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Meno tre giorni alle elezioni europee e Ncd rischia di perdere uno dei candidati della circoscrizione Sud. Ieri mattina è finito agli arresti domiciliari Paolo Romano, presidente del Consiglio regionale della Campania, accusato dalla procura di Santa Maria Capua Vetere di tentata concussione: avrebbe fatto pressioni sul direttore sanitario e amministrativo dell’Asl di Caserta per ottenere nomine in base a una sorta di accordo politico, che prevedeva la spartizione di incarichi apicali nella pubblica amministrazione regionale.

Secondo il procuratore della Repubblica, Corrado Lembo, sarebbe arrivato a minacciare l’invio di ispettori per costringere l’attuale direttore, Paolo Menduni, a revocare le nomine effettuate senza le sue indicazioni. Un pressing asfissiante a base anche di sms: «Abbiamo decretato la tua fine». L’obiettivo secondo l’accusa era «disporre di persone di fiducia e compiacenti nell’azione di direzione di un settore fondamentale e strategico, anche sul piano elettorale». Menduni presenta una denuncia, Romano fa una conferenza stampa. Scrive il gip: «Subito dopo la conferenza ne parlò sia con Del Gaudio (sindaco di Caserta, ndr) sia con Stefano, presumibilmente Stefano Caldoro (governatore campano, ndr), i quali gli dissero che se veramente Menduni aveva presentato una denuncia doveva lasciare l’Asl».

La sanità è una miniera di voti. Lo sa bene la collega di partito Nunzia De Girolamo, anche lei passata dal Pdl a Ncd, finita sulle prime pagine dei quotidiani per le nomine nell’Asl di Benevento. Adesso una nuova tegola per il partito degli onesti, secondo la definizione di Alfano. La richiesta di arresto di Romano è stata depositata il 3 febbraio ma eseguito ieri. La tempistica getta nel panico Ndc: i sondaggi danno il Nuovo centrodestra pericolosamente vicino alla soglia di sbarramento del 4%. Al Sud la competizione è particolarmente dura visto il forte richiamo esercitato da M5S e infatti Beppe Grillo commentava ieri: «Non c’è più bisogno di arresti. Devono calmarsi»; stiamo arrivando noi, il messaggio.

Paolo Romano si era autosospeso dall’incarico di presidente del Consiglio regionale proprio per dedicarsi alla campagna elettorale. Alle elezioni regionali del 2010 aveva raccolto poco meno di 18mila preferenze grazie all’appoggio di Nicola Cosentino e ai soldi del suocero, Carlo Catone, big dell’autotrasporto nel casertano. Un territorio dove è diventato difficile per il centrodestra raccogliere voti dopo l’arresto di Nick O’ Mericano. Ex amico di Cosentino, in ottimi rapporti con Berlusconi, Romano ha preferito rifugiarsi alla corte di Alfano. I sui guai sono un regalo ai candidati di Forza Italia, a cominciare da Fulvio Martusciello e il redivivo Clemente Mastella, pronti a intercettare i suoi voti.

Non che l’altra metà del Pdl se la passa bene. La scorsa settimana alla Mostra d’Oltremare di Napoli sono calati i pezzi da novanta, a partire dal capolista al sud Raffaele Fitto, per la campagna elettorale più mesta degli ultimi anni. Il clou del pomeriggio, la solita telefonata di Berlusconi, è arrivata in una sala mezza vuota. L’unico brivido la contestazione a Luigi Cesaro, ex presidente della provincia di Napoli, quello a cui sono affidate le speranze di intercettare i voti dell’hinterland partenopeo. Proprio lui potrebbe riservare una brutta sorpresa a Fitto, orientando le preferenze locali verso il campano Martusciello.

Così Alfano predica calma: «Un arresto non significa colpevolezza. Tuttavia, preoccupa la tempistica. Se i magistrati avessero fatto le scelte che hanno ritenuto fare prima della presentazione delle liste o dopo le elezioni avremmo evitato che nell’opinione pubblica ci possa essere il sospetto di un intervento a tre giorni dal voto». Stessa canzone per il governatore Caldoro: «Resto garantista e sono convinto e fiducioso che Paolo Romano dimostrerà la correttezza della sua azione». In gioco ci sono gli equilibri nazionali, alla prova del voto di domenica, e gli equilibri in regione (nel 2015 si deciderà il prossimo governatore). Nell’attuale inchiesta pare siano coinvolti anche altri politici. Così un finora silente Pd locale sembra aver ritrovato la voce: «Una sola domanda: cosa aspetta Caldoro a dimettersi?» chiede Pina Picierno, membro della segreteria nazionale democrat e capolista al Sud alle europee.