Ora è ufficiale: il governo ha deciso di sollevare conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale nei confronti della regione Sardegna sul nuovo piano paesaggistico presentato da Ugo Cappellacci. La giunta di centrodestra nei mesi scorsi aveva predisposto un progetto che nella sostanza annulla le norme di tutela delle coste varate nel 2006 dall’esecutivo regionale allora guidato da Renato Soru. La decisione del ministero per i beni culturali e ambientali non arriva all’improvviso. Subito dopo l’approvazione del nuovo piano, Cappellacci era stato messo in mora dai funzionari dello staff di Bray, che gli avevano contestato il mancato rispetto delle procedure di copianificazione tra ministero e regione rese obbligatorie dal Codice Urbani, il corpo di norme che, in attuazione del dettato costituzionale, regolano in Italia la pianificazione urbanistica. Da qui il ricorso alla Consulta.

Prime a dare la notizia sono state tre associazioni ambientaliste: Gruppo d’intervento giuridico, Amici della Terra e Lega per l’abolizione della caccia. «Avevamo chiesto un urgente intervento del ministro per fermare quanto prima l’efficacia delle illegittime previsioni del piano paesaggistico di Cappellacci – si legge in una nota delle tre sigle ecologiste -. E così avevano fatto anche numerosi cittadini, gruppi spontanei, comitati. Esprimiamo, quindi, forte soddisfazione per l’impugnativa da parte del governo».

Da Cappellacci, che nella campagna elettorale per le regionali del prossimo 16 febbraio guida, sotto le insegne della rinata Forza Italia, la coalizione di centrodestra, arriva una replica molto dura a Bray e a Letta: «L’impugnazione del nuovo piano paesaggistico è l’ennesimo atto arrogante del governo centrale verso la Sardegna. La giunta regionale ha deliberato di resistere davanti ai giudici costituzionali e di difendere le funzioni della nostra autonomia. I sardi hanno il diritto di decidere come tutelare il proprio paesaggio e non accettano lezioni da soggetti tutt’altro che disinteressati sia dal punto di vista politico che da quelle economico. La casta degli ambientalisti in riva al mare e i nostalgici delle norme che si applicavano ai nemici e si interpretavano per gli amici è destinata a vedere schiantare le sue menzogne ideologiche contro la verità degli atti».

Accuse già lanciate da Cappellacci qualche mese fa al momento del primo stop di Bray, alle quali Soru, in difesa del suo Piano paesaggistico, rispose: «E’ Cappellacci che mente. Per lui le bugie sono la regola. Con le modifiche che il leader del centrodestra sardo vorrebbe apportare al Ppr, il piano di tutela sarebbe totalmente cancellato: rivivono le lottizzazioni, icampi da golf, si cementificano le campagne, si cancellano i centri storici e si invitano icomuni ad andare avanti senza norme». «Dopo l’alluvione e i morti – aggiunse Soru – la proposta di modifica del Ppr fatta da Cappellacci contiene per la prima volta il tentativo esplicito, e pericolosissimo, di riferire le distanze alle quali si può edificare in prossimità dei fiumi alla linea di mezzeria, invece che all’alveo, lasciando poi alla discrezionalità del caso per caso di stabilire vincoli diversi». Ma è tutto l’impianto del nuovo piano predisposto da Cappellacci che non convince il promotore delle norme di salvaguardia ora a rischio: «Si punta a far rivivere le famigerate zone F, da destinare ad attività turistiche per cinque milioni di metri cubi. Si prevedono circa venticinque nuovi campi da golf, che in realtà mascherano altro cemento per tre milioni di metri cubi. Si vuole trasformare tutta la campagna della Sardegna in aree edificabili: basterà anche un solo ettaro e chiunque potrà costruirsi una casa. E alle case si aggiungeranno logge, cortili estrade, compromettendo la vocazione agricola e la sicurezza dei territori». E ancora: «Si punta ad eliminare la tutela nei centri storici dei paesi che vengono a torto giudicati non importanti, per mantenerla soltanto nelle città più note, e ad eliminare le norme di salvaguardia esistenti, di fatto incentivando icomuni a non adottare i piani urbanistici». Dati di fatto, denunciati anche dal fronte ambientalista. Ora, per fortuna, arriva l’impugnazione di Bray.