territorio, in particolare delle coste.

Gli M5S hanno scelto come candidato presidente Francesco Desogus, funzionario del comune di Cagliari. Se si deve dar retta al sondaggio Swg, il movimento è in calo nettissimo rispetto alle politiche del 4 marzo. Passerebbe, infatti, dal risultato record del 42,5% del 2018 al 22-26% accreditato da Swg. I grillini scontano, oltre agli effetti della difficile coabitazione con Salvini a Roma, anche forti divisioni interne.

NELLA CAMPAGNA ELETTORALE è poi entrata con forza la rivolta dei pastori, che anche ieri, nonostante una bozza d’accordo sul prezzo del latte approvata l’altro ieri da un’assemblea di 1200 allevatori, ieri sono tornati sulle strade, bloccando il traffico e sversando il latte. Segno che una parte del movimento non accetta la mediazione e vuole subito un prezzo del latte a un euro.