Non si sono tolti i caschi gli agenti della celere che dopo diciassette anni sono entrati nella Sapienza di Roma, caricando due volte un corteo di trecento studenti che protestavano contro il ministro dell’Economia Saccomanni, quello della Sanità Lorenzin e dell’ambiente Orlando presenti nell’aula magna per un convegno sulla «green Economy». Sono stati autorizzati dal rettore Luigi Frati ad entrare nel perimetro della città universitaria con camionette e jeep anti-sommossa, una decisione inedita nella storia recente degli atenei romani che costituisce un preoccupante seguito dopo le cariche ai danni degli studenti alla Statale di Milano in occasione dello sgombero della libreria Ex Cuem. Frati non ha fornito spiegazioni sulla sua decisione, salvo ironizzare quando gli studenti sono arrivati davanti all’entrata sbarrata del rettorato, accedendo fumogeni e facendo esplodere un petardo la cui deflagrazione è risuonata anche nell’aula. «La situazione è sotto controllo – ha detto – si tratta solo di qualche botto di saluto in vista della fine dell’anno». Il rettore ha invitato gli ospiti a non lasciare la sala «per ragioni di sicurezza». Sembra che il ministro Saccomanni non abbia seguito il suo consiglio, lasciando l’università poco dopo. Il convegno «La natura dell’Italia» avrebbe dovuto essere inaugurato dal presidente della Repubblica Napolitano e dal premier Enrico Letta che hanno marcato visita. Gli studenti protestavano contro «l’ipocrisia di una tavola rotonda sull’economia sostenibile mentre si avallano la Tav e altre infrastrutture che possono minacciare l’ecosistema». La scritta lasciata sul muro del rettorato esprime più di molte dichiarazioni le ragioni della loro opposizione: «Fuori i signori dell’austerity dall’università».

Raccontata dai viali della Sapienza, ieri la situazione non era affatto sotto controllo e ha avuto ben altro svolgimento rispetto alle dichiarazioni del ministro Orlando o a quelle del ministro dell’università Carrozza impegnata in un convegno alla Luiss, entrambi ben lontani ma pronti a denunciare una «violenza» che non c’è stata, almeno da parte degli studenti. Dopo avere spostato le transenne davanti alla facoltà di lettere, il corteo degli studenti aperto dallo striscione «l’università è di chi la vive, non di chi la distrugge» è arrivato velocemente all’entrata del rettorato. Dopo qualche spintone alla porta, sono arrivati gli autoblindo della polizia. Una ventina di agenti sono partiti alla carica cogliendo il corteo alle spalle. Gli studenti non hanno preparato un servizio d’ordine per difenderlo. «Prendiamone qualcuno» si ascolta dire da un funzionario di polizia in un filmato su Repubblica Tv. Il primo ad essere fermato, nella fuga, è Damiano. Il secondo è Alessandro, messo a terra poco dopo, nel parcheggio di fronte alla Biblioteca Alessandrina. A questo punto, parte una seconda carica a freddo, gli agenti manganellano gli studenti tra le macchine. A un ragazzo viene rotta la testa, quattro punti di sutura. «C’è stata una carica brutale delle forze dell’ordine, i reparti della celere hanno risposto così a chi chiede diritto per lo studio» hanno urlato ai megafoni i rappresentanti dei collettivi della Sapienza (Fisica, Medicina, Biologia, Lettere, Anomalia Sapienza). «Un’aggressione immotivata e violenta», accusano gli studenti di Link. È stato chiesto l’immediato rilascio dei fermati, avvenuto dopo un’ora, il tempo di prendersi una denuncia per «lancio di oggetti contundenti verso gli agenti in borghese per superare lo sbarramento della polizia e dirigersi verso il rettorato» spiega la versione della Questura di Roma. Per la cronaca, l’avvicinamento al rettorato è avvenuto in maniera pacifica. Nell’ora di attesa il corteo è entrato nella facoltà di matematica dov’erano in corso le lezioni. Nei corridoi dove si affacciano le stanze dei docenti le porte sono state chiuse a chiave dall’interno. Si respirava un clima intimorito, per non dire di indifferenza.

Il sindacato Flc-Cgil «ritiene grave che ci sia stato un intervento delle forze dell’ordine nella città universitaria» e ha chiesto spiegazioni a Frati. Iil capogruppo Sel al comune Peciola e il coordinatore romano Torricelli hanno denunciato l’«atteggiamento irresponsabile» della polizia. Gli studenti denunciano la «complicità» del rettore Frati e ne chiedono le dimissioni. La stessa Questura ha confermato che l’intervento del reparto mobile è avvenuto «previe intese con il rettore».