Dopo aver letto il decreto approvato venerdì dal governo che sancisce l’obbligatorietà per ben 12 vaccini, colpiscono molte cose a cominciare proprio dallo strumento del decreto.

Colpiscono le sanzioni economiche, pesantissime, fino a prevedere la possibilità di sospendere la patria podestà ai genitori inadempienti, come se ci trovassimo nella peste del 1630 di manzoniana memoria.

A monte del decreto, poi, si è svolto un dibattito chiuso dentro uno spazio istituzionale quasi blindato (istituto superiore di sanità, governo, federazione degli ordini medici), e caratterizzato da un forte conformismo più che scientifico politico, cioè quasi una adesione alle tesi di un establishement che nei suoi argomenti, si mostra pressoché privo di incertezze e di dubbi proponendoci di fatto una discussione dogmatica.

La questione vera non è vaccini sì/vaccini no perché è ovvio che i vaccini debbono essere usati, ma è come organizzare una seria campagna di vaccinazione senza fare allarmismi e per correggere una tendenza, che non possiamo trascurare, e che è il calo della copertura vaccinale a scala europea, soprattutto per i vaccini obbligatori.
Mettiamoci nei panni dei genitori che ne sentono di tutti i colori, bombardati da ogni sorta di notizia, minacciati da tante insidie (alimentari, ambientali, sociali), comprese quelle che potrebbero derivare dalle cure mediche e quindi dai vaccini.

A questo paradosso apparente i giovani genitori ragionano come Jonas, che, nei confronti dello sviluppo crescente della scienza e della tecnica, invocava il principio della responsabilità.
Ma veramente c’è qualche imbecille nel governo disposto a credere che i genitori, in questa società post moderna, siano degli irresponsabili fino a mettere a rischio la vita dei loro figli e financo il mondo mandandoli a scuola a infettare gli altri?

Cosa chiedono i nostri giovani genitori? Non di essere obbligati a sottoporre i loro figli a trattamenti sanitari di cui non conoscono e temono i meccanismi, ma di essere sicuri, di avere anamnesi accurate, un vero sistema di farmaco vigilanza, medici attenti, cautela clinica, informazioni garantite. Chiedono cioè di essere protetti dal disease mongering cioè dalla commercializzazione sfrenata dei loro bisogni di salute, di essere garantiti dagli episodi che speculano su di loro arrivando, come recentemente è avvenuto a Parma, a falsificare persino i protocolli di ricerca. Chiedono attenzione per loro e per i loro figli non obbligazioni. Ma allora se è così perché questo decreto?

La mia sensazione, soprattutto se rileggo le posizioni sui vaccini del Pd di qualche tempo fa contrarie all’obbligatorietà, è quella di un dibattito che ha subito in queste settimane una indebita accelerazione e una pericolosa deformazione soprattutto causata dalla polemica politica.

Quando nello scontro politico si usano i vaccini come ha fatto Renzi in modo ossessivo contro Grillo si va a finire male. È in relazione a tale scontro che si è deciso di fare un decreto. È innegabile che esso, a parte le sue ovvie intenzioni profilattiche, finisce per mettere in difficoltà il M5S che per non passare per l’untore di turno è costretto a dichiarare con Di Maio «noi siamo per la massima copertura vaccinale in questo Paese, quindi ben venga se il decreto mira a dare la massima copertura». Il M5S per quello che ne so e a parte le strumentalizzazioni di Renzi non è mai stato contro i vaccini ma si è sempre battuto contro il loro uso coercitivo. Ora se l’obiettivo anche per M5S diventa solo la massima copertura e null’altro, la vittoria politica di Renzi sarebbe indiscutibile. Resta il rammarico che per prestarsi ad usi politici il decreto ne sia uscito come un testo molto poco sereno destinato probabilmente a creare più problemi che soluzioni. Su tali questioni sono sicuro prenderà forma un nuovo contenzioso sociale. Siamo in una società dove certi obblighi non passano così facilmente.

C’è tuttavia un’altra faccenda che secondo me ha condizionato la stesura poco meditata del decreto e che è passata completamente sotto silenzio. Nell’ambito del Global Health Security Agenda, un po’ di giorni fa l’Italia è stata designata quale capofila per i prossimi cinque anni delle strategie e campagne vaccinali nel mondo. La ministra Lorenzin a questo proposito ha dichiarato che «sul tema della salute dobbiamo rafforzare la cooperazione internazionale (…) perché il nostro Paese si trova al centro dell’area mediterranea e le molte crisi internazionali hanno portato a nuovi imponenti flussi migratori. È necessario rafforzare i controlli nei confronti di malattie endemiche riemergenti come polio, tubercolosi, meningite o morbillo». Anche se fino ad ora non abbiamo evidenze tali da confermare un rischio di epidemie causate dai migranti.

Per me, senza dimenticare che dietro ai vaccini vi sono interessi miliardari, resto convinto che essi dovrebbero essere considerati obblighi morali da far rientrare nell’ambito del dovere alla salute della persona e che per questa ragione dovrebbero essere oggetto di una vasta campagna di formazione sociale perché il problema non è obbligare ma convincere.